sabato 20 marzo 2010

Libera a Milano

di Gabriele Santoro

MILANO (20 marzo) - Come le vedove di Srebrenica e le madri di Plaza de Mayo. I familiari di oltre cinquecento vittime innocenti di mafia, riuniti dal prezioso lavoro di Libera, aprono in un silenzio emozionante il corteo con i volti dei propri cari caduti per aver compiuto fino in fondo il proprio dovere o per essersi trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato. Dietro di loro da Porta Venezia a Piazza Duomo si snoda un corteo con oltre centomila presenze, consapevole e pieno di giovani delle scuole e dell'associazionismo (Acli, Legambiente, Avviso pubblico, Cgil, Agesci) che ruota intorno a Libera. Non ci sono bandiere di partito da sventolare, slogan da urlare e consenso da riscuotere. Una piazza per sentirsi meno soli di fronte allo smarrimento dell'illegalità e della corruzione dilagante e per dare forza al lavoro di memoria e impegno, guidato dall'instancabile Don Luigi Ciotti. Dalle terre di Don Peppe Diana a Castel Volturno e Aversa hanno viaggiato molti giovani l'intera notte e sono già pronti a ripartire felici, ma preoccupati per la mondezza che infesta la propria città. Dalla Calabria sono arrivati i ragazzi di "Adesso Ammazzateci tutti", ma anche dal Piemonte e dall'Emilia Romagna terra di conquista dei Casalesi. Sotto il cielo plumbeo e la pioggia fina di Milano campeggiano manifesti con le immagini di Peppino Impastato, Giovanni Spampinato, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Questione di date? Dopo aver letto in una Piazza Duomo attenta e silenziosa tutti i nomi dei caduti della guerra mafiosa Don Ciotti prende la parola. "Innanzitutto voglio salutare tutti i giovani arrivati da tutta Italia, grazie al lavoro nelle scuole di molti presidi e insegnanti coraggiosi. La giornata della memoria e dell'impegno è una tappa del cammino sociale, culturale verso la legalità che dura 365 giorni all'anno. Dobbiamo impegnarci per una cultura della vita e della corresponsabilità. Guardate in faccia queste famiglie spezzate, ci affidano le speranze interrotte di legalità e democrazia per cui si sono sacrificati i loro parenti. La loro vita deve camminare sulle nostre gambe". Don Ciotti lancia un affondo sull'impasse politica su cui si è arenata l'istituzionalizzazione del 21 marzo in memoria delle vittime delle mafie. All'interno del Pdl si vuole trovare una data alternativa. "Nessuno ci potrà togliere il 21 marzo, primo giorno di una primavera democratica. Questa giornata è nata da voi familiari, non è la giornata di Libera e non serve trovare date alternative. Invito la politica a venire una volta a confrontarsi, ad ascoltare le persone senza decidere a tavolino. Meno parole e più fatti. Bisogna porre attenzione non solo alla fedina penale, ma anche ai comportamenti e alle frequentazioni dei politici. Nessuno deve essere al di sopra della legge". Per le strade del centro milanese sfilano persone ancora in attesa di giustizia e verità. Nel 70% dei casi dopo decenni ancora non si è arrivati ad assicurare assassini e mandanti alla galera.

Dall'Argentina arriva il giovane Granata. "Sono figlio di desaparecidos. Prima mio padre, poi mia madre sono stati assassinati dalla dittatura militare argentina. E' stata cambiata la mia identità. Solo a diciannove anni, grazie al lavoro delle madri di Plaza de Mayo ho recuperato la mia vera identità e la mia famiglia biologica. Mi sento molto vicino a questa piazza, perché il silenzio è il migliore alleato dell'impunità. Dopo tre decadi di lotta nel mio paese, solo ora stiamo raccogliendo i frutti di un lavoro difficile di memoria, giustizia e verità". Sul palco sale anche il combattivo Ilya Politvoskaja, figlio della giornalista russa uccisa per i reportages sulla guerra cecena e ancora molto lontano dall'ottenere giustizia. "L'anno scorso ero a Napoli. Quest'anno sono venuto a Milano. Mi emoziona questa piazza e la rete internazionale che stiamo costruendo è molto importante. Purtroppo in Russia una manifestazione del genere è impensabile. Speriamo un giorno di riuscirci".

La mafia al nord. La scelta di Milano come sede della manifestazione non è stata casuale. Se al sud la mafia uccide, inquina e controlla il territorio, al nord investe, costruisce e ripulisce gli immensi proventi dei traffici illeciti. L'indifferenza che ha accompagnato il radicarsi su territori prima immuni della criminalità organizzata è l'elemento che desta maggiore preoccupazione. A Lodi, e non a Locri, un autore teatrale come Giulio Cavalli è finito sotto scorta per i suoi spettacoli sull'ndrangheta. Nella sola Lombardia sono venticinque gli omicidi riconducibili alla criminalità organizzata. Al 31 dicembre 2009 la Lombardia è la quinta regione italiana per numero di beni confiscati, soprattutto nella provincia di Milano: quattrocentoventi beni che riflettono la pervasività delle ndrine calabresi nell'hinterland milanese. Per quanto riguarda le aziende la regione sale al terzo posto della graduatoria nazionale, con 165 (116 nella provincia di Milano) aziende confiscate. A Corsico, Garbagnate, Galbiate i luoghi dell'illegalità si stanno trasformando grazie alla legge 109/96 e al lavoro delle associazioni in beni a disposizione della società.

lunedì 1 marzo 2010

Il Primo marzo dei migranti: una giornata senza il nostro lavoro

http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=27035&sez=HOME_INITALIA&npl=&desc_sez=

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i Gabriele Santoro


ROMA (1 marzo) - «I mandarini, le olive, le arance non cadono dal cielo. Sono delle mani che li raccolgono. Siamo degli attori della vita economica di questo paese, le cui autorità non vogliono né vederci né ascoltarci. Il nostro lavoro serve all’Italia, come serve alle nostre famiglie che hanno riposto in noi molte speranze». I migranti africani, deportati dall’inferno di Rosarno, sono a Roma senza più un lavoro seppur schiavistico, senza alloggio, invisibili come quando sopravvivevano in condizioni disumane nella cartiera abbandonata rosarnese. Non hanno più neanche i 25 euro, frutto delle dodici ore passate sui campi a spaccarsi la schiena, ma rivendicano con queste parole il diritto a esistere e a lavorare in modo dignitoso.
Oggi partecipano anche loro allo sciopero non solo simbolico “Primo Marzo, 24 ore senza di noi”. In sessanta piazze italiane sfilano migliaia di immigrati per rendere visibile l’importanza socio-economica di un’immigrazione integrata e rispettata. Un colore, il giallo, accomunerà i diversi presidi e le città. Un’iniziativa nata spontaneamente sul web, 50mila iscritti al gruppo su Facebook, di un movimento apolitico che vuole parlare a tutto il Paese. Alla mobilitazione aderiscono sindacati Cgil, Cisl, Uil, associazioni come le Acli, Amnesty, Emergency e Legambiente, e partiti politici Pd, Rc e Sel.La giornata ha una dimensione e un respiro europeo: in contemporanea si asterranno dal lavoro e dal consumo i migranti in Francia, Grecia e Spagna.

Nella Francia delle banlieue infuocate il movimento è senz’altro più radicato e strutturato, l’appuntamento tradizionale de “La Journée sans immigrés. 24h sans nous”, con le seconde e terze generazioni figlie esasperate per un’integrazione che non decolla. Cova la rabbia di sentirsi stranieri anche nel paese in cui si è nati. Anche in Italia sta piantando le radici la coscienza di una seconda generazione stanca di etichette e di una vita vissuta sull’equilibrio precario di identità sfuggenti, messe continuamente in discussione.

Il manifesto della giornata. «Primo Marzo 2010 - recita il manifesto dei promotori una giornata senza di noi - è un collettivo non violento che riunisce persone di ogni provenienza, genere, fede, educazione e orientamento politico. Vedere negli immigrati una massa informe di parassiti o un bacino inesauribile di forza lavoro a buon mercato rappresentano impostazioni immorali, irrazionali e controproducenti. La parte preponderante degli immigrati presenti sul territorio italiano lavorano duramente e svolgono funzioni essenziali per la tenuta di una società complessa e articolata come la nostra. Sono parte integrante dell’Italia di oggi. Basta con la contrapposizione “noi” e “loro”, oggi siamo insieme vecchi e nuovi cittadini impegnati a mandare avanti il Paese e a costruirne il futuro».

Appuntamenti in Italia. A Roma, alle 17, il corteo delle reti antirazziste si snoderà da Porta Maggiore, passando da piazza Vittorio Emanuele, Santa Maria Maggiore e piazza Esquilino. A questo punto il comitato migranti si unirà al corteo e tutti confluiranno in piazza Vittorio Emanuele, dove alle 18 si aprirà la manifestazione indetta dal comitato primo marzo. Si esibirà l’Orchestra multietnica di Piazza Vittorio, simbolo dell’integrazione culturale riuscita.

A Milano ritrovo alle 9.30 fuori da Palazzo Marino, il corteo farà giro attorno al municipio milanese. Alle 13 verranno srotolati tre grandi striscioni gialli in tre luoghi significativi per la vita degli immigrati a Milano: la Questura ("Permesso di soggiorno per tutti. Tempi di rinnovo più rapidi"), Tribunale ("Migrare non è reato") e Via Corelli ("Basta silenzi. Chiudiamo i centri di identificazione ed espulsione"). Nel pomeriggio, raduno in piazza Duomo dalle 17.30. A Palermo alle 18 appuntamento in piazza Bolognini, raduno e partenza del corteo, come anche a Genova, alla commenda del Prè, a Brescia giornata di mobilitazione in piazza della Loggia, con presidio dalle 10 alle 14. Corteo anche a Napoli, alle 11, da piazza Garibaldi. E così in molte altre città italiane.

I numeri dell’immigrazione. Secondo l’ultimo rapporto della Fondazione Ismu sulle migrazioni al primo gennaio 2009 gli immigrati in Italia erano oltre 4.8 milioni, mezzo milione in più del 2008. La nazione più rappresentata è la Romania con 968mila presenze, seguita dall’Albania e dal Marocco. Gli immigrati producono ogni anno il 9.7% del Pil italiano, circa 122 miliardi di euro. Gli imprenditori stranieri sono oltre duecentocinquantamila. Il 67% delle colf e badanti è straniero. Il 50% degli operai nelle fonderie è immigrato. Il 50% degli iscritti alla cassa edile di Roma e Milano è straniero. Sfatiamo un tabù gli immigrati oltre a non rubare il lavoro, che gli italiani spesso non vogliono più fare, pagano le tasse: sei miliardi il gettito fiscale e contributivo nel 2008.Gli irregolari sono scesi dai 651mila del 2008 ai 422mila del 2009. Nell’anno scolastico 2008/2009 gli alunni di origine straniera nelle scuole erano 650mila. Nelle chiese italiane ci sono 1500 sacerdoti stranieri. Negli ospedali lo è il 10% degli infermieri, uno su quattro dei nuovi assunti è straniero.

I fatti di Rosarno ci hanno ben impresso nella mente come la mano lunga delle mafie si sia estesa anche sul fenomeno immigrazione. Così come non bisogna omettere che esiste un problema giustizia tra gli irregolari. In Italia un denunciato su tre per spaccio di droga è immigrato, il 24% degli omicidi volontari, il 40% delle violenze sessuali, il 32% degli scippi, il 52% dei furti in appartamento e il 68% dei borseggi. A Castel Volturno si ricorderanno Samuel Kwaku, Alaj Ababa, Cristopher Adams, Alex Geemes, Kwame Yulius Francis, Eric Yeboah. Giovani e onesti lavoratori trucidati al chilometro 43 della Via Domitiana dal un gruppo di fuoco dei Casalesi per il semplice controllo del territorio.