sabato 12 settembre 2009

Il caso suicidi a France Telecom

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=72983&sez=HOME_NELMONDO

di Gabriele Santoro

ROMA (12 settembre) - Mobilità interna, esuberi, declassamento di ruolo, sovraccarico di lavoro e perdita di senso: questa è la miscela esplosiva che dal febbraio 2008 ha travolto i dipendenti di France Telecom, colosso francese delle telecomunicazioni. L’ultimo caso dei trentatrè tentativi di suicidio è quello di una impiegata trentaduenne, che durante una riunione sulla riorganizzazione del servizio di assistenza alla clientela, dove era addetta, si è lanciata dal quarto piano dell’edificio del gruppo e ora lotta tra la vita e la morte all’ospedale parigino Beaujon. Dalla metà di luglio a oggi sono stati già sei i tentativi di suicidio.

Il 14 luglio a Marsiglia un dipendente si è ucciso lanciando questo pesante atto di accusa: «Mi tolgo la vita a causa del mio lavoro a France Telecom. È l’unica ragione. La totale disorganizzazione dell’impresa, gestita incutendo il terrore nei dipendenti, mi ha stravolto. Sono diventato un relitto, un naufrago. E’ meglio finirla qui».

La direzione del gruppo, dopo aver spiegato che i casi di suicidio si mantengono nella media (28 nel 2000 e 29 nel 2002, su un totale di oltre centomila addetti), ha accettato di aprire un tavolo (previsto per il 18 settembre) di concertazione con le forze sociali e il governo per fermare questa escalation. La mobilità interna, che al momento coinvolge 500 persone (tra il 2006 e il 2008 14mila salariati sono stati ricollocati verso i settori più trainanti: Adsl, telefonia mobile e servizi commerciali), è stata congelata fino alla fine di ottobre. Olivier Barberot, direttore delle risorse umane di FT, ha reso l’onore delle armi «agli eroi di ieri, entrati in France Telecom quando il telefono ancora non era un servizio a disposizione di tutti, che avevano il posto sicuro e hanno sofferto il cambiamento della cultura aziendale». Didier Lombard, presidente del gruppo ha inviato una lettera ai quadri dirigenziali intermedi chiedendo di «rinforzare la vigilanza e di fare attenzione a tutti i segni di turbamento dei colleghi più prossimi».

La privatizzazione del gruppo. Nel 2008 France Telecom ha registrato un utile netto di 4.1 miliardi di euro. Negli ultimi due anni hanno lasciato il gruppo, tra licenziamenti e prepensionamenti, 22.450 impiegati e il 65% dei funzionari risulta assunto prima della privatizzazione del gruppo nel 1997. Danièle Linhart, sociologa e membro dell’Osservatorio sullo stress dei soggetti coinvolti dai piani di mobilità, in un’intervista a Le Monde collega la condizione di smarrimento e insicurezza sociale proprio alla privatizzazione, che ha cambiato la logica di France Telecom: da servizio pubblico a società quotata in Borsa. «Con la privatizzazione i lavoratori non sanno più dove sono, - spiega Danièle Linhart - centrifugati dai continui cambiamenti di mansioni e dall’ambiente di lavoro irriconoscibile. Il credo del management è quello di scuotere l’azienda come fosse un albero di cocco, per superare un supposto immobilismo. Si lavora in una condizione di allarme e di concorrenza interna sfrenata, che svuota di senso la propria funzione».

“Management della paura”. Il terrore che un giorno o l’altro si possa cadere nello stesso vortice ha contagiato molti lavoratori di France Telecom. Queste sono alcune testimonianze raccolte da Le Monde.fr. «Dieci anni fa ero fiera del mio posto a France Telecom,- racconta Olivia J. - il lavoro era stimolante ed ero contenta. Dopo è cambiato tutto. L’azienda si è disumanizzata, ormai siamo solo cifre. L’unica cosa che conta è quante vendite si riescono a portare a termine alla fine della giornata. Lo stress è permanente e gli smottamenti sono incessanti: sono alla sesta mansione. Ogni volta ci viene chiesto di ricominciare da zero e vendere sempre di più. La maggior parte dei miei colleghi va avanti ad antidepressivi. Quando sarà il mio turno di scoppiare?» «Non si lavora più ma si naviga a vista - si sfoga Daniel Lebrun - la ricerca e l’innovazione sono disorganiche. Tecnici pieni di professionalità si ritrovano al servizio marketing: da quando ci siamo trasformati in una società di servizi, abbandonando la tecnica e lo sviluppo industriale, non siamo più noi stessi».