giovedì 31 maggio 2012

Golden Gala, fulmine Bolt: 9"76 e fa innamorare Roma

http://www.ilmessaggero.it/sport/altrisport/bolt_e_un_fulmine_vince_i_100_con_976_laquoi_love_romeraquo/notizie/199641.shtml

di Gabriele Santoro
ROMA – L’attesa è tutta per le 21.38 e la sfida stellare dei 100 metri con Usain Bolt e Asafa Powell. E la gara non lascia delusi. Vince il missile Bolt con 9.76 record del meeting. Secondo, staccato, Powell.E Bolt alla fine è felice: ««A Roma sono stato benissimo con un'ottima preparazione e il riposo. La gara? Non perfetta, ma una buona esecuzione. La passione della gente ha scacciato il nervosismo e dato molto energia. Dopo Ostrava in molti mi hanno messo in dubbio, ma io ero sereno. Sono soddisfatto: I love Rome...».

Usain Bolt dunque mantiene le promesse
: scende sotto il muro dei 9”80 e conquista per la seconda volta consecutiva il Golden Gala. Il suo tempo, ottimo, di 9”76 è il nuovo record del meeting capitolino, che apparteneva a Tyson Gay (9”77), e il crono dell’anno (9’82 sempre del giamaicano a Kingston). Dopo lo start, quarto tempo di reazione ma migliore degli avversari Powell (9"91) e Collins (10"05), prova a seguirlo solo il connazionale che però molla negli ultimi 15 metri. Sui blocchi Bolt indossa la maglia azzurra della nazionale e cappellino di ordinanza, poi la canotta rossa, con i sorrisi e la gestualità che lo rendono unico. L’Olimpico lo acclama per poi gioire insieme a lui: Ostrava è davvero un ricordo lontano. Il francese Lemaitre non delude avvicinando la soglia dei 10” con 10”04.

La terza tappa della Diamond League va in archivio senza tradire le attese
tra record battuti, tempi di qualità e gare tirate. Entusiasmano i 3000 siepi con Koech e i 5000 donne con lo sprint meraviglioso tra la kenyota vincente Cheruiyot e l’etiope Meseret Defar. Roma ribadisce di amare l’atletica di alto livello con oltre 55mila spettatori sugli spalti.

Paul Koech incanta nei 3000 siepi.
Nessuno resiste alla progressione del kenyota che stacca tutti e fa registrare la terza migliore prestazione di sempre nella specialità, abbatte il record del meeting e segna la prestazione dell’anno. I primi quattro posti sono tutti per il Kenya con Ezekiel Kemboi, all’esordio nel 2012, quarto a 8.10.55. «Questa gara e il cronometro sono stati perfetti. Nella mia mente c’è il record del mondo, sono consapevole di valerlo e lo sto puntando. Volevo centrarlo già a Roma, ora mi concentrerò sui trials in Kenya: l’anno scorso rimasi fuori dalla selezione».

Si corre forte anche nei 1500 al femminile
e a farla da padrone sono sempre le atlete africane: sul podio due etiopi e una kenyota. Abeba Aregawi distacca di oltre 3” Helen Obiri e Genzebe Dibaba, con 3.56.54 realizza una tripletta: record del meeting e nazionale, prestazione del 2012.

Negli 800 donne l’etiope Fantu Magiso
(1.57.56) ruba la scena a Pamela Jelimo, ma resta lontana dal record nel meeting capitolino (1.55.69). «Alla vigilia provavo belle sensazioni e la pista mi ha confortato: siamo andate veloci. È un buon test in previsione dell’Olimpiade». Male la sudafricana Caster Semenya, mai in gara per concludere all’ottavo posto sopra i due minuti. Nei 100 in rosa Murielle Ahoure brucia la favorita Shelly-Ann Fraser, lentissima in partenza, con un secco 11”. «Sono delusa dal risultato e dal cronometro. Malissimo in avvio, ferma sui blocchi».

Il francese Renaud Lavillenie domina il salto in alto
con un solo tentativo, andato in porto, a 5.82. Il connazionale Mesnil e il tedesco Mohr non vanno oltre i 5.72. «Ho preso punti importanti per la Diamond League: avevo degli acciacchi alla schiena e ho fatto fisioterapia. Dopo il 5.60 mi sono riposato, prima del 5.82». Claudio Stecchi, ottavo, eguaglia la misura dell’anno a 5.42.

Barbara Spotakova regala subito spettacolo nel giavellotto
, che vola fino ai 68.65 metri, nuova misura mondiale dell’anno e sfiora il suo stesso record al Golden Gala di 68.66. La ceca controlla la gara con un 65.54, poi la insidia la sudafricana Viljoen a 67.95, ma ha a disposizione un ultimo tentativo, quello vincente. «So di attraversare un ottimo periodo di forma - commenta l'oro di Pechino - , tuttavia per arrivare davanti ho dovuto impegnarmi a fondo. È la stagione più importante della mia carriera: voglio difendere il titolo olimpico».

Nel getto del peso la bielorussa Nadezhda Ostapchuk
, leader di specialità nella Diamond League, chiude con un deludente terzo posto e un solo lancio a 19.58. «Durante il riscaldamento si è girata la caviglia destra. Mi fa ancora male, speravo di fare molto meglio a Roma». Ne approfitta la ragazzona neozelandese Valerie Adams, medaglia d’oro mondiale outdoor e indoor in carica, che infrange il record del meeting (20.82) e con 21.03 è la migliore della stagione. «È un ottimo inizio per me: mi sto allenando alla grande e sono sorpresa di aver superato subito i 21 metri». L’azzurra Chiara Rosa finisce al sesto posto con 18.63, personale dell’anno. «Finalmente sono tornata a divertirmi in pedana. Dopo un po’ di difficoltà alla fine è arrivato il lancio giusto».

Nel triplo donne prevale l’ucraina Olha Saladukha
con 14.75. Simona La Mantia non riesce a cavalcare il tifo dell’Olimpico che è tutto per lei. La palermitana vicecampionessa europea a Barcellona e campionessa indoor si ferma a 13.87. «Mi aspettavo qualche centimetro in più, ma dopo l'infortunio di questo inverno mi ritengo soddisfatta di non avvertire più alcun dolore».

Nei 400 ostacoli la giamaicana Kaliese Spencer
conferma la leadership della Diamond League con 54.39 (miglior tempo di reazione sui blocchi), alle sue spalle la statunitense Lashinda Demus. Al maschile il successo va al portoricano Javier Culson, 48.14, che supera Bershawn Jackson (48.25), vicino al personale annuale di 48.20, mentre cade sul rettilineo il veterano Felix Sanchez. Nel disco uomini l’iraniano Ehsan Hadadi beffa tutti all’ultimo lancio a 66.73.

Dopo lo show dei 100 metri si montano gli ostacoli per i 100 donne:
dominio statunitense con Dawn Harper (12.66) e Kellie Wells (12.68).

Il britannico Robbie Grabarz ribalta il pronostico nel salto in alto:
gara illibata fino a 2.33 (misura dell’anno), mentre i campioni Jesse Williams e il greco Chondrokoukis si piantano rispettivamente a 2.31 e 2.28. L’azzurro Chesani salta a 2.20, per poi commettere tre errori quando l’asticella sale a 2.25. Nel lungo è sempre un inglese a volare: Greg Rutherford regola Godfrey Mokoena con 8.32. Negli 800 metri Mario Scapini ottiene il miglior personale, 1.46.95, nella sfida vinta da Leonard Kosencha in 1.44.42. Le staffette 4X100, con errore nel cambio, e 4X400 vedono l'Italia al quarto posto. In chiave nazionale Yuri Floriani con l'undicesimo tempo, 8'22"62, strappa il visto nei 3000 siepi per i giochi olimpici.

Nba, Rondo da record: 44 punti, ma Miami vola sul 2-0

http://www.ilmessaggero.it/sport/basket/nba_super_rondo_fa_44_punti_ma_non_basta_miami_boston_2_0/notizie/199504.shtml
 
di Gabriele Santoro

ROMA – Rajon Rondo riscrive le regole del gioco, ma è Miami ad avvicinare il titolo della Eastern Conference dopo un tempo supplementare e tanto spettacolo.Il quarto moschettiere di Boston segna 44 punti con un sontuoso 16/24 al tiro (10/12 ai liberi), strappa 8 rimbalzi e serve 10 assist in 53’ d’impiego senza pause: nella Nba nessuno era mai riuscito a registrare queste statistiche. Heat-Celtics è diventata la sfida regina ad Est e i protagonisti non stanno tradendo le attese.

I protagonisti. Gli Heat si portano, 115-111, sul 2-0 nella serie trascinati da LeBron James (34 punti, 10 rimbalzi, 7 assist) e Dwayne Wade (23 punti, 6 rimbalzi, 4 assist), stavolta assecondati dal ritrovato Mario Chalmers (22 punti, 3/6 da3, 6 assist) e dal prezioso Udonis Haslem (13 punti, 11 rimbalzi in 23’ di utilizzo). «Anche quando siamo andati sotto nel punteggio, abbiamo sempre pensato di essere dentro all’incontro. Il pubblico ci ha dato una spinta incredibile: la partita è girata nelle terza frazione, poi siamo stati bravi ad indovinare le scelte decisive», commenta Wade. «Rajon? È stato fantastico: la sua prestazione entrerà nel libro dei record. La gente penso si sia divertita grazie all’equilibrio che ha caratterizzato la gara», ammette James.

Rondo show. Rondo aggiunge alla fisicità straordinaria per una point-guard la capacità unica di leggere tutte le situazioni tecniche con i requisiti richiesti a un leader: orgoglio, tenacia e risolutezza. «Abbiamo semplicemente perso, poco da aggiungere», è la sua sintesi. «Ai miei ragazzi ho detto: “Ascoltate: abbiamo disputato una partita splendida, mettendoci il cuore ed intensità, ma non siamo stati abbastanza scaltri”. Restano dei dettagli da sistemare e venerdì al TD Garden saremo pronti». Coach Doc Rivers, polemico con gli arbitri già dopo gara uno, sorride amaro e sottolinea i 24 tiri liberi concessi a James contro i 29 complessivi eseguiti dalla propria squadra. Il problema di Boston è che non ha panchina (7 punti prodotti) e lo sforzo fisico pesa sui veterani (2/11 dalla lunga distanza per i Big-Three): i 12 punti del supplementare li realizza tutti Rondo. Paul Pierce chiude con 21 punti (0/5 da3); Garnett mantiene la media punti, 18, playoff tirando però con il 30%; Ray Allen (13 punti) firma la tripla che a 34” dalla sirena dei tempi regolamentari regala il prolungamento.

La partita. Boston, dopo il passivo pesante rimediato due giorni fa, parte con veemenza e trascinata da Rondo (22 punti nel primo tempo) accumula anche 15 punti di vantaggio, 24-39 al 16’, con un’azione da 4 punti di Allen. Lo scatenato Chalmers (14 punti all’intervallo) e James suonano la sveglia dimezzando la distanza, 46-53. Come è accaduto nella semifinale contro Indiana gli Heat cambiano il passo nella terza frazione: James apre con due triple consecutive; Wade (fin lì 1/6) comincia a carburare e i Celtics si piantano con break negativo di 12-2 in 2’30, dal 66-71 al 78-73. Nell’ultimo periodo Rondo torna a dominare e innesca Allen per la tripla del pareggio, 99-99 a 34” dalla conclusione, con James che fallisce il tiro della vittoria. Nell’overtime la giocata risolutiva è di Wade, 110-105 con 59”, che confeziona un canestro con libero aggiuntivo da applausi.

Finali

Est: Miami Heat-Boston Celtics 2-0
Ovest: San Antonio Spurs-Oklahoma City Thunder 2-0

mercoledì 30 maggio 2012

Golden Gala, la sfida di Powell: "Sono qui per vincere"

http://www.ilmessaggero.it/sport/altrisport/golden_gala_e_la_notte_delle_stelle_powell_bolt_io_sono_qui_per_vincere/notizie/199422.shtml
 
di Gabriele Santoro

ROMA – Quando per anni sei abituato ad essere il numero uno al mondo, risulta complicato accontentarsi del secondo posto. Asafa Powell, capace di andare 78 volte sotto i 10” e padrone della velocità dal 2005 fino all’avvento del fenomeno Bolt, ormai ha imparato a dribblare il termine di paragone del connazionale e accende la vigilia del Golden Gala.

«Non sono qui per pensare a Bolt
, ma per disputare la mia gara. È ovvio che il mio obiettivo sia vincere, a prescindere da chi mi trovo a fianco. Il tempo? Non si possono fare previsioni: certo se Usain si prefigge i 9”70 occorre superare quella soglia». Nei confronti diretti il bilancio recita un impietoso 10-1, ma nella scorsa edizione Powell ha perso per soli 2 centesimi di secondo (9"93 a 9"91) contro un Bolt all’esordio stagionale. Quest’anno il giamaicano, molto religioso e musicista per hobby, ha sfiorato (-1 cent dai 9”88 dello spavaldo Gatlin) il successo nella prima tappa della Diamond League a Doha, per poi rifarsi sotto la pioggia di Shangai con il cronometro fermato a 10”02.

Lo sprinter
ha un rapporto speciale con la città di Roma (si tratta della nona partecipazione al meeting capitolino) ed è un beniamino del pubblico dell’Olimpico grazie all’innata simpatia e cordialità. «Mi trovo sempre a mio agio qui - sottolinea Powell - e ottengo ottime prestazioni. Del vostro Paese si possono amare tante cose: la disponibilità e l'accoglienza delle persone, la cultura e la gastronomia. E poi splende il sole. L’unico problema è che non parlo l’italiano».

La sfida dei cento metri
è la più attesa di giovedì sera (lo start previsto alle 21.38) con Bolt favorito d'obbligo: «Mi interessa correre forte e far gioire la gente che verrà allo stadio per me». Il candidato al ruolo di miglior attore non protagonista è il francese Christophe Lemaitre. Il velocista bianco, campione europeo a Barcellona sulle distanze dei 100-200 e staffetta 4x100 e bronzo mondiale a Daegu sui 200, dopo aver abbattuto la barriera simbolica dei 10” ha attirato l’attenzione mediatica e non si nasconde. «Affronterò una corsa di grande interesse: ci sono quasi tutti i migliori interpreti della specialità. Il terzo appuntamento della Diamond League sarà un test (10”45 il personale dell’anno, 10” al G.G. 2011) per valutare la mia condizione con il pensiero rivolto all’Olimpiade». E Lemaitre rievoca il record storico stabilito sui 200m da Pietro Mennea nel 1979: «A Londra difficilmente potrò gareggiare su tutti i fronti, ma ritengo che quel tempo possa essere migliorato». Il quarto asso è il trentaseienne Kim Collins, mito delle Isole Saint Kitts e Nevis, ironico come d’abitudine: «Con avversari di questo calibro servirà spingere: realizzerò un 9”50, se è necessario per battere Bolt»!

Le stelle dell’atletica nella Capitale. A calcare la pista dell'Olimpico saranno dodici medaglie d’oro dell’ultimo mondiale: Usain Bolt, David Greene, Ezekiel Kemboi, Jesse Williams, Pawel Wojciechowski, Robert Harting, Mariya Savinova, Vivian Cheruiyot, Lashinda Demus, Olha Saladukha, Valerie Adams e Maria Abakumova.

Nei 3000m siepi sventola la bandiera del Kenya con Ezekiel Kemboi, all’esordio annuale, e il rivale Paul Koech, che a Doha ha già incantato con il tempo di 7:56.58. Da seguire il salto in alto maschile con i campioni del mondo indoor e outdoor Jesse Williams e il greco Chondrokoukis, insieme ai russi Ukhov e Dmitrik, mentre tra gli azzurri spicca Silvano Chesani.

Il britannico David Greene apre a Roma la caccia all’oro olimpico sui 400m ostacoli. Il salto con l'asta vedrà opposti tanti possibili vincitori: il polacco Wojciechowski reduce dall’exploit di Daegu, l’australiano Hooker, il francese Lavilliene, la coppia tedesca Otto-Mohr e ci proveranno anche Gibilisco e Stecchi. Per il disco uomini sono in lizza lo statunitense bicampione mondiale Harting, il polacco Malachowski e l'estone Kanter medaglia d'oro a Pechino.

Nel triplo donne il tifo dell’Olimpico sarà puntato tutto su Simona La Mantia. Da osservare anche l’altra azzurra Marzia Caravelli, che ha appena ottenuto il record italiano nei 100m ostacoli. In chiave nazionale alle 22.13 e 22.23 le staffette maschili della 4x100 e 4x400.

Negli 800m donne correrà l’oro di Pechino Pamela Jelimo con la discussa sudafricana Caster Semenya. Nei 5000m, distanza più lunga della serata, sarà derby al femminile Kenya-Etiopia con la campionessa olimpica Meseret Defar e la kenyota Vivian Cheyurot. Nei 100 metri donne le giamaicane Kerron Stewart e Shelly-Ann Fraser si contenderanno il successo. Nel peso e nel giavellotto in rosa protagoniste rispettivamente Adams e Ostapchuk; la ceca Spotakova e l’Abakumova (71.99 a Daegu).

Giovedì si comincerà nel primo pomeriggio, dalle 14.30, con il Palio dei Comuni (12x200 riservata agli studenti delle scuole medie inferiori provenienti da tutta Italia), mentre la gara d'apertura è in programma alle 18.15 con il getto del peso.

martedì 29 maggio 2012

Golden Gala, Usain Bolt atterra a Via dei Condotti e abbraccia Roma

http://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca/usain_bolt_arriva_a_via_condotti_e_manda_in_tilt_il_centro_storico/notizie/199196.shtml
 
di Gabriele Santoro
ROMA - Usain Bolt arriva con qualche minuto di ritardo rispetto alla tabella di marcia nella centralissima via dei Condotti e la manda in tilt. Lo sprinter, insieme all'ex stella dell'atletica azzurra Fiona May, entra subito nella pista da 30 metri allestita per un'esibizione con i ragazzi del Fidal Lazio.Ma resiste poco nel ruolo di starter e propone alla May una sfida sulla breve distanza: vittoria e tempo di 4'87. Poi il giamaicano si concede a foto ricordo, firma autografi e stringe le mani dei tantissimi semplici passanti e appassionati. Bolt lancia uno sguardo al palco da cui risuona la musica con lo sfondo di Trinita' dei Monti, tira fuori le cuffie e s'improvvisa deejay per oltre dieci minuti. Il tempo di qualche altro autografo e poi di corsa verso l'albergo con un appuntamento: «Ci vediamo giovedì sera all'Olimpico».

Golden Gala, Bolt vuole riprendersi l'Olimpico: "Ostrava è stata solo un passo falso, correrò forte"

http://www.ilmessaggero.it/sport/altrisport/golden_gala_bolt_scalda_i_motori_correro_forte_voglio_roma_in_festa/notizie/199142.shtml
 
di Gabriele Santoro

ROMA – Usain Bolt vuole archiviare il passaggio a vuoto di Ostrava riconquistando giovedì sera il Golden Gala. «È stata la mia peggiore gara in carriera - sottolinea lo sprinter -, ma non si può correre sempre al massimo.La pista dello stadio Olimpico è molto veloce e il pubblico romano riesce a creare un’atmosfera speciale». Il velocista giamaicano, che oggi alle 17 sarà in via Condotti in veste di starter per delle sfide sui 30 metri tra i giovani delle scuole di atletica Fidal del Lazio, sorride e scherza davanti ai flash fotografici, ma il volto è più teso e serioso del solito.

Il 10’04 corso nell’ultimo meeting in Repubblica Ceca non è ancora alle spalle ed è lontano dal primato stagionale di 9’82. «Con il mio allenatore abbiamo analizzato in modo approfondito la gara: non avevo energia, ho sbagliato la partenza senza riuscire poi a carburare. Rimedi? Migliorare l’alimentazione, riposare di più e perfezionare tanti aspetti tecnici: stiamo lavorando soprattutto per standardizzare lo stacco dai blocchi e aggiustare la posizione delle spalle durante l’accelerazione».

L’uomo più veloce del mondo vuole vincere a Roma, anche se non è ossessionato dal tempo: «Mi interessa correre forte e far gioire la gente che verrà allo stadio per me. Se dovessi pensare alla prestazione cronometrica, sarei soddisfatto di scendere sotto il 9’8». Il pensiero di Bolt, che dopo l’arrivo nella Capitale ha già testato la pista dell’Olimpico, è rivolto naturalmente all’appuntamento olimpico di Londra. «Stiamo seguendo il piano preventivato e non avverto alcuna pressione. L’obiettivo dell’anno è vincere l’Olimpiade e cercherò di presentarmi nella migliore condizione. A giugno gareggerò ai Trials in Jamaica».

La sfida dei 100 metri è senz’altro l’evento clou della trentaduesima edizione del Golden Gala con un cast di partecipanti di livello assoluto. Bolt spende parole importanti per il francese Christophe Lemaitre (10.45 personale dell’anno): «È un gran fico! È un’ottima persona e un atleta di spessore. Lo segue uno staff di qualità e diventerà sempre più competitivo». Il ragazzone di Annecy ha partecipato alla passata edizione del meeting capitolino chiuso a 10’09. E poi c’è Asafa Powell, giunto alla nona partecipazione, che nel 2011 cedette di appena due centesimi (9’93 a 9’91) al connazionale che gli ha tolto tutti i primati. Bolt non risparmia una frecciata al rivale, redento, Justin Gatlin («non so se ha Londra sentiremo la musica reggae», ha detto a Doha dopo il primo successo annuale): «Prima di preoccuparsi di me dovrebbe considerare di superare anche tutti gli altri avversari, siamo in tanti». Non bisogna dimenticare anche l’intramontabile trentaseienne Kim Collins, campione ai Mondiali di Parigi, e Lerone Clarke.

Le stelle dell’atletica mondiale nella capitale. Nel ricco menù del Golden Gala non ci sono solo i cento metri. Nella terza tappa della Diamond League saranno da seguire il salto in alto maschile con i campioni del mondo indoor e outdoor Jesse Williams e il greco Chondrokoukis, insieme ai russi Ukhov e Dmitrik, mentre tra gli azzurri spicca Silvano Chesani. Nel lungo uomini protagonista assoluto il sudafricano Godfrey Mokoena (8.50 di personale). Nel triplo donne il tifo dell’Olimpico sarà puntato tutto su Simona La Mantia. Nei 100 metri donne le giamaicane Kerron Stewart e Shelly-Ann Fraser si giocheranno il successo.

Il salto con l'asta maschile vedrà opposti tanti possibili protagonisti: l’australiano Hooker, il francese Lavilliene, la coppia tedesca Otto-Mohr e ci proveranno anche Gibilisco e Stecchi. Negli 800m donne correrà l’oro di Pechino Pamela Jelimo con la discussa sudafricana Caster Semenya. Nei 5000m, distanza più lunga della serata, sarà derby al femminile Kenya-Etiopia con la campionessa olimpica Meseret Defar e la kenyota Vivian Cheyurot. Anche nei 3000 siepi al maschile sventola la bandiera del Kenya con il favorito Ezekiel Kemboi e i rivali Koech, Mateelong e Kipruto.

Per i lanci attenzione al disco uomini (con lo statunitense bicampione mondiale Harting, il polacco Malachowski e l'estone Kanter medaglia d'oro a Pechino) il peso (con le due migliori al mondo Adams e Ostapchuk) e il giavellotto (la ceca Spotakova e l'oro di Daegu '11 Abakumova) femminile. Si comincerà nel primo pomeriggio, dalle 14.30, di giovedì con il Palio dei Comuni (12x200 riservata agli studenti delle scuole medie inferiori provenienti da tutta Italia), mentre la gara d'apertura è in programma alle 18.15 con il getto del peso.

domenica 27 maggio 2012

Nba, super Rondo: Boston raggiunge Miami nella corsa al titolo della Eastern Conference

http://www.ilmessaggero.it/sport/basket/basket_nba_super_rondo_boston_in_finale_con_miami/notizie/198786.shtml

di Gabriele Santoro



ROMA – Rajon Rondo, che registra l'ennesima tripla doppia (18 punti, 10 rimbalzi, 10 assist) della stagione, trascina con un quarto periodo di gioco strepitoso (70% al tiro, 9/10 ai liberi) i Boston Celtics alla finale della Eastern Conference. L’orgogliosa Philadelphia, sorpresa di questa edizione dei playoff Nba, di Andre Iguodala (18 punti, 3/5 da3) si arrende, 85-75, in gara sette al TD Garden, ma getta le fondamenta per un futuro promettente. «Abbiamo imparato molto e sono certo che ripartiremo da questa serie. La nostra squadra è giovane e ora sappiamo che cosa vuol dire sfidare alla pari un gruppo di veterani come i Celtics», sottolinea Jrue Holiday. A Est si ripropone così la finale Miami-Boston.

I Celtics di Doc Rivers hanno un vissuto di squadra e un bagaglio esperienziale dal valore sconfinato, fondamentale per risolvere gli imprevisti e per superare indenni i momenti di tempesta. Ray Allen (11 punti, 2/7 da3), tiratore sublime, fa 0/5 (0/14 complessivo) dalla lunga distanza in 36’, per poi piazzare le due triple che aprono il break decisivo. La bandiera Paul Pierce (15 punti, 6/14 dal campo, 9 rimbalzi) commette il sesto fallo personale con 4’16 da giocare sul 71-68, ma bastano uno sguardo e poche parole al compagno Rondo: «Ora tocca a te». E il play di Louisville non si tira indietro: realizza 11 (1 tripla, 4 liberi, canestro in entrata e in sospensione) degli ultimi 14 punti per il parziale di 14-7. «Rajon ha un’innata sensibilità e risolutezza nei momenti chiave delle partite. Odora quando c’è bisogno di alzare il livello di aggressività e ha preso in mano l’incontro. Vederlo all'opera è stato uno spettacolo», dice Pierce.

La partita. Boston parte subito forte, 10-2, con Garnett, ma Phila ha Iguodala e impatta, 20-20 al 12’. Nel secondo periodo, complici le pessime percentuali (28% all’intervallo lungo, 35% alla fine) dei Sixers, Pierce e il solito KG animano il primo allungo Celtics, 41-33. Nella terza frazione una schiacciata con stacco dalla lunetta di Iguodala spaventa il TD Garden, che ormai ha imparato a conoscere anche la pericolosità di Jrue Holiday (12 punti), 53-52 a 35” dalla terza sirena. In apertura dell’ultimo periodo “He got game” Allen ritrova il feeling con la retina per il 69-61 del 42’. Philadelphia non molla, 71-68, prima dello show di Rondo che si prende e infila tiri ad alto coefficiente di difficoltà. Rivers, che ha perso per infortunio un uomo fondamentale come Bradley, spreme il proprio quintetto base con un impiego che va dai 37’ di Pierce ai 42’ di Rondo. Dalla panchina esce con continuità il solo Pietrus (20’, 2/6 al tiro). «Non cercare scuse o ragioni utili a spiegare un'eventuale sconfitta è il nostro segreto», ribadisce il coach. Nel successo di Boston splende la stella dell’intramontabile Kevin Garnett (18 punti, 13 rimbalzi): trentasei anni e un agonismo da esordiente. L’ala-pivot, sedici stagioni Nba alle spalle, sta disputando dei playoff meravigliosi: 19.2 punti, 11 rimbalzi e 2 assist di media a serata.

Miami-Boston. James&Wade contro il sistema Celtics. «Sentiamo di poter battere Miami ed è ovviamente il nostro obiettivo. Non abbiamo alcun dubbio che sia possibile e siamo pronti ad andare lì a fare il nostro mestiere». Il pensiero di Rondo è già rivolto agli Heat, galvanizzati dallo stato di grazia della coppia James-Wade, per il remake della scorsa finale di conference che si preannuncia equilibrata e ricca di argomenti. I due presentano il biglietto da visita delle quattro vittorie della serie di semifinale contro gli Indiana Pacers: 258 punti segnati per una media combinata di 64.5 a serata, dando concretezza al sogno del presidente Pat Riley.

giovedì 24 maggio 2012

Nba, Philly celebra il ritorno di Iverson e costringe Boston a gara 7

http://www.ilmessaggero.it/sport/basket/basket_nba_philadelphia_vince_e_porta_boston_a_gara_7/notizie/198206.shtml


di Gabriele Santoro



ROMA – La città dell’amore fraterno non vuole smettere di sognare a canestro: Philadelphia è la favola dei playoff Nba 2012 e continua a stupire. Una volta conclusa la stagione regolare all’ottavo posto della Eastern Conference tutti pronosticavano un’anonima uscita al primo turno contro i Bulls di Derrick Rose, ma la sorte, una buona dose di coraggio e una fede assoluta nei propri talenti hanno disegnato un percorso alternativo. I Sixers costringono, 82-75, i Celtics, che già assaporavano l’approdo in finale, a una gara sette (sabato a Boston) di semifinale dall’esito ora tutt’altro che segnato.

Il Wells Fargo Center di Phila presenta il tutto esaurito delle grandi occasioni e accoglie il figlio più amato di una franchigia che ha scritto pagine importanti della lega con leggende del calibro di Wilt Chamberlain, Julius Erving, Moses Malone e Charles Barkley. Prima della palla a due Allen Iverson, genio e sregolatezza che nei primi anni del nuovo secolo ha restituito splendore alla canotta Sixers, raccoglie l’applauso di ventimila tifosi e carica uno ad uno gli ex compagni. Coach Doug Collins lascia solo un appunto sulla lavagnetta dentro agli spogliatoi: «Stiamo uniti e lottiamo». «Ci siamo regalati una possibilità di compiere un’impresa stupenda. Ora abbiamo in tasca il biglietto per Boston e vediamo che cosa succederà», commenta il coach a partita conclusa.

Le statistiche.
L’eroe di giornata è la guardia, classe ’90 uscita Ucla e pescato al primo giro del Draft 2009 con la chiamata numero 17, Jrue Holiday (20 punti, 7/15 al tiro, 6 assist). Boston, privata dell’apporto importante di Bradley (spalla ko), paga una pessima serata al tiro: 33% complessivo, con un inusuale 3/14 nelle triple, e serve a poco il controllo dei rimbalzi (48 a 37 con 14 offensivi). «Abbiamo sprecato troppi possessi (16 palle perse), dobbiamo migliorare in attacco», ammette coach Doc Rivers. Philadelphia non fa meglio dalla lunga distanza (1/9), ma ha l’energia e la fisicità per prendersi l’area dei tre secondi (42 punti contro i 16 dei Celtics).

La partita. Rajon Rondo (9 punti con 4/14 dal campo, 9 rimbalzi, 6 assist) non riesce ad incidere, come Ray Allen (9 punti, 4/11) limitato dai falli. Brandon Bass (2/12) non ripete l’exploit di gara 5 (decisivo con 27 punti) e dalla panchina Rivers ha solo i 5 punti di Pietrus. Philadelphia chiude la propria prova corale con cinque giocatori in doppia cifra: i leader Brand (13 punti, 10 rimbalzi) e Iguodala (12 punti, 6 rimbalzi), il navigato Williams (11 punti, 6 assist) e Turner (12 punti, 9 rimbalzi), fondamentali per il successo. A tenere sempre in equilibrio la partita, 62-58 in apertura dell’ultimo quarto, ci sono Paul Pierce (24 punti), bravo a conquistare viaggi in lunetta (13/13), e il Kevin Garnett (20 punti) formato playoff. Holiday apre il break della svolta, 8-0, con il quattordicesimo punto personale e il vantaggio dei Sixers sale per la prima volta oltre la doppia cifra, 70-59 al 41’. Ray Allen cerca di rimettere tutto in discussione: infila la tripla del -6, 78-72 a 1’41 dalla sirena, ma sbaglia la successiva con Igoudala a strappare il rimbalzo della sicurezza.

mercoledì 23 maggio 2012

Nba, Miami domina Indiana ed avvicina la finale ad Est

http://www.ilmessaggero.it/sport/basket/basket_nba_miami_strapazza_indiana_e_va_a_un_passo_dalla_finale/notizie/197983.shtml


di Gabriele Santoro



ROMA – LeBron James (30 punti, 12/19 al tiro, 10 rimbalzi, 8 assist) e Dwayne Wade (28 punti, 10/17, +24 di plus/minus), seppure senza gli straordinari (70 punti in due) di gara 4, travolgono, 115-83, gli Indiana Pacers e spingono Miami a un passo, 3-2 nella serie, dalla finale della Eastern Conference.
Le statistiche fotografano una sfida a senso unico: gli Heat chiudono con il 61.4% al tiro (9/16 da3), dominano a rimbalzo (49-35) con il contributo di tutti e la difesa costringe Indiana a un eloquente 33% (30/89 dal campo) di realizzazione. «Il nostro obiettivo è archiviare immediatamente questo successo e la buona prestazione, pensando a quello che ancora ci manca», sottolinea Erik Spoelstra, coach di Miami.

La franchigia di Indianapolis. Dimostra di non aver superato emotivamente lo shock dell’ultima occasione persa in casa e registra gli infortuni pesanti di Granger (10 punti, 3/6) e West (10 punti, 5/13). L’inerzia della serie ora è girata e sarà molto difficile tornare a South Beach per l’eventuale gara sette. «L’infortunio di Granger è stato una tegola: senza di lui è quasi impossibile immaginare di difendere e limitare James. Ora dobbiamo provare a rialzarci. Siamo una buona squadra e cercheremo di vincere davanti ai nostri tifosi», spiega coach Frank Vogel. Indiana sta pagando la flessione del centro Hibbert (8 punti, 3/10 al tiro), presenza importante sotto canestro e uomo chiave nei due successi fin qui ottenuti.

La partita. Gli Heat costruiscono una vittoria fondamentale giocando da squadra. I primi due possessi della partita offrono subito l’idea di quello che sarà: Shane Battier (9 punti, 3/3 da3 nel primo quarto), offensivamente non pervenuto negli episodi precedenti, infila due triple e nel 10-5 dell’avvio non figurano James e Wade. Miami prova subito ad allungare, 21-13, ma le percentuali (a segno con 5 triple delle 6 complessive di serata) al tiro dalla lunga distanza tengono Indiana a contatto, 41-38 al 20’. Al rientro dall’intervallo lungo Battier (4/5 da3) riprende il discorso interrotto nel primo quarto e James (20 punti) inizia a forzare i ritmi, 56-45.

Hibbert, George e West. Non vedono più il canestro, subendo il parziale decisivo di 14-5. Granger alza bandiera bianca per un infortunio alla caviglia, come il compagno West per un problema al ginocchio. Miami controlla i rimbalzi e si distende in transizione, trovando sempre sbilanciata la difesa Pacers. Il vantaggio sale oltre i venti punti, 76-55 al 36’, e il finale è tutto in discesa con il prezioso Haslem (10 punti, 5/6 da2). Le seconde e terze linee degli Heat completano l’opera con il triplista Jones (6 punti), il redivivo Chalmers (8 punti) e Howard, concedendosi qualche eccesso inutile. Pittman si erge a protagonista con una gomitata, che sarà punita, all’avversario Lance Stephenson.

martedì 22 maggio 2012

Nba, Oklahoma elimina i Lakers e vola in finale

http://www.ilmessaggero.it/sport/basket/basket_nba_oklahoma_elimina_lakers_e_va_in_finale_con_san_antonio/notizie/197743.shtml

di Gabriele Santoro



ROMA – I Los Angeles Lakers archiviano la prima stagione dell’era post Phil Jackson con una sconfitta pesante, 106-90 per il 4-1 della serie, nella forma e nella sostanza: Russell Westbrook (28 punti, 12/25 dal campo, 4 assist, +25 di plus/minus) e Kevin Durant (25 punti, 10 rimbalzi, +25 di plus/minus) trascinano Oklahoma alla seconda finale consecutiva della Western Conference e volano a prendersi un futuro che sa già di presente. «Siamo tornati dove eravamo lo scorsoanno: ora vogliamo salire il gradino successivo», dice Durant. Domenica scatterà l’attesa finale ad Ovest con i formidabili San Antonio Spurs della coppia Parker-Duncan: una sfida molto interessante dalla quale probabilmente uscirà la squadra campione Nba 2012.

Kobe Bryant (42 punti, 18/33 al tiro), da tradizione, è l’ultimo ad arrendersi, ma predica coraggio e intensità nell’attuale deserto emotivo losangelino. «Sono una squadra esplosiva: nel volgere di pochi minuti ci hanno stordito e non siamo stati in grado di rialzarci», sottolinea il numero 24. Quando la lotta si fa dura le torri Bynum (10 punti, 4/10, 4 rimbalzi) e Gasol (14 punti, ma solo 4 nella ripresa, 5/14 dal campo, 16 rimbalzi) si astengono.

«Correre, correre e correre»
è il verbo dei Thunders e non potrebbe essere altrimenti, quando da rimbalzo difensivo conquistato aprono la transizione due atleti, prima che cestisti, del calibro di Durant e Westbrook. Ma Oklahoma non è solo loro: la panchina produce 35 punti contro i 5 di quella gialloviola. Oltre al miglior sesto uomo Nba, Harden (17 punti), la verticalità dello stoppatore Ibaka (8 punti, 6 rimbalzi, 3 stoppate), la duttilità europea di Sefolosha e la stazza fisica di Perkins creano quintetti dinamici, in grado di sopperire alle pause, poche e fisiologiche, dei “big-two”.

La partita. «Oklahoma ha fatto un lavoro eccellente per l’intera serie, aggiudicandosi gli scontri conclusi in volata. Oggi abbiamo semplicemente buttato dalla finestra quanto di buono costruito nelle prime tre frazioni», ammette coach Mike Brown. E come dargli torto? I Lakers restano a galla per trentasei minuti, prima di cedere rovinosamente. E senza gli effetti speciali del “bad boy” Metta World Peace, fallo antisportivo sull’ex Biella Sefolosha e due tecnici per proteste (4 liberi per i Thunder), avrebbero chiuso avanti all’intervallo lungo, 54-51. Bryant va al riposo con 19 punti a referto e una schiacciata in reverse che strappa applausi a tutti. L.A. prova ad accendere i propri lunghi, il deludente Bynum e Gasol, e controlla il contropiede letale di Oklahoma.

Westbrook, play classe ’88 di Long Beach con la canotta numero 0 e un look sempre eccentrico, spacca la partita al tramonto della terza frazione: una palla recuperata a centrocampo si trasforma nella magia che incanta i Lakers. Russell intercetta un passaggio morbido e scolastico di Sessions, scappa in contropiede e beffa il tentativo di fallo con un gioco da tre punti incredibile, 73-70. L’ambiente si carica e i due leader si calano nella parte: Westbrook (10 punti nel terzo quarto) segna da qualunque posizione e in qualunque modo, mentre Bynum pasticcia, 83-77 al 36’. Sessions con Bryant in panchina combina guai, che in apertura dell’ultimo periodo Durant punisce: due triple a segno nell’arco di 32” e Los Angeles è al tappeto, 91-77 al 38’.

Celtics avanti. Nella Eastern Conference Boston ipoteca la qualificazione alla finale, dominando, 101-85, il quinto episodio della serie con i Sixers di Philadelphia. I Celtics scappano nella terza frazione con il protagonista che non ti aspetti: l’ala Brandon Bass, autore di 27 punti con un sontuoso 9/13 al tiro.

lunedì 21 maggio 2012

Nba, James e Wade show: Miami rivede la finale ad Est

http://www.ilmessaggero.it/sport/basket/basket_nba_james_e_wade_show_miami_in_semifinale_ovest/notizie/197568.shtml

di Gabriele Santoro



ROMA – LeBron James (40 punti, 14/27 al tiro, 18 rimbalzi, 9 assist) e Dwayne Wade (30 punti, 9 rimbalzi, 6 assist) riprendono gli Indiana Pacers e pareggiano la serie di semifinale, 2-2, con una prova di forza assoluta: 70 punti segnati sui 101 complessivi della vittoria di Miami; 27 rimbalzi catturati su 47 e 15 assist distribuiti su 20. Dopo ventiquattro minuti in ombra, 56-46, D-Wade (22 punti nella ripresa) sale in cattedra con un terzo periodo straordinario e con LeBron firma la rimonta e il successo, 93-101, della franchigia di South Beach. Se con la qualificazione di San Antonio la finale della Western Conference appare disegnata, Oklahoma (3-1 sui Lakers) è a un passo dal raggiungerla, a Est è ancora tutto da stabilire con l'equilibrio anche nell'altra semifinale Boston-Philadelphia (2-2).

James. «La squadra è piena di veterani e di lottatori: non siamo scesi sul parquet con la tensione di una squadra disperata. Le prossime partite della serie saranno una battaglia come questa», sottolinea James. Gli Heat riescono finalmente a distendersi in transizione e grazie alla loro fisicità straripante in contropiede diventano un rebus irrisolvibile per la difesa di coach Frank Vogel. «Siamo stati entrambi aggressivi e quando giochiamo così il basket di Miami è realmente piacevole. Negli ultimi due giorni ho lavorato molto per recuperare le energie mentali. È stato molto importante passare del tempo con Tom Crean, il mio allenatore a Marquette che considero come una figura paterna», spiega Wade.

La svolta. Nella terza frazione la coppia Wade (6/6 da2 in 12', arriverà a 11/11)-James fattura 28 punti con un sontuoso 10/13 dal campo: i due dialogano a meraviglia scambiandosi assist e cenni di intesa. Dwayne penetra, pesca un taglio dal lato debole e alza per la schiacciata di LeBron, 61-59. James salva una palla quasi persa a centrocampo, la trasforma in un'assistenza per il compagno che è bravo a piazzare una tripla fondamentale, 63-64 al 30’. Collison (16 punti, 6/7 da2) prova a rispondere, attaccando il ferro con coraggio, ma l’inerzia della gara è ormai girata. Udonis Haslem (14 punti, 5/6 da2, +15 di plus/minus), ferito al sopracciglio, si conferma un collante insostituibile nel sistema di Miami e allunga fino al +10, 66-76 (break di 25-5 dal 61-51).

La partita. Indiana ha smarrito i propri riferimenti principali con Hibbert (10 punti, 9 rimbalzi), mattatore in gara tre, e Granger (20 punti, 8/18 dal campo), tenuti a lungo in panchina nel secondo tempo. Nell’ultimo periodo prosegue lo show di Wade e James, che tengono sempre alla giusta distanza i tentativi di rientro dei padroni di casa, 81-86 al 40’. Haslem infila tre tiri frontali nell’area dei tre secondi, insieme al dodicesimo canestro su tredici tiri di Wade, per il margine della sicurezza, 85-94 al 45’. Indiana insiste con due triple, ma l’occasione è ormai sfuggita.

San Antonio prima finalista ad Ovest. La franchigia texana completa l’opera con un secco 4-0 ai danni dei Los Angeles Clippers e torna in finale di conference. Gli Spurs inanellano la diciottesima vittoria consecutiva, 99-102, con l’ennesima prova corale. «C’è stato il contributo di tutti, come durante tutto l’anno, e speriamo che continui così anche per le finali», dice coach Popovich. Il pregiato asse play-pivot Parker (17 punti, 5 assist)-Duncan (21 punti, 9/14 da2) è al solito determinante, come lo sono dalla panchina Manu Ginobili (11 punti, 4 assist) e l’ex Benetton Treviso Gary Neal (14 punti in 14’ d’impiego). Incisivo anche il lungo brasiliano Tiago Splitter (11 punti, 7 rimbalzi).

San Antonio. L’ottima circolazione di palla e la fluidità offensiva spiegano le percentuali di realizzazione (52% da2, 40% da3) di San Antonio, che guida con vantaggi oltre la doppia cifra (9-18; 26-37; 31-43; 47-51) fino a metà del terzo periodo quando Blake Griffin (21 punti, 5 rimbalzi) e Chris Paul (23 punti, 11 assist, 6 rimbalzi) riaccendono la speranza Clippers, 65-63. Si prosegue punto a punto, 94-94 a 4’ dalla sirena. L’esperienza di Parker e Ginobili fa la differenza nel momento chiave: il primo infila due layup morbidi, 98-100, il secondo mette lo zampino nel recupero difensivo (pasticcio di Paul) che a 12” dalla conclusione chiude l’incontro e archivia la serie.

mercoledì 16 maggio 2012

L'impresa di Ivkovic: l'Olympiacos spegne le stelle del Cska e conquista l'Eurolega

http://www.ilmessaggero.it/sport/basket/basket_rivincita_della_grecia_in_europa_olympiakos_campione/notizie/196007.shtml

di Gabriele Santoro

ROMA – Un Olympiacos stupendo compie il miracolo a Istanbul e consegna alla storia della pallacanestro una partita incredibile.

La squadra forgiata nel gioco e nell’anima dal sapiente condottiero serbo Dusan Ivkovic risale dal -19 contro lo stellare e ricchissimo Cska Mosca di Andrei Kirilenko e con un tiro a 0.7” dalla sirena conquista, 61-62, la seconda Eurolega della propria storia.

Eroe Printezis. Nella bolgia ateniese della Sinan Erdem Arena l’eroe è il greco Georgios Printezis: sul 61-60, dopo il doppio errore dalla lunetta del navigato Siskauskas, l’ala pivot trova lo spazio per la parabola che si infila nella retina e scatena la gioia biancorossa. L’Olympiacos non vinceva il trofeo che più conta in Europa dal lontano 1997 a Roma, quando in panchina sedeva lo stesso Ivkovic. Per il coach della grande “Jugo” dei "fratelli" Drazen Petrovic e Vlade Divac si tratta del meritato coronamento di una carriera straordinaria. I Reds hanno meno centimetri, talento ed esperienza, ma giocano da squadra vera, capace di non disunirsi anche nel momento più difficile. L'esempio lo dà il lungo atipico Kyle Hines (ex Veroli in Legadue), che anche quando gira a vuoto non smette di lottare.

La corazzata russa. Allestita senza badare a spese con un quintetto base inavvicinabile (Teodosic-Siskauskas-Kirilenko-Khryapa-Krstic), è un fallimento senza precedenti. Dopo l’era Ettore Messina (due Eurolega vinte con il Cska) la squadra dell’Armata Rossa non è più riuscita a vincere nulla. Mosca domina la finale per 28’, 53-34, prima di scomparire letteralmente dal parquet (8 punti segnati nell’ultima frazione). Mantzaris dà sostanza a un parziale devastante di 14-0, che ridisegna l’andamento della partita che sembrava già inciso nelle statistiche all’intervallo lungo (40-4 nella valutazione per il Cska, 7/24 al tiro e 13 palle perse per i Reds).

Il play Teodosic. (15 punti, 4/9 da3), fino a quel momento fantastico, va in confusione e le perse aumentano anche per i moscoviti (16 al 30’). Printezis (autore di 10 punti nell'ultimo quarto) firma il -3, 55-52 al 36’, ma il rientro di Kirilenko (12 punti, 10 rimbalzi, 25 di valutazione) argina la rimonta, 60-55 al 38’. Teodosic forza soluzioni incomprensibili, spreca un possesso fondamentale e spende falli inutili. Il coraggioso Papanikolau (18 punti, 5/5 al tiro), classe ’90, incornicia una partita perfetta con i liberi del -1, 61-60 a 10” dall’epilogo. Ivkovic ordina ovviamente il fallo sistematico e il gelido Siskauskas trema con il decisivo 0/2. Papanikolau strappa il rimbalzo, Spanoulis (15 punti) spinge la transizione e Printezis (12 punti) confeziona l’apoteosi.

I numeri. Il Cska controlla i rimbalzi (33-27), chiude con il 53% da2 e il 37% da3 perdendo 22 palloni. L'Olympiakos viaggia con il 42% da2, il 36% da3 e il pessimo 16/27 ai liberi, che alla fine dei conti non incide.

domenica 13 maggio 2012

Nba, Gallinari saluta i playoff: Los Angeles elimina Denver

http://www.ilmessaggero.it/sport/basket/basket_denver_ko_con_i_lakers_gallinari_dice_addio_ai_playoff/notizie/195731.shtml
di Gabriele Santoro
ROMA – Metta World Peace, l’uomo giusto per le occasioni speciali, conferma la legge dello Staples Center: in casa i Los Angeles Lakers non perdonouna gara sette dal 1969 (106-108 per i Boston Celtics). Denver cede, 96-87, dopo essere riemersa da un pesantissimo -16 (62-46 a metà del terzo quarto) grazie all’energia di Ty Lawson (24 punti, 11/19 al tiro, 6 assist). La squadra californiana attua le mosse necessarie a rendere inefficace il sistema di gioco degli avversari e sfrutta i suoi punti di forza.

Il corri e tira in transizione dei Nuggets non funziona (inutile anche la carta del quintetto piccolo), mentre uno splendido Gasol (23 punti, 17 rimbalzi) e un solido Bynum (16 punti, 18 rimbalzi, 6 stoppate) tornano a fare la differenza (16 rimbalzi in più rispetto a gara sei) sotto canestro. Lo spagnolo lotta per e con Bryant (17 punti, 8 assist), in versione inedita da comprimario, che si gode l’amico ritrovato. «Avevamo le spalle al muro e serviva aggressività. Abbiamo attaccato bene nell'area colorata e combattuto su ogni singola palla», dice Gasol. Ma il vero salto di qualità lo dà World Peace (15 punti, 5 rimbalzi, 4 recuperi, +18 di plus/minus): linguaggio del corpo inimitabile, da attore consumato che ne ha viste tante (come non ricordarsi dello show in gara 7 per l’ultimo anello vs Boston) e adora indossare i panni del salvatore della patria, redento dopo la maxi squalifica di sette turni.

L’ala-pivot offre agonismo, difesa e quella dose di canestri “ignoranti” che risolvono le partite. Fondamentale anche l’apporto di Steve Blake (19 punti, 5/5 da3), che garantisce pericolosità dal perimetro e disputa la migliore partita in carriera. «Stasera lo odio, ma in generale lo amo come giocatore», ironizza George Karl. Mike Brown tira un sospiro di sollievo e scaccia i fantasmi del licenziamento, pronosticato da Magic Johnson e smentito dalla franchigia. «Metta è stato mostruoso con delle giocate elettrizzanti», sintetizza Brown. Ora si pensa già a lunedì e alla semifinale contro Oklahoma e il fenomeno Kevin Durant.

Denver incassa l’ottava eliminazione al primo turno dei playoff negli ultimi nove anni. Gallinari (3 punti, 1/9 dal campo, 4 palle perse), spento come Miller (3 punti, 1/10) dalla marcatura di World Peace, stecca come i giovani Faried (6 punti, -19 di plus/minus) e Mozgov cancellati dallo strapotere della coppia Bynum-Gasol. Harrington (24 punti) ci prova. Coach Karl ha forgiato un gruppo dall’identità precisa, che gioca una pallacanestro piacevole. Mancano solo l’esperienza e una stella in grado di uscire dagli schemi, quando questi non producono risultati. «Sono orgoglioso della prova dei miei ragazzi. Ha prevalso la loro taglia fisica sulla nostra velocità. Gli abbiamo fatto sbagliare abbastanza tiri per sperare di vincere, ma senza il controllo dei rimbalzi...», sottolinea Karl.

I numeri. Los Angeles ritrova il tiro dalla lunga distanza (11/24 da3) e presenza nell’area (14 stoppate); si passa la palla (22 assist) e recupera 10 palloni. Denver al contrario smarrisce qualità e precisione con un deficitario 33% dal campo (7/26 da3) perdendo per frenesia 18 palloni.

La partita. Coach Brown vara il quintetto pesante: subito dentro il rientrante World Peace con i discussi Bynum e Gasol. I due avvertono l’urgenza del riscatto e partono aggressivi: Drew schiaccia, Pau accarezza la retina, 6-2 al 2’. Ty Lawson (9 punti), assistito da Afflalo, non si intimidisce e punisce ogni centimetro concesso dalla difesa losangelina, 18-22 all’8’. Dalla panchina si alza un Blake incisivo, che scalda lo Staples con due triple, 30-27 al 13’. I Nuggets non riescono a correre e quando non costruiscono un tiro nei secondi iniziali dell’azione(0 punti in contropiede) crollano le percentuali di realizzazione (38% al secondo intervallo). Gallinari si spende sull’altruista Bryant, mentre l’illuminante Gasol (11 punti) e Blake (11 punti, 3/3 da3) creano il primo break importante, 38-31. Afflalo ricuce lo strappo con l’unico squillo del “Gallo”, 42-40, ma il catalano (7 rimbalzi) non trova ostacoli, 48-42 al 24’. «Dobbiamo essere quello che siamo: dov’è finito il nostro basket? Voglio semplicità: difesa, rimbalzo e corriamo», richiama George Karl.

I gialloviola hanno però un’altra intensità e al rientro dall’intervallo lungo piazzano un parziale di 18-4 in 5’ con le triple di World Peace (1/6 dal campo nelle prime due frazioni), innescato sapientemente (16 assist e solo 4 perse per LA) da Bryant, 62-46. Harrington toglie Denver dall’angolo e Lawson spaventa lo Staples: i Nuggets quando si distendono in transizione fanno davvero paura. Il play è l’anima di una rimonta sontuosa, 22-6 di break per il 68-68, con 13 punti in 4’. Harrington raccoglie un assist di Miller per la tripla dell’allungo, 69-73 al 37’. Denver paga lo sforzo mentale e si spegne (5 punti segnati in 7’) proprio nel momento di inerzia favorevole. World Peace e Blake alzano ulteriormente il tono agonistico della contesa, prendendosi la semifinale con tre tiri consecutivi dalla lunga distanza, 83-78. Gasol ribadisce il dominio personale con 5 rimbalzi offensivi di fila. Bryant mette il sigillo: palleggio in isolamento, passo indietro e tripla della sicurezza, 92-84 a 48” dalla sirena, malgrado la guardia serrata di Afflalo.

Tabellone Playoff Nba
, risultati primo turno:
Est Conference: Chicago Bulls-Philadelphia 76ers 1-4; Boston Celtics-Atlanta Hawks 4-2; Indiana Pacers-Orlando Magic 4-1; Miami Heat-New York Knicks 4-1.

Ovest Conference: San Antonio Spurs-Utah Jazz 4-0; Memphis Grizzlies-Los Angeles Clippers 3-3; Los Angeles Lakers-Denver Nuggets 4-3; Oklahoma City Thunder-Dallas Mavericks 4-0.

Semifinali, Est: Boston Celtics-Philadelphia 76ers 1-0; Miami Heat-Indiana Pacers. Ovest: San Antonio Spurs-(vincente Clippers-Grizzlies); Oklahoma City Thunder-Los Angeles Lakers.

venerdì 11 maggio 2012

Nba, Denver ci crede: Lakers a gara 7

http://www.ilmessaggero.it/sport/basket/basket_playoff_nba_gallinari_e_denver_ancora_vivi_contro_i_lakers/notizie/195268.shtml
di Gabriele Santoro


ROMA – I Denver Nuggets di Danilo Gallinari sono a un passo dal coronare una rimonta clamorosa: i Lakers crollano, 113-96, al Pepsi Center e brucianoanche la seconda occasione di chiudere la serie (3-3). Ora si torna allo Staples Center per la sfida senza ritorno con una gara sette tutta da gustare. L’energia coinvolgente e il gioco armonioso della franchigia del Colorado sono la chiave di una partita a senso unico: Denver è intensa, corre meravigliosamente e sa passarsi la palla per costruire il miglior tiro possibile. I Lakers sono solo Kobe Bryant (31 punti con 23 tiri), che nonostante sia debilitato dalla gastroenterite («la mia stanza d'albergo assomigliava a una scena tratta dall'Esorcista», scherza Bryant) e da acciacchi vari è l’ultimo ad alzare bianca. Malissimo Pau Gasol (1/10 dal campo in 29’) e non ingannino le statistiche di Bynum (11 punti, 16 rimbalzi). «È deludente vedere come si spende Kobe pur disidratato per farci vincere, mentre altri non tirano fuori tutte le energie: senza l'apporto di Pau e Drew è dura passare», sottolinea coach Brown.

Tywon “Ty” Ronell Lawson (32 punti in 30’ d’impiego, 13/18 al tiro, 6 assist), che quest’anno causa lock-out ha indossato anche la canotta dello Zalgiris Kaunas, è un rebus di soluzione difficile per la difesa losangelina. Il play, uscito da North Carolina, ha cuore e la dinamite nelle gambe: interprete speciale del pick and roll, inarrestabile in transizione e pericoloso dalla lunga distanza (5/6 da3). «Avevo bisogno solo di un po' di confidenza: dopo il primo canestro non mi sono più fermato», dice Lawson. Con lui c’è un “Gallo” (12 punti, 7 assist, 4 rimbalzi) da trenta e lode. L’ala azzurra crea per i compagni e dà equilibrio grazie alla sua versatilità e intelligenza cestistica in tutte le fasi del gioco.

La matricola Faried (15 punti, 11 rimbalzi) stravince la lotta sotto i tabelloni. Uscendo dalla panchina Miller (12 punti) e Bremer (18 punti) confermano la maggiore qualità dei ricambi Nuggets (dopo il 50-19 di gara 5, prevalgono 40-27 rispetto ai comprimari gialloviola).

I numeri. Denver chiude con un lusinghiero 51% al tiro (10/20 da3) contro il 35% Lakers; prevale a rimbalzo (47-42) e negli assist (26-23).

Le chiavi di gara 7. Coach Brown recupererà dopo la maxi squalifica di sette turni l’indisciplinabile Metta World Peace (all'anagrafe Artest «mi conforta riaverlo vicino», ammette Bryant), che gli garantisce la difesa e l’agonismo oggi non pervenuti. A favore dei Lakers, spinti dal sostegno hollywoodiano dello Staples, c’è la maggiore esperienza nel disputare partite decisive. L’obiettivo sarà fermare la transizione, letale, dei Nuggets e ritrovare lo sperduto Gasol. Denver ha entusiasmo, fiducia e poco da perdere. Servirà la stessa faccia tosta necessaria a ribaltare una serie che sul 3-1 tutti davano ormai come archiviata.

La partita. «Gioca aggressivo, spingi forte la palla». Il messaggio del generale George Karl è chiaro e Ty Lawson esegue: Denver accoglie i Lakers con un parziale devastante di 13-0 in 3’. Il play, coadiuvato da Gallinari (5 punti, 3 assist), infiamma subito il Pepsi Center e segna 14 dei primi 23 punti Nuggets, che volano in transizione. Los Angeles è stordita (0/8 dal campo in 4’) e si aggrappa all’orgoglio del suo numero 24, che prova ad arginare la forza d’urto del sistema corri e tira dei padroni di casa, 30-20 al 12’. La qualità dei possessi offensivi (6 palle perse nella seconda frazione) di Denver cala fisiologicamente (3/14 dopo l’iniziale 9/12 con 5/5 dalla lunga distanza). Senza il contropiede i Nuggets esplorano il post basso con Harrington e si affidano al veterano Miller. «Non voglio la partita perfetta, mi basta vincere», ammonisce coach Karl in panchina.

I gialloviola si avvicinano, 47-43, con Bryant (19 punti in 24’) intenzionato a rovinare la festa del Colorado, ma non hanno riferimenti nell’area colorata (22-12) con Gasol e Bynum evanescenti (0/7 in 18’). Il “Gallo” (10 punti, 5 assist) e l’indemoniato Lawson (19 punti) rimettono però la giusta distanza, 54-45 al 24’. Al rientro dall’intervallo lungo l’intensità di Denver stende definitivamente i Lakers, che aprono il terzo quarto con un gelido 0/6. Gallinari, anche senza la mira da fuori, spiega pallacanestro e innesca l’agonista Faried. Bryant è nervoso e commette un brutto fallo sul rookie classe ’89: due liberi per il +14, 59-45, poi Afflalo e Lawson scavano il solco decisivo, 63-45. Los Angeles ha già la mente rivolta a gara sette e il divario sale con il trentaduesimo punto personale del play Nuggets, 90-65 al 35’. Nell’ultimo periodo la ribalta è per l’ispirato Brewer fino al 113-96 conclusivo.