giovedì 24 marzo 2011

Il ritiro di Carlton Myers

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=142932&sez=HOME_SPORT

di Gabriele Santoro


ROMA – Il 30 marzo, giorno del suo quarantesimo compleanno, Carlton Myers annuncerà ufficialmente a San Patrignano, dove in autunno si è allenato con la squadra locale, l’addio alla pallacanestro professionistica. Si ammaina così l’ultima bandiera di una stagione dorata per il basket italiano. «E così hai scelto il basket, peccato suonavi bene il flauto, avevi talento». La storia di Myers è quella di un flautista mancato, come raccontava papà Carlton sr, ed è stato un bene per tutto lo sport italiano. Un campione del parquet, ma capace di catturare l’attenzione anche fuori con la sua posa da attore e il forte impegno contro il razzismo, lui nato a Londra da padre caraibico e madre romagnola.

Quello che manca al basket di oggi che ha dovuto attendere il ritorno del settantacinquenne Peterson per ritrovare le prime pagine dei giornali. Nel 2000 come portabandiera italiano all'Olimpiade di Sidney ha incarnato l’idea di un’Italia senza più pregiudizi e aperta all’integrazione. Myers si era dato il mese di gennaio come data limite per provare a rientrare in campo, ma per un professionista esigente e perfezionista come lui avrebbe dovuto trovare gli stimoli e provare tutte le sensazioni giuste. Oggi cresce i due figli Joel e Nigel e segue con interesse, probabilmente come futuro procuratore sportivo, i giovani talenti emergenti del basket continentale come ha dimostrato la sua presenza al Torneo Città di Roma.

I numeri. Nella splendida carriera di Myers in molti hanno ripetuto il ritornello «ha vinto poco, rispetto al suo talento». Forse è vero, ma un campione capace di realizzare 12.106 punti, terzo marcatore di ogni epoca in Italia, non si valuta solo dai trofei. La bacheca personale del campione è riempita da uno scudetto (2000), una Coppa Italia (1998) e una Supercoppa Italiana (1998) con l’amata Fortitudo Bologna. In nazionale brilla l’oro europeo conquistato a Parigi nel 1999 con Boscia Tanjevic in panchina. Resta indelebile poi il record di punti realizzati, 87, in una gara di A2 il 26 gennaio ’95 con la maglia di Rimini contro Udine. In Italia Myers ha vestito le maglie di Rimini, Pesaro, Roma e Siena con una parentesi spagnola a Valladolid.

Parlare del Myers giocatore è fin troppo semplice.
Un atleta totale, in grado anche di piegare e bene le gambe in difesa, con un bagaglio tecnico offensivo stracolmo a partire dal marchio brevettato dell’immarcabile ed elegante arresto e tiro in sospensione. Per gli amanti della pallacanestro restano indimenticabili i derby infiniti nel massimo splendore di basket city, Bologna, contro la Virtus di Sasha Danilovic. L’amore della Fossa dei Leoni, curva storica della Fortitudo, saldato con la vittoria dello scudetto al termine della finale scudetto contro la Benetton Treviso di Tyus Edney. Nel 2001 lo sbarco a Roma con l’inizio dell’epoca Toti. Tre anni vissuti intensamente nella Capitale in cui ha offerto il meglio del proprio repertorio (miglior marcatore italiano per due stagioni) prima di un addio discusso direzione Siena. L’istantanea più bella della parentesi romana di Myers è gara 4 (92-105) dei quarti di finale del 2003 contro la Pompea Napoli, in cui in un delirio di onnipotenza cestistica piazzò 40 punti in 28’ (4/5 da2, 8/12 da3, 8/8 ai liberi, 6 recuperi). Ora che la palla ha smesso di rimbalzare e la retina di gonfiarsi non resta che affidarsi ai dvd per spiegare ai più giovani chi era quel fenomeno con la canotta numero dieci.

domenica 20 marzo 2011

I valzer in panchina del Torino di Cairo

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=142574&sez=HOME_SPORT

di Gabriele Santoro


ROMA – Il presidente del Torino Urbano Cairo dopo appena due giornate di campionato ha esonerato il tecnico Giuseppe Papadopulo. Ed è già pronto a tornare in sella Franco Lerda, che dirigerà domattina il primo allenamento, sollevato dall’incarico due domeniche fa. Ma non si tratta di una novità nella storia recente e travagliata del Torino: tra novembre 2009 e gennaio 2010 c’era stato lo stesso valzer tra Colantuono e Beretta.

L’ex allenatore della Lazio saluta i granata con un bilancio di due sconfitte
, tre reti subite e nessuna realizzata. Il "Toro" viaggia a metà classifica e i sogni di ritorno nella massima serie sono ormai ridotti al lumicino: a dieci giornate dalla fine del torneo la zona play-off dista quattro punti, ma davanti ci sono quattro squadre. Al contempo i play-out distano appena 7 punti.

La parabola calcistica torinese del presidente Urbano Cairo,
che cinque anni fa aveva riacceso le ambizioni della tifoseria granata, potrebbe aver intrapreso la fase discendente. Durante la presidenza dell’editore il Torino ha cambiato otto allenatori tra divorzi e ritorni lampo. Nel settembre 2006 Gianni De Biasi subì l’esonero preventivo durante il ritiro estivo con l’approdo di Alberto Zaccheroni. Il tecnico friulano, attualmente selezionatore del Giappone con lui campione d’Asia, nel gennaio 2007 dopo una serie di sette sconfitte consecutive fu allontanato con il rientro di De Biasi sempre sotto contratto. Una volta centrato l’obiettivo della salvezza la società decide di cambiare nuovamente la guida tecnica con l’arrivo del lanciato Walter Novellino per la stagione 2007/08.

Il “Monzon” della panchina resiste al Torino fino alla quint’ultima giornata del campionato
, quando viene richiamato nuovamente De Biasi per conquistare un’altra salvezza sofferta. Il tecnico trevigiano, che nel 2006 aveva restituito al "Toro" nella massima serie dopo play-off avvincenti, finalmente ottiene la conferma ma l’idillio dura ancora poco.

La stagione 2008/2009 si caratterizzerà per il “triplete” degli allenatori
che non salverà la squadra dalla retrocessione: Novellino riprenderà il posto a De Biasi, prima di essere sostituito dal cuore granata Camolese. Per il torneo cadetto la scelta ricade sul giovane Colantuono. L’allenatore romano dura fino al novembre 2009, quando viene esonerato per Mario Beretta. Nel gennaio 2010 Cairo, dopo appena cinque giornate, richiama Colantuono.

Le dichiarazioni rilasciate dal numero uno della società torinese durante la presentazione di Papadopulo
sono già un ricordo sbiadito: «Dispiace per aver dovuto sostituire Lerda. Abbiamo scelto un grande allenatore, che ha allenato in tutte le categorie e ha raccolto diversi successi. Ora è importante guardare al futuro e dare il massimo appoggio al nuovo tecnico, che io stimo molto e che in un momento come questo potrà esserci molto utile. Oggi con Lerda ci siamo sentiti: era molto dispiaciuto, ma mi ha ringraziato per l'aiuto e l'appoggio che gli è sempre stato dato. L'ho sentito comunque molto forte e sono convinto che in futuro potrà fare molto bene».

lunedì 14 marzo 2011

I bambini nelle carceri italiane, viaggio a Rebibbia femminile

di Gabriele Santoro

ROMA - In Italia circa cinquanta bambini in età compresa tra zero e tre anni iniziano a conoscere il mondo nello spazio ristretto di una cella al seguito delle madri detenute. Attualmente a Roma nella casa circondariale femminile di Rebibbia vivono dodici donne e altrettanti figli. «Oggi la sezione nido non è in sovraffollamento in quanto i posti disponibili sono proprio dodici - spiega Lucia Zainaghi, direttrice del carcere - In altri periodi però siamo arrivati anche a 25/30 presenze con problemi evidenti. Prestiamo una particolare attenzione al bambino, assistito da puericultrici e da un centro di pediatria, con spazi di gioco appositi. La madre risente positivamente di una detenzione attenuata, ma è una situazione controversa e criticata».

Secondo i dati del Garante dei detenuti del Lazio per il 2011 il budget destinato al funzionamento del nido ha subìto dal Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria un taglio del 58%, passando da 475mila a 200mila euro. Una realtà importante e complessa della regione è la casa circondariale di Rebibbia Femminile situata nella periferia Nord-Est della Capitale. La struttura costruita negli Anni ’50 ospita la maggioranza delle 460 donne recluse nel Lazio e presenta i problemi strutturali del sistema carcerario italiano come il sovraffollamento, la scarsezza di agenti di polizia penitenziaria e di altre figure professionali a partire dagli psicologi.

L’articolo 11 della legge n° 354/75, che regola l’ordinamento penitenziario, al fine di salvaguardare il rapporto madre-figli consente alle detenute di tenere con sé in carcere la prole fino all’età di tre anni. Dopo una lenta gestazione la Camera ha approvato con un voto bipartisan e l’astensione dei Radicali la legge che consentirà, a meno di esigenze cautelari di eccezionale rilevanza, alle madri detenute con figli fino all’età di sei anni di scontare la pena in istituti a custodia attenuata o in case famiglie protette. Ora la discussione del testo unificato approda al Senato, ma resta il nodo della copertura finanziaria. Dal Piano Carceri si dovranno attingere i fondi per la costruzione delle Icam.

«Lo slogan “mai più bambini in carcere” è destinato a rimanere lettera morta - sostiene la deputata Rita Bernardini - Per la tipologia di detenute coinvolte (soprattutto rom, ndr) esisterà sempre l’esigenza cautelare di eccezionale rilevanza o il pericolo di reiterazione di ulteriori delitti. Anche nei suoi aspetti positivi questo provvedimento rischia di non poter essere pienamente applicato a causa della scarsa copertura finanziaria».

In realtà non sarebbe necessaria neanche una legge se le istituzioni coinvolte si facessero carico della situazione com’è avvenuto a Milano. Dall’aprile 2007, grazie all’impegno di Francesca Corso (ex assessore ai diritti e alle tutele sociali della Provincia) e all’accordo tra Ministero della Giustizia, Regione Lombardia, Provincia e Comune, nella centrale via Macedonio Melloni è partita la prima sperimentazione europea dell’Icam che dipende dalla Direzione della casa circondariale di San Vittore. È una casa attrezzata di 420 metri quadri di proprietà della Provincia in cui i servizi garantiti (corsi di alfabetizzazione, educazione all’alimentazione, corsi professionali, attività ludiche) e la gestione della struttura, dove gli agenti di polizia vestono in borghese, creano un ambiente familiare e le condizioni per il reinserimento sociale mediante una detenzione attiva. Anche a Venezia dai primi mesi del 2012 sarà disponibile un’Icam in un apposito appartamento con entrata autonoma nella casa di reclusione femminile Giudecca .

Roma solidale. La sinergia tra la direzione dell’Istituto di Rebibbia e diverse associazioni di volontariato introduce elementi di normalità in una realtà di infanzia negata. L’associazione “A Roma Insieme”, guidata dalla tenace e infaticabile Leda Colombini, svolge un ruolo di assistenza e progettualità fondamentale in sostegno di bambini ai margini della società. Da diciassette anni i volontari dell’associazione garantiscono ai piccoli libere uscite settimanali con i “sabati di libertà”. Da dieci anni con il consenso delle madri i bambini frequentano dalla mattina al pomeriggio un asilo nido esterno. All’interno del penitenziario “A Roma Insieme” finanzia due laboratori di arte e musica terapia. Quando arriva la bella stagione vengono portati al mare in uno stabilimento a Fregene che offre tutti i servizi necessari. Quando si rende necessario un ricovero ospedaliero per un bambino i volontari fanno i turni per assisterlo.

«Abbiamo costruito un rapporto di fiducia - racconta Leda Colombini - con le madri e l’istituzione carcere. I bambini non devono stare dietro le sbarre. Soprattutto in questa fase delicata della loro esistenza necessitano di stimoli, di giocare e di sviluppare la propria creatività. Chi si farà carico dei danni che l’esperienza di detenzione produce? Si alimenta solo un circolo vizioso di marginalità sociale. È necessario costruire una rete d’integrazione virtuosa che garantisca i diritti dell’infanzia».

È sabato mattina davanti ai cancelli di Rebibbia femminile il pullman, messo a disposizione dal Comune, con a bordo i volontari di “A Roma insieme” ha appena portato fuori nove bambini per una giornata di festa. A bordo del pullman il breve percorso dal penitenziario verso la sede dell’associazione culturale Torraccia, che ha ospitato una giornata di festa per il Natale, si consuma tra i sorrisi, la voglia di giocare o semplicemente di dormire dei piccoli, perché negli spazi stretti della cella sono tante le notti insonni. Alicia è la prima volta che scopre il mondo lontano dalle sbarre: lancia oltre il finestrino uno sguardo tra lo stupito e l’incredulo indicando le insegne al neon dei negozi. La giornata trascorrerà con la felicità della scoperta di Babbo Natale e dei suoi regali, rincorrendo un pallone o dondolando sull’altalena alla ricerca del sole che in cella non riscalda mai. Nel tardo pomeriggio è già tempo di rientrare e il piccolo Jonathan (nome di fantasia) si addormenta dolcemente sul pullman.

Nel V Municipio, dove è situata la casa circondariale, la rete d’integrazione invocata da Leda Colombini è diventata realtà. Negli ultimi quattro anni la collaborazione tra il servizio sociale del Municipio, l’associazione “A Roma Insieme” e l’autorità giudiziaria ha favorito l’affido temporaneo di alcuni bambini, che una volta compiuti i tre anni vengono separati dal genitore recluso, a famiglie del quartiere. Un modo per migliorare le loro condizioni materiali consentendogli di mantenere il legame affettivo con chi li ha messi al mondo. «Dalla metà di giugno è iniziata questa bellissima storia d’amore - racconta emozionata Annamaria, genitore affidatario - La domanda più difficile a cui rispondere è stata “ma tu chi sei?” Non ho mai mancato a un incontro in carcere con la madre. Ha capito che si tratta di una possibilità importante per il futuro di Ivana. Sono bambini ricchi di potenzialità, reattivi e pieni di una socialità trascurata».

mercoledì 9 marzo 2011

Costa d'Avorio, brucia la terra del cacao

di Gabriele Santoro

In Costa d'Avorio 450mila persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case per le violenze tra le opposte fazioni che sostengono rispettivamente il presidente uscente Laurent Gbagbo e il primo ministro Alassane Outtara risultato vincitore nelle ultime elezioni del novembre scorso. Gli ivoriani già rifugiati nella confinante Liberia sono 75mila, 200mila persone risultano sfollate ad Abidjan, 70mila nell'ovest del Paese dove gli scontri sembrano essere più violenti. L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha richiamato il personale e interrotto il flusso degli aiuti umanitari per le condizioni di insicurezza dell'area.

L'Onu e l'Unione Africana assistono inermi all'escalation di violenza che potrebbe far sprofondare il Paese nella guerra civile come nel 2002. Laurent Gbagbo ha deciso di disertare la mediazione organizzata dall'UA per domani ad Addis Abeba, mentre Outtara sostenuto dall'Europa e dagli Usa è arroccato in un hotel di Abidjan circondato dalle milizie del rivale. Sul territorio sono dispiegati oltre ottomila caschi blu delle Nazioni Unite. Il paese è paralizzato e la quotazione del cacao, di cui la Costa d'Avorio è il primo produttore mondiale (1,3 milioni di tonnellate raccolte all'anno e costituisce il 20% del Pil ivoriano), è alle stelle con le esportazioni bloccate da gennaio. Una guerra giocata proprio sulla primaria fonte di reddito ivoriana. Gbagbo ha annunciato la nazionalizzazione dell'industria del cacao, che nel breve periodo potrebbe portare dei vantaggi agli agricoltori che venderebbero il prodotto allo Stato. Outtara, che ha ottenuto il sostegno delle multinazionali e dei trader del settore, ha già promesso ritorsioni contro i produttori che coopereranno con Gbagbo.

Sullo sfondo dello scontro emerge il ruolo geopolitico e l'influenza della Cina molto più cauta nello schierarsi a favore di una delle due fazioni. L'approccio pragmatico e alla pari di Pechino ha ormai conquistato le diplomazie e i governi africani. Gli Stati Uniti, come evidenziato dalle corrispondenze diplomatiche informali rivelate da WikiLeaks, sono sempre più preoccupati dall'egemonia cinese nel continente africano. Il rapporto annuale China-Africa Trade and Economic Relationship del think-tank "Chinese Academy of International Trade and Economic Cooperation" certifica il sorpasso nel volume degli scambi commerciali: nel 2009 la Cina è diventata il primo partner dell'Africa riaccendendo i riflettori su un continente "dimenticato".

Ieri per le strade di Abidjan in occasione dell'8 marzo hanno manifestato moltissime donne, protagoniste vere del cambiamento africano, con i loro vestiti colorati e fiori in mano per chiedere la cessazione della violenza. Come la scorsa settimana, in cui ne sono state uccise sette dagli spari della polizia, sono state prese di mira mentre sfilavano con lo striscione "Non sparateci, diamo la vita".

sabato 5 marzo 2011

L'Nba sbarca a Londra, Bargnani accende la doppia sfida ai Nets

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=140850&sez=HOME_SPORT

di Gabriele Santoro

ROMA - Il talento offensivo del “Mago” Bargnani (23 punti, 11/21 al tiro) e la regia illuminante di Deron Williams (16 punti, 11 assist) hanno acceso la prima e storica partita del campionato Nba in Europa. Nell’Inghilterra patria del calcio è approdata l’Nba sempre più globale con la sfida finita 103-116 tra i Toronto Raptors e i New Yersey Nets. I circa diciannovemila spettatori che hanno riempito l’avveniristica O2 Arena di Londra hanno accolto con calore l’esibizione tra due squadre in piena fase di transizione.

L’arena di North Greenwich, dotata di venti tra bar e ristoranti, un cinema con undici sale, due musei e collegata perfettamente con il resto della città ha offerto un saggio di quello che sarà la Londra olimpica. Questa è stata anche l’occasione per testare il gradimento per la pallacanestro nel Regno Unito che a parte qualche alfiere (Luol Deng dei Chicago Bulls) non ha alle spalle un movimento solido. Durante la gara il solerte speaker ha spiegato a più riprese al pubblico le regole del gioco.

«Il tifo si è suddiviso equamente - ha raccontato a fine serata un sorridente Deron Williams - la novità dell’esperienza è più forte del disagio per il fuso orario e l’adattamento. Credo sia stato uno spot importante per la diffusione dell’Nba e del basket. Io di passaggio a New Yersey? No, sono bastati pochi minuti di dialogo con Mr. Prokhorov per percepire la volontà di costruire una franchigia da titolo e mi esalta l’idea di esserne il perno fondamentale». Williams, appena giunto dagli Utah Jazz, è il primo colpo di mercato importante del magnate russo Prokhorov dopo i rifiuti eccellenti di LeBron James e Melo Anthony. Fra i vari progetti della nuova proprietà c’è quello di trasferire la squadra a Brooklyn (NYC). I Nets (18 vinte, 43 perse) e i Raptors (17 vinte, 45 perse), rispettivamente quart’ultima e terz’ultima nella Eastern Conference, hanno poco da chiedere a questa stagione e in campo si vede.

La partita scorre senza sussulti per tre quarti: 81-78 al 36’ per una Toronto decisamente rivedibile in difesa, ma animata dall’atletismo di DeRozan (30 punti) e dalla mano educata di Bargnani. Deron Williams predica grande pallacanestro nel deserto tecnico degli attuali Nets e innesca un volenteroso Brook Lopez (25 punti). Avery Johnson pesca dalla panchina le energie giuste con l’ex Lakers Farmar e l’ex canturino Sundiata Gaines, sì proprio lui, per prendere l’inerzia della gara, 97-104 al 39’. Deron Williams con una tripla mette il sigillo al primo successo, che interrompe una striscia di sei sconfitte consecutive, in maglia Nets. I Raptors tirano male (34% complessivo) e cedono a rimbalzo (41-36).

Le statistiche premiano la stagione di Bargnani (21.8 punti di media) diventato a Toronto ormai il cosiddetto uomo-franchigia. Ma a quattro anni dalla scelta nel Draft e un ottimo percorso di crescita individuale aumenta la curiosità di vedere il “Mago” confrontarsi in un contesto diverso con più ambizioni di questi Raptors, dove possa sviluppare anche altri aspetti del gioco oltre all’affermata capacità di far canestro.

Da mercoledì, dopo lo sbarco fra molti sbadigli all’aeroporto di Heathrow, le giornate londinesi delle star Nba sono state dense di appuntamenti, sessioni di allenamento, foto di gruppo sullo sfondo di Tower Bridge e qualche concessione. Lo sloveno Vujacic, talento scoperto da Tanjevic e compagno della bella tennista Sharapova, per esempio ha seguito a Stamford Bridge Chelsea-Manchester Utd. Stasera all’O2 Arena si replicherà per il classico back-to-back Nba. Nel prossimo futuro alcune gare della stagione regolare in Europa potrebbero diventare una tappa fissa, ma servono infrastrutture sportive all’altezza e una logistica di prima qualità. Parigi, Berlino e Londra rientrano negli standard Nba. L’Italia?