venerdì 22 giugno 2012

Suk Ovest banditi a Roma, alla Garbatella scatta l'ora del riscatto

Il Messaggero, sezione Cultura & Spettacoli pag. 25,
22 giugno 2012

di Gabriele Santoro




http://www.ilmessaggero.it/cultura/libri/suk_ovest_alla_garbatella_scatta_lora_del_riscatto/notizie/204081.shtml

Nba, l'ora di King James: Miami travolge OKC e sale sul trono

http://www.ilmessaggero.it/sport/basket/nba_miami_campione_re_james_finalmente_sul_trono/notizie/204064.shtml
di Gabriele Santoro
ROMA – Inseguiva una notte così da tanto tempo. Il ragazzo cresciuto al vento di Akron (Ohio) da una madre sedicenne, senza una figura paterna, ha mantenuto la promessa di un talento unico. Ora il fenomeno LeBron James è diventato campione. Il Prescelto strapazza, 121-106, Oklahoma anche in gara cinque di finale con una tripla doppia (26 punti, 11 rimbalzi, 13 assist) celebrativa e conquista il primo anello di una carrieragiunta alla svolta attesa. «È il giorno più felice della mia vita. Il sogno si è materializzato. Quando ho lasciato Cleveland sapevo che a Miami avremmo costruito un futuro luminoso. Questo è solo l’inizio», promette LeBron che qualche secondo prima dell'ultima sirena abbraccia il rivale Durant. Poi può cominciare la festa, magliette e cappellini d'ordinanza da indossare, e Wade arringa la folla.

La franchigia di South Beach mette in bacheca il secondo titolo Nba, dopo i fasti della stagione 2005/06 targati Wade-O’Neal. Gli Heat avvertivano l’urgenza di dare sostanza a un progetto ambizioso e denso di insidie. Chris Bosh (24 punti, 9/14 al tiro, +29 di plus/minus) e Dwayne Wade (20 punti, 8 rimbalzi, 3 stoppate) chiudono idealmente il cerchio dei “Big Three”, missione compiuta. Un sistema di gioco fatto di pura energia, che parte dalle situazioni difensive per affidarsi alle qualità individuali in attacco. Miami corre, appena può, e quando crea un vantaggio spazio temporale in campo aperto non c’è difesa avversaria in grado di adeguarsi ed attutire la forza d’urto fisica di James e compagni. Un successo costruito senza il canonico asse play-pivot.

Nel trionfo di Miami, immaginati due estati fa dal factotum Pat Riley, c’è un’altra storia da raccontare. Il comprimario Mike Miller (23 punti), tormentato dagli infortuni e a un passo dal ritiro dalle competizioni, si prende la ribalta con uno strepitoso 7/8 dalla lunga distanza. «Quando si presentano certe occasioni non puoi lasciartele sfuggire. E non me la sarei fatta scappare per nessuna ragione al mondo», sorride Miller.

Le statistiche. Nella sfida decisiva di una finale dominata dal secondo episodio a Oklahoma City, Miami indovina una prestazione balistica (14/26 da3) che raffigura uno stato di fiducia assoluto; controlla i rimbalzi (41-38) e si passa bene la palla (25 assist). Ai Thunder (11/28 da3) non basta il solito Kevin Durant (32 punti, 13/24 al tiro, 11 rimbalzi, 7 palle perse). Russell Westbrook (4/20, 0/5 da3) va fuori giri e prova ad innescare gli altri, mentre Harden (19 punti, 6/6 ai liberi) prova ad incidere.

«È dura, signori. In questa squadra siamo tutti fratelli e dispiace concludere in questo modo un’annata bellissima. Siamo arrivati fino a questo punto non per fare presenza», sottolinea Durant. La giovane Oklahoma, età media inferiore ai 23 anni, si dimostra ancora acerba. I Thunder non sono riusciti a ripetersi sul livello della splendida finale di conference vinta contro San Antonio. Ma l'appuntamento è semplicemente rimandato.

La partita. Si parte in equilibrio, 11-10 al 5’30. L’ingresso di Miller all’ottavo minuto disegna però subito un altro orizzonte: l’ala del South Dakota infila due triple in 45 secondi e Cole (1/2 da3) cerca di imitarlo, 31-26 al 12’. Oklahoma risponde con il veterano Fisher, 34-32. Miami vola armoniosamente sulle ali dei tre moschettieri: James (9 punti), Wade (9 punti) e Bosh (8 punti). Chalmers firma il +10, 46-36, ma si tratta solo del prologo. Miller, incontenibile, realizza la quarta tripla in altrettanti tentativi, 51-36 al 18’. Durant (14 punti) si frappone a James (15 punti) e a un’inerzia totalmente negativa, 59-49 al 24’. Al rientro dall’intervallo lungo OKC sembra tornare a galla con la schiacciata del – 5 di Ibaka, 61-56. Battier e Chalmers dal perimetro spengono qualsiasi illusione, 72-62. Westbrook segna solo dalla lunetta (11/13) e James sfrutta un fallo antisportivo di Fisher per scavare il solco determinante. Bosh esalta l’American Airlines Arena con la tripla del +22, 85-63 al 33’. I Thunder non ci credono più e l’epilogo è tutto in discesa per i nuovi campioni del mondo.

Finale Nba

Oklahoma City Thunder-Miami Heat 105-94 Oklahoma City Thunder-Miami Heat 96-100

Miami Heat-Oklahoma City Thunder 91-85
Miami Heat-Oklahoma City Thunder 104-98
Miami Heat-Oklahoma City Thunder 121-106

mercoledì 20 giugno 2012

Nba, ancora una rimonta per gli Heat: l'anello è a un passo

http://www.ilmessaggero.it/sport/basket/nba_miami_batte_ancora_oklahoma_ora_e_a_un_passo_dal_titolo/notizie/203646.shtml
di Gabriele Santoro
ROMA – Miami compie un’altra rimonta ed è a un passo dal titolo Nba. Oklahoma cede, 104-98, dopo aver costruito un vantaggio di 17 punti. Giovedì notte LeBron James (26 punti, 9 rimbalzi, 12 assist) avrà laprima occasione per coronare una rincorsa, lunga e a tratti affannosa, iniziata nove anni fa con la prima scelta di Cleveland nel Draft. Nella storia della lega cestistica statunitense a nessuna franchigia è sfuggito l’anello sul vantaggio di 3-1 in finale.

Nella sfida chiave per spostare gli equilibri della serie gli Heat trovano in Mario Chalmers (25 punti, 9/15 dal campo) un sostegno fondamentale. «Siamo eccitati dall’idea di giocarci in casa la prima opportunità di diventare campioni. Ma sappiamo di dover gestire molta pressione emotiva ed occorre restare concentrati solo sulla nostra pallacanestro», sottolinea coach Erik Spoelstra. Il tecnico di Miami pesca dalla panchina risorse inaspettate come Norris Cole (8 punti, 2/3 da3, +12 di plus/minus), che nel primo quarto riaccende il pubblico dell’American Airlines Arena stordito dall’intensità rabbiosa di Oklahoma. Gli Heat controllano i rimbalzi (40-35), migliorano sensibilmente le percentuali di realizzazione (48% complessivo, 10/26 da 3) rispetto a gara 3 e ottengono come al solito molti viaggi in lunetta (18/25 da1). Chris Bosh (13 punti, 9 rimbalzi) e Dwayne Wade (25 punti, 2/3 da3, +10 di plus/minus) producono una partita di sostanza.

«Russell ci ha trascinato con una prestazione straordinaria, ma non è bastato per vincere. Non ci arrendiamo malgrado il 3-1», dice coach Scott Brooks. Il suo playmaker, Westbrook, spazza via le critiche che lo stanno accompagnando con una serata magica: 43 punti a referto, 20/32 al tiro, 7 rimbalzi e 5 assist. Ai Thunder manca tantissimo l’apporto dalla panchina di James Harden (8 punti, 2/10, 10 rimbalzi). Il miglior sesto uomo dell’Nba non sta incidendo a differenza delle serie precedenti. Kevin Durant (28 punti di cui 4 negli ultimi 12’, 9/9 ai liberi) non cambia il passo nel periodo decisivo. Oklahoma non ha pericolosità sul perimetro (3/16 da3) e paga l’inesperienza nella cura dei dettagli.

La partita. L’avvio dei Thunder è prepotente: 7/7 al tiro con Westbrook scatenato, 5-15 al 4’30. Miami colleziona uno 0/3 dalla lunga distanza e pasticcia con Wade. Il veterano Collison sigilla un ulteriore break di 10-0, 12-27 al 10’. Cole, subentrato allo spento Wade, sfrutta dall’angolo un assist di James per la tripla che rianima Miami, 19-33 al 12’. Il rookie classe ’88 inaugura un parziale devastante di 16-0 con cui gli Heat annullano la partenza negativa, 32-33 al 16’. Harden regala l’unica giocata di energia della sua serata, ma Chalmers e Wade (7 punti nel secondo periodo) non si prendono pause, 46-49 al 24’. Al rientro dall’intervallo lungo James inventa l’assist per il sorpasso di Wade e il primo vantaggio interno, 50-49.

Chalmers ha fiducia come il compagno triplista Battier, 71-66. James (autore degli ultimi 13 punti di Miami nella terza frazione) attacca il ferro e guadagna liberi con una continuità impressionante, 79-75 al 36’. La partita resta però viva con il meraviglioso Westbrook ad arginare la fuga dei padroni di casa, 90-90 a -6’. Durant mette la freccia con l’arresto e tiro che brucia la guardia di Battier, 92-94. I Big Three non steccano: Bosh indovina un bel movimento in avvicinamento a canestro, James infila una tripla centrale e Wade un layup importante per il 99-94 a -2’19 dalla conclusione. Westbrook (17 punti in 12’) insiste, ma Haslem conquista una palla contesa determinante che Chalmers trasforma nei liberi della sicurezza, 103-98 a 13.8” dalla sirena.

Finale Nba

Oklahoma City Thunder-Miami Heat 105-94
Oklahoma City Thunder-Miami Heat 96-100

Miami Heat-Oklahoma City Thunder 91-85
Miami Heat-Oklahoma City Thunder 104-98

lunedì 18 giugno 2012

Basket in carrozzina, il Santa Lucia vola con "Stupe" a conquistare il ventesimo scudetto

http://www.ilmessaggero.it/roma/storie/basket_in_carrozzina_il_santa_lucia_vola_con_stupe_il_20esimo_scudetto/notizie/203305.shtml
 
di Gabriele Santoro

ROMA – Marco Stupenengo è un atleta speciale, un talento puro che non conosce egoismi. Dall’età di quindici anni, quando un grave incidente in motorino gli ha strappato l’innocenza, convive con un dolore penetrante che lui si diverte a beffare. Prima nel nuoto paralimpico, poi nel basket in carrozzina ha trovato una ragione di vita. In tre anni di lavoro duro è diventato un giocatore vero, meritando un posto di rilievo nel Santa Lucia, la squadra più titolata d’Italia.

Ieri Marco volava con la sua carrozzina
sul parquet del Centro Polisportivo Tellene a Spinaceto: quaranta minuti da protagonista fino alla festa per il ventesimo scudetto conquistato dal Santa Lucia nel derby romano contro l’Elecom Lottomatica. «Sulla lunetta del tiro libero sentivo il cuore in gola - racconta "Stupe" -. Mancavano un minuto e una manciata di secondi alla conclusione della partita ancora in bilico e compagni più esperti di me avevano appena sbagliato. Ho disegnato due parabole perfette e la palla, senza sfiorare il ferro, ha accarezzato la retina: una gioia indescrivibile».

Per un pomeriggio hanno taciuto le scosse
che partono dai nervi scoperti della schiena e tormentano gambe senza sensibilità. «Dopo la Coppa Campioni a Istanbul - prosegue - ho attraversato settimane difficili: antidolorifici tosti da smaltire, impossibilità di allenarmi e un tono muscolare da ricostruire. Solo stamattina ho cominciato ad elaborare e dare una forma alle sensazioni che provo. Ora vado a rilassarmi in piscina, ma i sogni non finiscono qui…». Stupenengo, classe ’88, infatti è stato inserito nella prima lista di convocati per il raduno della nazionale azzurra in preparazione della Paralimpiade londinese.

Tripletta. Per la formazione allenata da Carlo Di Giusto si tratta del quarto tricolore consecutivo e del terzo trofeo stagionale dopo la Supercoppa e la Coppa Italia. Un’annata vissuta sempre nel segno della stracittadina che domina da diversi campionati il basket in carrozzina italiano. L’Elecom degli australiani Ness ed Eveson ha ottenuto un piazzamento importante in Europa salendo sul terzo gradino del podio in Coppa Campioni. La finale scudetto va in archivio con un netto 3-0 e due successi in trasferta per i gialloblu. Da ricordare soprattutto il primo episodio della serie, deciso dopo un tempo supplementare (75-66) con le mille emozioni che questo sport sa donare.

La partita. L’Elecom conduce gara tre per 15’, 26-18, trascinata dal play della nazionale azzurra Amine Moukhariq (12 punti). Dal time out chiesto da coach Di Giusto esce un altro Santa Lucia: Cavagnini (6 punti, 8 rimbalzi), Counts e Mehiauoi (17 punti, 8/28 dal campo) producono un break fondamentale di 12-0, 26-30 al 20’. Al rientro dall’intervallo lungo l’inerzia ormai è girata con il giovane Stupenengo (10 punti), Sanna e Pellegrini (9 punti, 4/5 da2) in controllo, 34-42 al 30’. In apertura dell’ultimo quarto il francese Mehiaoui indovina la tripla e il layup che scavano il solco definitivo, 34-47 al 32’. Ness (19 punti) ed Eveson (10 punti) continuano a provarci, 48-55 al 38’30, con l’ottimo Moukhariq (19 punti), ma ormai il tricolore è scappato via.

Il tabellino
Elecom: Harnett 2, Paggi n.e., Moukhariq 19, Ness 19, Cherubini, Eveson 10, Korkmaz, Ceracchi, Pennino 2. Coach Moreno Paggi

Santa Lucia: Trulli, Stupenengo 10, Lynch 4, Sanna 4, Di Bennardo, Mehiaoui 17, Airoldi, Pellegrini 9, Cavagnini 6, Rossetti, Counts 7, Beltrame. Coach Carlo Di Giusto

Nba, Miami sorpassa: 2-1 sui Thunder

http://www.ilmessaggero.it/sport/basket/finale_nba_miami_heat_avanti_2_1_suicidio_thunder_in_gara_3/notizie/203280.shtml

di Gabriele Santoro
ROMA – «Gli Heat sono andati in lunetta 35 volte, noi appena 24. Dobbiamo difendere meglio commettendo meno falli».Le parole di Scott Brooks, coach di Oklahoma, rilevano il dato essenziale della seconda sconfitta dei Thunder (ora sotto 2-1), 91-85, che soffrono la fisicità di Miami, sprecano un margine consistente e non approfittano del pessimo 37% (28/74) al tiro degli avversari.

Nel primo episodio della serie in Florida
Dwayne Wade (25 punti, 9/11 ai liberi, 7 rimbalzi, 7 assist) è la spalla ideale di LeBron James (29 punti, 11/23 dal campo) determinante a rimbalzo (ne strappa 14). Shane Battier (9 punti, 2/2 da 3) conferma una condizione strepitosa e la confidenza che gli ha permesso di collezionare uno straordinario 11/15 in tre partite. Chris Bosh (3/12 in 37’ d’impiego) non si ripete sui livelli della sfida precedente, ma è una presenza insostituibile nell’area dei tre secondi (11 rimbalzi di cui 4 offensivi, 2 stoppate).

«Oggi abbiamo dimostrato di saper vincere
anche con percentuali di realizzazione basse. I ragazzi hanno sopperito a ciò con un’eccellente intensità in tutte le fasi del gioco», spiega coach Spoelstra. In difesa James riesce a limitare, specialmente nell’ultimo quarto, il pericolo pubblico numero uno Kevin Durant. LeBron avverte l’urgenza di cambiare il corso della storia: «L’anno passato in finale non ho prodotto abbastanza giocate decisive. Ora voglio essere protagonista anche nei momenti chiave e farò di tutto per arrivare al titolo».Gli 85 punti segnati (4/18 da3, 15/24 da1) rappresentano una rarità per Oklahoma, che durante la stagione ha perso sette sulle nove volte in cui non è riuscita a varcare quota 90.

«È stato frustrante - ammette Kevin Durant -, perché abbiamo sprecato un vantaggio considerevole.
Le penalità ci hanno sottratto i tiratori dalla lunga distanza e non mi piace assistere alla contesa da fuori (quarto fallo, discutibile, commesso nel terzo periodo)». KD chiude con 25 punti (11/19 e 6 rimbalzi), ma negli ultimi 12’ (4 punti a referto) non incide come al solito. Dalla panchina James Harden (0/4 da3, 6 assist, 6 rimbalzi) non fa la differenza sul perimetro, mentre il veterano Fisher (9 punti, 2/3 da3) prova a guastare la festa agli Heat. Il discusso Westbrook (19 punti, 5 rimbalzi, 4 assist) gioca la sua pallacanestro, carratterizzata dalla corsa e dall'atletismo, e non digerisce la gestione di Brooks.

La partita. Miami parte forte con le schiacciate di Wade e Bosh attaccando con continuità il ferro, 10-4 al 5’. Oklahoma, memore del 18-2 di gara due, si affida alla coppia Durant-Westbrook (12 punti complessivamente) per non farsi travolgere, 26-20 al 12’. Nella seconda frazione una splendida tripla mancina di Fisher firma il -1 e Perkins conquista a rimbalzo i liberi del sorpasso, 35-36 al 16’. Battier si scalda sul perimetro (2/2 da3), ma Westbrook risponde subito, 47-46 al 24’. James tocca già i 16 punti. Al rientro dall’intervallo lungo OKC piazza un break di 18-7 trascinata da super Durant (8 punti in 7’) e da Fisher che garantisce minuti di qualità, 54-64 al 31’. Battier guadagna tre viaggi in lunetta (13/14 da1 nel quarto per gli Heat) come il comprimario Jones, e a 52” dalla terza sirena James infila la tripla del contro sorpasso, 69-67 al 36’. A 7’32 dalla conclusione Harden dà l’ultimo vantaggio ai Thunder, 76-77. James e Wade realizzano 13 degli ultimi 15 punti di Miami, 86-79 a -2’19. Ma il numero 3, come nel minuto finale della sfida precedente, si fa rubare un pallone prezioso da Sefolosha e Westbrook riapre tutto, 86-85 a -1’30, per poi sbagliare la tripla del pareggio, 88-85. A 16” dall’epilogo Harden difende bene su James, ma gli arbitri sanzionano, più che generosamente, un contatto per il libero della sicurezza.

Finale Nba

Oklahoma City Thunder-Miami Heat 105-94
Oklahoma City Thunder-Miami Heat 96-100

Miami Heat-Oklahoma City Thunder 91-85

Giggi Zanazzo, il poeta eclettico che raccontò Roma

Il Messaggero, sezione Cultura & Spettacoli pag. 17,
18 giugno 2012

di Gabriele Santoro



domenica 17 giugno 2012

Basket, Siena come nessuno mai: campione d'Italia per la sesta volta consecutiva

http://www.ilmessaggero.it/sport/basket/siena_batte_milano_campione_ditalia_per_la_sesta_volta_consecutiva/notizie/203152.shtml
 
di Gabriele Santoro
ROMA – La Montepaschi Siena entra definitivamente nella storia della pallacanestro italiana. Milano cede, 84-73, in gara cinque e il club toscano festeggia il sesto scudetto consecutivo.Una dinastia vincente, costruita nel segno di una continuità tecnica straordinaria che ha prodotto numeri da record (23 vittorie in 26 partite delle sei serie di finale, 0 sconfitte casalinghe in 35 sfide playoff), che non ha precedenti. Simone Pianigiani stacca colleghi del calibro di Dan Peterson ed Ettore Messina fermi a quattro tricolori a testa. Un onore da condividere con uno staff di livello assoluto capace di adattare ed esaltare le caratterische individuali dei giocatori dentro a un sistema di gioco. Ma soprattutto hanno il merito di aver trasmesso un'etica del lavoro esemplare e un senso di appartenenza fondamentale a chiunque abbia indossato la canotta biancoverde.

La dirigenza, guidata dal factotum Minucci,
con a disposizione il primo budget d’Italia ha saputo pescare sempre il meglio sul mercato senza stravolgere la struttura di base del gruppo. L’eredità pesante di Mc Intyre è stata raccolta da Mc Calebb, rivelatosi il miglior interprete possibile nel ruolo. Un ciclo irripetibile che volge al termine con un solo rimpianto: la mancata conquista dell’Eurolega malgrado la partecipazione a cinque Final Four in otto anni. L’abbraccio tra Stonerook (l’unico con Carraretto presente dal 2007), capitano simbolo di questa epopea sportiva, e Pianigiani celebra il coronamento di un percorso comune e ha il sapore del passo d’addio per entrambi: il primo potrebbe chiudere così con il basket agonistico, mentre il secondo ha richieste da mezza Europa.

Nell'epilogo di una finale dominata Siena si permette un'avvio lento
, per poi impadronirsi della sfida. L'asse play-pivot Mc Calebb (16 punti, 6/10 dal campo)-Lavrinovic (22 punti) è di una categoria superiore. Il ricambio Zisis (15 punti) è un lusso che in pochi possono concedersi. L'aggressività e la fisicità dell'Mps produce ben 27 punti dalla lunetta (27/30 ai liberi). E Stonerook (11 punti, 3/5 da3) si diverte dalla lunga distanza. L'Armani registra i numeri migliori di Bourousis (18 punti, 6/6 da2), si gode la certezza Hairston (15 punti) e la partenza di Mancinelli (10 punti). Ma steccano i registi: male Cook (4 punti, 1/4 da2), malissimo Bremer (3 punti, 1/4 da3).

Gli sconfitti. L’Olimpia Milano non è riuscita a interrompere sul parquet il dominio senese, ma il futuro è già alle porte. Sergio Scariolo ha scommesso e creduto su molti giovani, da Gentile a Melli, al primo appuntamento importante della carriera. Si tratta del primo tassello di un nuovo corso che con qualche aggiustamento e un pizzico di esperienza in più destinato a vincere qualcosa.

La partita. L’Emporio Armani cavalca l’onda emotiva del successo in gara 4 e comincia forte con le triple dalla stessa posizione di Mancinelli, 6-0. Le soluzioni dalla lunga distanza (1/9 da3 dopo il 2/2 iniziale) poi diventano controproducenti e Siena sfrutta con i liberi il bonus maturato in fretta, 10-11. Dalla panchina senese si alza Lavrinovic e suona la sveglia (3/11 da2 nel primo periodo per l’Mps). Milano si smarrisce a rimbalzo (ne lascia 9 all’attacco Mps) e al quarto tentativo il lituano la punisce per il sorpasso, 19-18 al 10’. Pianigiani fa rifiatare Mc Calebb e l’alter ego Zisis firma il primo break importante, 31-26 al 16’. 

Scariolo protesta per due falli consecutivi sanzionati a Bourousis e si prende un’ulteriore penalità con il tecnico. Ress completa così un parziale di 12-2 significativo e a fil di sirena una piroetta di Mc Calebb beffa la difesa morbida di Gentile, 42-31 al 20’. Un dato statistico (32-16 a rimbalzo) sottolinea la differente intensità tra le due squadre in campo. Al rientro dall’intervallo lungo Lavrinovic esalta il Pala Estra con un gioco da 4 punti per il +21, 55-34 al 25’. Un’ipoteca sullo scudetto, ma l’Olimpia ha il merito di provarci fino alla tripla del – 6 di Hairston, 77-71 al 38’. La palla poi arriva nelle mani preziose di Stonerook che, glaciale, rispetta il copione con il tiro tricolore, 80-71.

Risultati e programma finale scudetto

Montepaschi Siena-Emporio Armani Milano 86-77
Montepaschi Siena-Emporio Armani Milano 86-58

Emporio Armani Milano-Montepaschi Siena 79-82
Emporio Armani Milano-Montepaschi Siena 88-82

Montepaschi Siena-Emporio Armani Milano 84-73

venerdì 15 giugno 2012

Nba, Miami sbanca Okc e gira la serie

http://www.ilmessaggero.it/sport/basket/nba_i_big_three_di_miami_sbancano_oklahoma/notizie/202596.shtml

di Gabriele Santoro
ROMA – Miami ribalta il fattore campo della finale Nba. Oklahoma incassa, 96-100, la prima sconfitta interna dei playoff (record di 9-1), malgrado un quarto periodo di gioco e una rimonta spettacolari. A differenza del primo episodio della serie LeBron James (32 punti, 12/12 ai liberi, 8 rimbalzi, 5 assist) respinge l’assalto di Kevin Durant (32 punti, 12/22 al tiro, 4/10 da3) con il canestro determinante a 1’26 dalla sirena, ma gli Heat dopo aver dominato in lungo e largo rischiano grosso con un ultimo minuto da brividi.

A spostare gli equilibri tecnici di gara due è il rientro
, prepotente, in quintetto di Chris Bosh (16 punti, 6/13, 15 rimbalzi di cui ben 7 offensivi, +11 di plus/minus). Il lungo atipico degli Heat produce una partita di pura sostanza dando un apporto essenziale a rimbalzo. «Sapevo che avevamo bisogno di Bosh ed è stato sensazionale. Ci ha dato una dimensione e una presenza fondamentale nell’area dei tre secondi. E dovrà ripetersi così: è vitale per noi», sottolinea coach Erik Spoelstra. Quando i “Big-Three” si accendono contemporaneamente si fa dura per qualsiasi avversario. «Era da tanto tempo che non li vedevamo insieme così a lungo. E hanno disputato una prova da All Stars», dice Battier. Dwayne Wade (24 punti, 6 rimbalzi, 5 assist) assicura il proprio contributo con continuità. Ma Miami sta scoprendo un jolly che le assicura pericolosità anche sul perimetro: Shane Battier (17 punti, 5/7 da3, 9/13 nella serie) è in forma olimpica e trasforma ogni scarico dei compagni in una tripla realizzata. Gli Heat controllano i rimbalzi (40-34) e non pagano le palle perse (13, 3 in più dell’altro ieri). «Abbiamo giocato talmente bene per 36’ che il successo non poteva scapparci. Ci bastava indovinare un tiro in più di loro e ci siamo riusciti», spiega James.

«Non è ammissibile cominciare con un break negativo di 18-2».
Le parole di Kevin Durant evidenziano tutta l’amarezza per un nuovo avvio disastroso (11 errori nei primi 12 tiri tentati) di OKC. I Thunder si mettono sulle corde a subire l’intensità fisica e l’aggressività del gioco in transizione di Miami concedendo troppi canestri facili (10-0 nei punti in contropiede, 26-10 nell'area colorata). Oklahoma soffre in difesa, Sefolosha (1/5 in 37’) non si ripete sui livelli di gara uno, e sotto i tabelloni con il trio di lunghi Perkins-Ibaka-Collison strappa complessivamente lo stesso numero (15) di rimbalzi del solo Bosh. Westbrook (27 punti con 4 tiri in più di Durant, 8 rimbalzi, 7 assist) ingrana solo nella ripresa, ma garantisce una fisicità a cui coach Brooks non può mai rinunciare. James Harden (21 punti, 7/11, +13 di plus/minus) è l’appiglio dei Thunder nel primo tempo.

La partita. La voce di Sara Evans, che prima della palla a due esegue l’inno nazionale statunitense, incanta i padroni di casa: 27 punti subiti e appena 15 segnati in 12' con un pesantissimo -16 sul groppone. La coppia James (8)-Wade (7) combina gli stessi punti di tutti i Thunder e gli Heat si godono il perfetto Battier (2/2 da3). Westbrook (1/8) e Durant (1/6) vagano per il parquet fino all’intervallo lungo. Harden (14 punti) cerca di limitare i danni, 25-35 al 16’, ma Oklahoma non ha l’energia che contraddistingue la sua pallacanestro. Bosh (10 punti) è strepitoso e Chalmers firma il nuovo +17, 34-51 al 22’. Nella terza frazione Durant si desta, 55-67, tuttavia James (26 punti in 34’) è incontenibile: attacca uno contro cinque a difesa schierata e arriva al ferro, 63-76.

In apertura dell’ultimo quarto Durant commette il quinto fallo personale ed entra nella sfida. Harden prima lo innesca con l’assist per la tripla del -10, 72-82, poi sigla il -6, 76-82 al 40’. La Chesapeake Energy Arena ci crede ed assapora il gusto della rimonta. Wade e Bosh mettono un freno, ma i Thunder insistono con la seconda tripla di Durant, 86-90. Westbrook si esalta con la schiacciata in tap-in del -3, 91-94 a 1’47 dalla conclusione. James riceve la palla oltre la linea dei tre punti, batte in palleggio Sefolosha, si arresta nel cuore dell’area e di tabella infila il tiro decisivo, 91-96. OKC non concretizza tre possessi offensivi consecutivi, mentre Wade passa a Bosh per la schiacciata della sicurezza apparente, 91-98 a -53”8. Fisher approfitta di una banale palla persa del numero 3 e Durant non sbaglia la tripla del -2, 96-98. A 9"9 KD ha l'occasione del pareggio: la palla gira sul ferro e gli arbitri non sanzionano un contatto sospetto di LeBron. Ora la serie si trasferisce in Florida.

Finale Nba

Oklahoma City Thunder-Miami Heat 105-94
Oklahoma City Thunder-Miami Heat 96-100

mercoledì 13 giugno 2012

Nba, Oklahoma si aggiudica il primo episodio delle Finals

http://www.ilmessaggero.it/sport/basket/durant_trascina_oklahoma_city_vittoria_in_gara_uno_della_finale_nba/notizie/202109.shtml
di Gabriele Santoro

ROMA – Il ventitreenne Kevin Durant, la stella più luminosa nel nuovo corso dell’Nba, non tradisce l’emozione dell’esordio assoluto in una finale per il titolo e, assistito dalla prova strepitosa dell’adrenalinicoplaymaker Russell Westbrook (27 punti, 11 assist, 8 rimbalzi, +14 di plus/minus), trascina, 105-94, i Thunder nel primo episodio della sfida contro Miami per l’anello più prezioso.

La Chesapeake Energy Arena di Oklahoma City è un catino ricco di entusiasmo, passione e produce un tifo che fa la differenza (zero sconfitte casalinghe nei playoff). E Durant non si lascia sfuggire l’occasione per esaltarli: nell’ultimo periodo segna 17 (6/10) dei suoi 36 punti (12/20 con 4/8 da3) complessivi ed è l’artefice della rimonta da un pesante -13. Nel secondo tempo la coppia di esterni che fa sognare OKC mette a referto 41 punti, uno in più di tutta Miami. Agli Heat, che ricevono messaggi incoraggianti dai comprimari Battier (17 punti, 4/6 da3) e Chalmers (12 punti, 5/7, 6 assist), non basta un LeBron James che registra il miglior bottino (30 punti, 11/24 al tiro, 9 rimbalzi, 4 assist) personale in una gara di finale.

«All’inizio eravamo un po’ nervosi e abbiamo impiegato del tempo prima di indossare i nostri abiti. I miei compagni hanno il fuoco dentro: ci siamo passati benissimo la palla senza smettere di attuare la nostra pallacanestro. Sarà una battaglia lunga, ma proveremo sempre ad assecondare la richiesta del coach di essere intensi e lavorare duro in ogni situazione», spiega Durant. Oklahoma cambia il volto della partita nella ripresa, quando cresce esponenzialmente l’intensità difensiva (ottimo Sefolosha su James) che si riflette anche nella qualità offensiva (58-40 il parziale dei secondi 24’). Westbrook (3/10 all’intervallo lungo) dà la carica in regia, alza i ritmi sfruttando le proprie straordinarie doti atletiche ed è la spalla necessaria a Durant. L’aggressività e la fisicità consente ai Thunder di controllare i rimbalzi (43-35) con l’apporto fondamentale del veterano della franchigia Collison (8 punti e 10 rimbalzi in 21’ d’impiego). I campioni della Western Conference chiudono con il 52% al tiro senza pagare la bassa percentuale di realizzazione dalla lunga distanza (5/17, 1/7 al netto di KD).

«Nell’ultimo quarto non hanno sbagliato nulla - sottolinea James -. Abbiamo rispettato il piano gara con una partenza decisa, ma la differenza specialmente in attacco l’hanno fatta loro nella terza frazione». «Quando non difendiamo si creano poche opportunità - aggiunge coach Spoelstra -. Sono stati bravi a prendere con i muscoli l’area dei tre secondi. Questo ko è già alle spalle, anche se ci eravamo messi nelle condizioni per vincerla». Dwayne Wade (19 punti, 7/19, 3 palle perse), come nella finale di Conference, non trova l’usuale continuità offensiva. Chris Bosh (10 punti, 4/11) ha un minutaggio importante (33 minuti) e dalla panchina è l’unico elemento su cui punta Spoelstra che opta per una rotazione ridotta sostanzialmente a sei giocatori. Gli Heat tirano con il 46% dal campo e confezionano 20 assist.

La partita. La franchigia di South Beach parte subito forte con uno stratosferico 83% nelle soluzioni dalla lunga distanza grazie agli scatenati Battier e Chalmers (5 triple in due), 2-10. Durant (8 punti, 2/2 da3) risponde, ma i compagni (1/6 dal campo) non lo seguono. Bosh spinge Miami al +11, 13-24 al 9’. Oklahoma non ingrana e per James (14 punti all’iintervallo) è semplice mantenere il vantaggio oltre la doppia cifra, 43-54 al 23’. KD inchioda una schiacciata spettacolare, che infonde coraggio, e OKC inizia a sbucciarsi le ginocchia in difesa. Westbrook va con il layup del 47-54 e accende il pubblico con un doppio tecnico che lo galvanizza. L’inerzia gira verso i Thunder che aprono il terzo periodo con un break di 13-5, favoloso Sefolosha, per il pareggio, 60-60 al 29’, e la palla circola a meraviglia. LeBron prova ad assopire gli entusiasmi, ma Westbrook ormai è incontenibile: canestro più libero aggiuntivo per il sorpasso, 74-73 al 36’. Poi va in onda il Durant show: infila in tutti i modi possibili 13 dei 19 punti che scavano il divario decisivo, 93-83 a 3’35 dalla sirena conclusiva. James ne mette solo uno nei primi 9’ dell’ultimo quarto e Collison libera la gioia con la schiacciata (assist di Durant) della sicurezza, 99-92 quando manca un 1'20.

lunedì 11 giugno 2012

Nba, Miami non sbaglia: Thunder-Heat per l'anello

http://www.ilmessaggero.it/sport/basket/nba_miami_campione_est_finale_tra_heat_e_thunder/notizie/201756.shtml
 
di Gabriele Santoro

ROMA – I tre assi di Miami, James-Wade-Bosh, piegano, 101-88, la strenua resistenza degli encomiabili Celtics e raggiungono Oklahoma in una finale inedita che segna il nuovo corso della lega cestistica statunitense. Da martedì si affronteranno le due franchigie che propongono la pallacanestro più atletica, intensa e dinamica dell’intera Nba e sarà decisamente qualcosa di più della sfida stellare Durant-James. I “Big-Three” di South Beach totalizzano 63 punti e mettono a referto tutti gli ultimi 30 degli Heat. LeBron (31 punti, 9/21 al tiro, 12 rimbalzi) supera per la sesta volta in sette partite quota trenta (33.5 di media nella serie) ed è autore della tripla che indirizza gara sette.

Wade (23 punti, 6 assist, 6 rimbalzi, +13 di plus/minus) disputa la migliore prestazione di questa finale di conference, ma a fare la differenza è il pieno recupero di Chris Bosh (19 punti, 3/4 da3, 8 rimbalzi in 31’ d’impiego), determinante negli equilibri tecnici di Miami. «Ci è mancato moltissimo - sottolinea James riferendosi al compagno -: è stato perfetto in ogni soluzione offensiva, in difesa e a rimbalzo. Siamo felici di riaverlo con noi nel momento decisivo della stagione: senza il suo apporto difficilmente avremmo vinto». Miami controlla i rimbalzi (38-33) e guadagna quasi il doppio di viaggi in lunetta (27-15 nei tiri liberi).

Ko con onore per Boston. «Dategli credito: hanno conquistato la qualificazione giocando da squadra e sono da titolo». Rajon Rondo (22 punti, 10 rimbalzi, 14 assist), che firma così la terza tripla doppia della sua post season, riconosce i meriti degli avversari ed è la pietra sulla quale Boston dovrà rifondare un organico che ha lasciato un marchio indelebile nella storia della Nba. «Non nutriamo rimpianti. Abbiamo dato tutto e ritengo fosse complicato vincerne addirittura due in trasferta. Da allenatore temo che non avrò più un gruppo di giocatori con queste qualità morali», ammette Doc Rivers. I Celtics, privi di ricambi all’altezza in panchina (appena 2 punti segnati), lottano come sempre, ma stavolta devono arrendersi all’anagrafe e al vantaggio fisico di Miami. Il trio Allen (15, 5/11)-Pierce (19, 7/18 dal campo)-Garnett (14 punti, 7 rimbalzi) tiene botta e dimostra di crederci fino all’epilogo.

La partita. L’avvio di Boston promette bene: Ray Allen ritrova il feeling con il tiro da fuori ed insieme a Paul Pierce fattura il +9, 14-23 all’8’. L’ingresso di Bosh (7 punti consecutivi in apertura del secondo periodo) accende Miami, 30-30 al 14’. Brandon Bass (14 punti all’intervallo lungo) risponde con un break personale di 8-0 schiacciando a canestro il +11 Celtics, 38-49. Wade (5 assist) regala la prima fiammata con l’azione più spettacolare dell’incontro: James (14 punti) intercetta un passaggio, scatta in contropiede, serve il compagno che in volo gli alza la palla per un alley oop da favola. Ma Allen è ispirato dal decimo assist di Rondo per il 46-53 del 24’.

Al rientro dall’intervallo lungo si ristabilisce un equilibrio completo, 65-65 al 32’, e gli Heat ricevono un contributo sostanzioso anche da Battier (2 triple nel terzo quarto) e Chalmers. Ai numeri di Rondo risponde Bosh per il 73-73 del 36’. Nell’ultima frazione James, che inchioda una schiacciata stupenda ad alta quota e infila una tripla da otto metri, e il lungo atipico confezionano il parziale a cui Boston non riesce a reagire: 13-5 in 2’, 91-84 al 42’. Poi ci pensa Wade ad allargare il distacco oltre la doppia cifra, 98-86, con un gioco da tre punti, canestro e libero aggiuntivo, per poi mandare baci a tutta l’American Airlines Arena. I Celtics sbagliano tre tiri di fila dalla lunga distanza e alzano definitivamente bandiera bianca.

Finali di Conference

Est: Miami Heat-Boston Celtics 4-3
Ovest: San Antonio Spurs-Oklahoma City Thunder 2-4

Finale Nba

Oklahoma City Thunder-Miami Heat in programma da martedì 12 giugno

venerdì 8 giugno 2012

Nba, LeBron James incanta: Miami-Boston a gara sette

http://www.ilmessaggero.it/sport/basket/nba_strepitoso_lebron_james_miami_vince_costringe_boston_a_gara_sette/notizie/201084.shtml
di Gabriele Santoro
ROMA – Doveva essere la sua notte, l’occasione che non ritorna per smentire avversari e detrattori, e LeBron James stavolta non tradisce le attese: 45 punti (di cui 30 sui 55 di Miami nei primi 24’ conuno straordinario 19/26 al tiro), 15 rimbalzi, 5 assist e una prova di forza assoluta tale da costringere, 79-98, Boston a gara sette. Nella storia dell’Nba solo il monumento Wilt Chamberlain è riuscito a registrare questi numeri da record. Il figlio di Akron, sobborgo di Cleveland, rovina la festa del TD Garden, pronto a celebrare una nuova impresa dei Celtics che pagano le fatiche fisiche e mentali di una rimonta clamorosa (dal 2-0 al 2-3 nella serie di finale della Eastern Conference).

Magic LeBron. «Ragazzi - dice Doc Rivers rivolgendosi alla stampa - spero che ora la smettiate di definire James come un giocatore non determinante nelle partite decisive. Stasera è stato speciale. Non possiamo fare altro che dormirci sopra, per poi giocarci le nostre carte all’American Airlines Arena».

Almeno per le prossime quarantotto ore il coach dei Celtics
può starne certo. Gli Heat si affidano anche alla scaramanzia cambiando i colori della canotta, ma quando il Prescelto riesce ad esprimere ed imporre così il proprio strapotere, innanzitutto atletico, qualsiasi ostacolo diventa superabile. «In un’atmosfera del genere chiunque vorrebbe indovinare la migliore prestazione possibile. Ho risposto presente per i miei compagni. Si trattava di un test difficile ed è confortante vedere il modo in cui ci siamo rialzati dopo l’ultima sconfitta casalinga», spiega James.

Il rientro con un minutaggio sostanzioso di Chris Bosh (oltre 28’ d’impiego, 7 punti, 6 rimbalzi e 3 stoppate) restituisce agli Heat una dimensione nell’area dei tre secondi. Dwayne Wade (17 punti, +23 di plus/minus) chiude il cerchio dei “Big-Three” ritrovati con una prova discreta. Miami controlla i rimbalzi (44-34) e tira con il 48.7%. James (il suo primo errore arriva dopo un 12/12) smonta anche le statistiche (15 ko nelle ultime 16 uscite degli Heat al Garden) segnando in tutti i modi e da tutte le posizioni: schiaccia da rimbalzo difensivo conquistato, passo indietro e tiro in sospensione, infila triple con la mano del difensore in faccia e rimedia anche agli errori degli altri con tap-in ad altezze improponibili.

Boston non ha argini da frapporre tanto in difesa quanto in attacco: Paul Pierce (9 punti, 0/6 da3), mattatore dell’episodio precedente, litiga con il ferro; Ray Allen (10 punti, 1/3 da3) è ancora alla ricerca del suo tiro; Kevin Garnett torna sulla terra (12 punti, 5 rimbalzi) e Rondo (21 punti, 10 assist, 7 palle perse) viaggia a corrente alternata. I Celtics sono privi di soluzioni dalla lunga distanza (1/14 da3) e la difesa, chiave dei successi nella serie, non riesce a fermare l’onda anomala di South Beach. «Eravamo consapevoli che non ci avrebbero regalato nulla ed è normale quando raggiungi questo livello. Ma lotteremo fino all’ultima sirena, perché nel nostro spogliatoio non si arrende mai nessuno», ricorda Garnett.

La partita. L’impatto di Miami è subito rilevante: due triple consecutive della coppia Battier-Chalmers e una schiacciata ad alta quota di James, che inizia lo show personale (12 punti in 10’), 12-22. Boston offensivamente non esiste e il vantaggio degli Heat varca presto la doppia cifra, 25-40 al 18’, con il ventiduesimo punto di LeBron. Chalmers respinge l’accenno di reazione di Rondo e Wade fissa il + 13 all’intervallo lungo, 42-55. Bass si scuote con un’inchiodata a canestro, Pierce va con il layup del -10, 50-60, ma il dominio della stella di Miami è frustante per gli avversari: recupera una palla in difesa, vola in contropiede e serve un assist d’oro per Chalmers che non sbaglia da tre, 52-67. Poi James si rimette in proprio con l’ennesimo tiro in sospensione e una tripla, malgrado la difesa di Bass, 59-72. In apertura dell’ultimo periodo la prima fiammata di Wade e il triplista Battier scavano il solco definitivo, 63-81 al 38’. La mente di tutti è già rivolta alla settima sfida, mentre James si gode la passerella
meritata.

Finali

Est: Miami Heat-Boston Celtics 3-3
Ovest: San Antonio Spurs-Oklahoma City Thunder 2-4

giovedì 7 giugno 2012

Nba, Oklahoma completa il capolavoro contro San Antonio ed è la prima finalista

http://www.ilmessaggero.it/sport/basket/nba_spurs_ko_alovest_oklahoma_prima_finalista/notizie/200823.shtml
 
di Gabriele Santoro




ROMA – Oklahoma apre una nuova era nella Nba con il primo successo di una franchigia destinata ad essere protagonista da oggi per il prossimo decennio. San Antonio incassa, 107-99, la quarta sconfitta consecutiva nella serie (4-2) di finale e Kevin Durant, uomo simbolo della rinascita Thunder, alza, davanti agli oltre 18mila tifosi di casa, il trofeo riservato ai neo campioni della Western Conference.

Le reazioni. «Questo è un gruppo di giovani uomini che hanno unito, come mai è successo, una città e uno Stato intero». Clay Bennet, presidente dei Thunder e fautore nel 2008 del trasferimento da Seattle ad Oklahoma, si gode il trionfo del suo progetto che in appena quattro anni ha trasformato una squadra scivolata nell’oblio (risaliva al ’96 l’ultima finale dei SuperSonics) in una da titolo. La formazione allenata da Scott Brooks ha un’età media di 22.7 anni ed è stata sapientemente costruita intorno alla stella, in piena ascesa, di Kevin Durant (34 punti, 14 rimbalzi) autore di un’altra prestazione stupenda. In cabina di regia domina l’esplosività, oggi ben indirizzata, di Russell Westbrook (25 punti, 9/17, 8 rimbalzi, 5 assist). Sotto i tabelloni Perkins offre una presenza muscolare, mentre Ibaka (10 punti, 4 rimbalzi) assicura la verticalità. L’ex Biella Sefolosha (9 punti, +10 di plus/minus) è un collante prezioso, come insostituibile dalla panchina James Harden (16 punti, 3/4 da3). Oklahoma corre più e meglio di tutti, ma ha soprattutto le qualità morali che rendono un gruppo vincente. «Sul -18 potevamo mollare, ma non l’abbiamo fatto. I miei ragazzi non hanno mai perso l’attitudine positiva», sottolinea Scott Brooks. Durant non si scompone: «Si tratta solo di un ulteriore passo verso il nostro sogno». 

«Non abbiamo le loro gambe e la loro energia. Non salteremo mai in alto o correremo così veloci. Ma nel primo tempo abbiamo fatto un ottimo lavoro. Nella ripresa ci hanno reso tutto estremamente complicato». Le parole di Manu Ginobili fotografano in modo ineccepibile la resa degli Spurs, che dilapidano 18 punti di vantaggio. San Antonio manca l’accesso alla finalissima della lega statunitense e chiude un ciclo da ricordare soprattutto per la qualità di un sistema di gioco capace di esaltare e coinvolgere le qualità di ciascun interprete. Nel primo e nel secondo quarto Oklahoma rincorre in affanno la pallacanestro di coach Popovich: gli Spurs muovono la palla velocemente, trovano sempre il compagno libero per il miglior tiro possibile e fanno canestro (60.9% al 12’, 54.5% al 24’).Tony Parker torna ad essere un rebus irrisolvibile (21 punti, 8/14 dal campo, 10 assist al 24’) per la difesa Thunder, per poi ripiombare nel pantano (8 punti con 4/13 e 2 assist nella ripresa) delle sconfitte precedenti. Tim Duncan (25 punti, 14 rimbalzi) non tradisce mai nell’area dei tre secondi, mentre sul perimetro l’unico ad avere confidenza con il nylon è Stephen Jackson (23 punti, 6/7 da3 con i compagni che complessivamente registrano un 5/19). Ginobili (10 punti, 2/8 da3, - 14 di plus/minus) non ripete (34 punti a referto) il capolavoro di gara cinque.

La partita. San Antonio produce un primo periodo esaltante: 34 punti segnati, 20 subiti, con il solo Parker che realizza più canestri (8 contro 7) su azione di tutta Oklahoma. Westbrook insegue le geometrie del talento francese che, oltre a depositare il pallone nella retina, crea sempre qualcosa di buono per i compagni. Nella seconda frazione l’inerzia non cambia e Ginobili, con il sesto assist di serata di Parker, infila la tripla del +18, 30-48 al 16’, e Duncan (12 punti) tiene il vantaggio, 42-60 al 22’30. Prima dell’intervallo lungo Durant pesca il tiro dalla lunga distanza che scuote emotivamente l’arena, 48-63 al 24’. Nel secondo tempo si ribalta tutto: i Thunder totalizzano 59 punti con il 57.6%, mentre crollano le percentuali (dal 54.5% al 32.5%) degli Spurs. La freschezza atletica e l’energia di Oklahoma travolgono la resistenza degli ospiti. Il ritrovato Westbrook ricuce fino al -1, 76-77 al 33’, poi ci pensa Durant a siglare il sorpasso, 79-77. L’attacco dei texani si smarrisce e due uomini chiave come il sesto uomo, di lusso, Harden e il veterano Fisher nel cuore dell’ultimo quarto piazzano due triple consecutive fondamentali, 99-93 al 44’. Parker si risveglia (4 punti sugli 8 della ripresa), ma è troppo tardi e Perkins inchioda la schiacciata che spalanca la porta della finale Nba.

Finali

Est: Miami Heat-Boston Celtics 2-3
Ovest: San Antonio Spurs-Oklahoma City Thunder 2-4

mercoledì 6 giugno 2012

Nba, harakiri Miami: Boston è a una vittoria dal titolo della Eastern Conference

http://www.ilmessaggero.it/sport/basket/nba_miami_cade_in_gara_5_boston_a_un_passo_dal_titolo/notizie/200620.shtml
 
di Gabriele Santoro
ROMA – Non sappiamo se l’anima del maestro leggendario Red Auerbach vegli anche sull’American Airlines Arena, ma lo spirito Celtics è più vivo che mai:Boston, trascinata dal meraviglioso trentaseienne Kevin Garnett (26 punti, 11/20 dal campo, 11 rimbalzi, 2 stoppate), espugna, 90-94 (3-2 nella serie), Miami ed il titolo della Eastern Conference dista ormai una sola vittoria. Ora la montagna da scalare per LeBron James (30 punti, di cui 18 nel primo tempo ed appena 2 negli ultimi otto minuti, 13 rimbalzi) e Dwayne Wade (27 punti, 10/22 al tiro) si fa ripidissima: giovedì sera dovranno trovare i rapporti giusti per affrontare il Mont Ventoux che li attende in un TD Garden vestito a festa.

«Voglio il Garden come una giungla più rumorosa che mai», appunta su Twitter Paul Pierce (19 punti, 2/5 da3). Ed è proprio “The Truth” a piazzare la giocata decisiva: Rondo porta via il raddoppio difensivo di Shane Battier, Pierce sfida in isolamento James, per poi arrestarsi sulla linea dei tre punti ed infilare a 52”9 dalla sirena finale la tripla che gela gli Heat, 86-90.

Le reazioni. «In avvio ci hanno aggredito con una bella energia e ho detto ai miei ragazzi di tenere botta, di non reagire al loro ritmo perché la partita sarebbe stata lunga e avremmo giocato meglio. Ma non abbiamo conquistato ancora nulla e non ci regaleranno niente», spiega Doc Rivers. Boston può concedersi il lusso di un Rajon Rondo da 3/15 per quanto sia una fonte gioco (13 assist, + 11 di plus/minus) inesauribile e insostituibile. Ray Allen (2/9) soffre, mentre dalla panchina si alza un Mickael Pietrus (13 punti, 5/8) determinante. Il ragazzone francese conclude l’azione più spettacolare della gara: Wade vola in cielo a stoppare la schiacciata di Bass; il geniale Rondo prima di cercare la palla guarda la posizione di Pietrus e trasforma un tocco di mischia in un assist stupendo per l’ala che non sbaglia la tripla. Probabilmente l’avventura, sbocciata all’ombra del Colosseo nel 2007, dei Celtics targati Garnett-Allen-Pierce è all’ultimo giro per questioni di pura anagrafe, ma risulta davvero difficile abituarsi all’idea di non vedere più una pallacanestro così organizzata ed intensa.

«Come per un boxeur è il momento di tornare all’angolo, stringerci e appoggiarci uno sull’altro. Possiamo contare solo su noi stessi e tutto dipende dal nostro atteggiamento». Coach Erik Spoelstra si affida alla psicologia, ma il problema degli Heat è prettamente tecnico: la difesa dei Celtics, che li costringe a un eloquente 33% al tiro e a troppe forzature dalla lunga distanza (7/26 da3), scombina i piani dei “Big-Two” (21/47 dal campo e 6 palle perse complessivamente) e il cast di supporto non offre garanzie. Il rientrante Chris Bosh, rimasto a sedere nell’ultimo quarto, sfiora solo la doppia cifra (9 punti, 7 rimbalzi) come tutti i suoi compagni, esclusi Wade e James. Il controllo dei rimbalzi (49-39) non distribuisce dividendi offensivi.

La partita. Miami approccia meglio gara cinque con James subito protagonista (a segno con 7 dei primi 16 punti degli Heat). L’ingresso di Bosh riscalda l’American Airlines Arena e l’ala pivot ripaga il calore con un gioco da tre punti, canestro più libero aggiuntivo, per il + 11 (fino al massimo di +13), 24-11 al 10’. Nel secondo periodo Allen suona la sveglia con Garnett che apre lo show personale per il -2, 42-40. Wade non pervenuto (7 punti). Al rientro dall’intervallo lungo inizia a carburare Pierce, mentre James s’impantana nelle difese miste di Rivers. A 2” dalla terza sirena dell’incontro Dooling firma la tripla del + 5 Celtics, 60-65 al 36’. Dopo il contro sorpasso di James, 74-72, Wade si prende tutte le responsabilità in attacco: dal layup del +6 a quello del pareggio, 85-85. Pietrus è glaciale con due triple da ko, come il suo leader Pierce, 86-90. James e Chalmers invece trovano il ferro e per gli Heat è notte fonda.

Finali

Est: Miami Heat-Boston Celtics 2-3
Ovest: San Antonio Spurs-Oklahoma City Thunder 2-3

martedì 5 giugno 2012

Nba, crollano gli Spurs e i Thunder vedono la finale

http://www.ilmessaggero.it/sport/basket/nba_battutti_gli_spurs_i_thunder_vedono_la_finale/notizie/200383.shtml
di Gabriele Santoro


ROMA – Gli eredi materiali dei Seattle SuperSonics sono a un passo dall’aggiungere un nuovo capitolo alla storia della Nba: Oklahoma, dove nel 2008 si è trasferita la franchigia tre volte campione della Western Conference, sbanca, 103-108, l’AT&T Center di San Antonio e mercoledì ha l’occasione di celebrare il primo titolo della nuova era. Kevin Durant (27 punti, 10/19, 5 assist), uomo simbolo dell’ascesa dirompente di questa realtà sportiva da studiare, infligge la terza sconfitta consecutiva agli Spurs (3-2 nella serie), mai successo nella stagione, insieme al solidissimo James Harden (20 punti, 3/4 da3, +24 di plus/minus) ed a Russell Westbrook (23 punti, 12 assist), messosi al servizio dei compagni.

«Ci diamo il merito di non aver mai pensato di dover attendere il nostro turno. Il coach ha sempre enfatizzato il dovere di cogliere nell’immediato tutte le opportunità costruite sul campo. Ora possiamo realizzare il nostro sogno», sottolinea Durant. Il futuro è tutto nelle mani di questa squadra giovanissima, che nel corso dell’anno ha imparato ad esprimersi come un gruppo coeso (oggi 22 assist, dopo i 27 di gara 4) in cui ognuno offre il proprio piccolo o grande contributo. Il tris di lunghi Ibaka (9 punti, 5 rimbalzi, 2 stoppate)-Collison (6 punti, 3/3 da2)- Perkins (4 punti,10 rimbalzi) non ripete l'exploit di gara 4, ma sa rendersi utile.

La striscia di venti vittorie. E' un ricordo sfocato per i texani, che perdono 21 palloni capitalizzati in ben 28 punti dai Thunder. Per San Antonio riaffiora l’incubo del 2004, quando dopo 17 gare senza ko, con lo stesso nucleo fondamentale di giocatori Parker-Ginobili-Duncan e avanti 2-0 in finale, furono eliminati con un secco 4-2 dai Lakers. «Non si possono gettare al vento 21 possessi offensivi. Abbiamo commesso gli stessi errori delle uscite precedenti. Gli abbiamo regalato 24’ con un crollo della nostra competitività. Senza una reazione la partita di mercoledì segnerà l’epilogo», commenta Popovich. Il coach degli Spurs per accrescere l’impatto agonistico del proprio quintetto lancia per la prima volta dall’inizio Manu Ginobili (34 punti, 5/10 da3, 6 rimbalzi, 7 assist), che lo ripaga con una prestazione coraggiosa malgrado l’errore conclusivo. Il tarlo che sta intaccando il sistema si chiama Tony Parker (20 punti con 10 liberi): la stella francese, protagonista fino a gara 2, rimane sotto ai suoi standard (5/14 al tiro, 4 assist) e San Antonio non può permetterselo. Tim Duncan (18 punti, 12 rimbalzi) fattura nella ripresa l’usuale sostanziosa doppia-doppia, mentre il prezioso Gary Neal stecca (0/6 dal campo).

La partita. Gli Spurs partono forte, 11-4, approfittando delle basse percentuali dei Thunder. Collison dalla panchina sfrutta gli assist di Westbrook, già 3 in 10’, e con il sesto punto personale ribalta l’inerzia iniziale, 19-22. Nel secondo periodo Cook si inventa due triple per il + 7 Oklahoma, 33-40 al 16’. Parker e Neal girano a vuoto ed Harden vola sul +14, 36-50. All’intervallo lungo l’asse play-pivot dei padroni di casa produce appena 12 punti e gli ospiti controllano, 44-52 al 24’. Nella terza frazione va in onda il Manu Ginobili show: il fuoriclasse argentino, autore di 14 punti nel primo tempo, si scatena con tre triple e 13 punti consecutivi per il sorpasso, 69-66. Coach Scott Brooks cerca Durant, 5 punti in 24’, e il suo campione risponde presente: prima argina la furia Ginobili, poi riporta avanti i Thunder, 72-81 al 36’. In apertura dell’ultimo periodo KD ed Harden forzano il break dalla lunga distanza, 79-91. A 50” dalla sirena, 101-103, Harden gela la rimonta di Duncan, mentre Ginobili non punisce con la tripla del supplementare la brutta palla persa da Sefolosha.

Finali

Est: Miami Heat-Boston Celtics 2-2
Ovest: San Antonio Spurs-Oklahoma City Thunder 2-3

lunedì 4 giugno 2012

Nba, riecco il Celtics Pride: Boston impatta 2-2 con Miami

http://www.ilmessaggero.it/sport/basket/nba_boston_vince_con_miami_e_pareggia/notizie/200179.shtml
 
di Gabriele Santoro

ROMA – I Boston Celtics non finiscono mai: incantano con un primo tempo straordinario, poi quando le energie vengono meno sanno soffrire e con un tocco di buona sorte agganciano, 2-2 nella serie, Miami.Gli Heat divorano, 93-91, un’occasione colossale per ipotecare il titolo della Eastern Conference sbagliando a fil di sirena entrambi i tiri per la vittoria: a conclusione dei regolamentari con l’air ball di Haslem e al supplementare con la tripla ben costruita da Wade che scherza con il ferro. «Era la soluzione migliore, non potevo chiedere altro. Le gambe posizionate in linea con il canestro e una buona esecuzione: la palla ha deciso solo che non voleva entrare», commenta la stella di Miami. Coach Doc Rivers invece rievoca il più illustre dei suoi predecessori: «Lo sapete che Red Auerbach non avrebbe mai fatto entrare un tiro del genere, non al TD Garden».

Magia Celtics. I quattro moschettieri di casa fatturano 71 dei 93 punti complessivi con Paul Pierce (23 punti) strepitoso in avvio, il solito Garnett (17 punti, 14 rimbalzi), il redivivo Allen (16 punti, 4/11 da3) e il leader Rajon Rondo (15 punti, 15 assist). Dopo un primo periodo da antologia (34 punti segnati) Boston colleziona un 22/63 dal campo, ma la difesa non scende di tono. I rimbalzi offensivi (11) consentono di creare seconde opportunità, ben sfruttate, e dalla panchina si alza un Dooling (10 punti in 16’, 3/4 da3) incisivo. «Non siamo stressati per la rimonta dei Celtics. È una competizione magnifica e uno spot per la pallacanestro», sottolinea James. Il tabellino di LeBron recita 29 punti (12/25 al tiro), ma anche 7 palle perse. Al dilemma Bosh (rientra o no?) si somma un Wade (20 punti con 7/22) altalenante.

La partita. Se Rivers si affida anche ai fantasmi per spiegare il successo, ma sul parquet per ventiquattro minuti è consapevole di aver rivisto una squadra, da titolo, di grande sostanza. All’intervallo lungo Boston mette a referto 61 punti grazie ai fuochi di artificio dei suoi veterani inossidabili: Pierce (18 punti), Garnett (9 punti) e Allen (11 punti) con Rajon Rondo che tocca già la doppia cifra alla voce assist (10). La difesa, per quanto fisica, di Miami non graffia e il vantaggio interno arriva a un massimo di + 18, 58-40 al 22’. Nella terza frazione gli Heat, come spesso gli accade, cambiano il passo, mentre crolla l’efficacia offensiva dei Celtics (32 punti complessivi nella ripresa) e Wade riapre tutto con la tripla del -5, 73-68 al 36’. In apertura dell’ultimo quarto James impatta e Cole sorpassa, 76-78, per un parziale lungo di 38-18 e di 13-1 a cavallo tra le due frazioni. Garnett e Allen giocano la carta dell’esperienza e a 52” dall’epilogo riportano avanti i compagni, 89-86, con il quindicesimo assist della mente Rondo. Quando alla sirena di secondi ne mancano 37 LeBron James non fallisce la tripla, non contestata, del pareggio. A 21” Garnett commette fallo in attacco, ma Miami organizza un pessimo tiro e Haslem non sfiora neanche il ferro. Il supplementare è una battaglia di nervi con Pierce e James fuori per le penalità e la retina un miraggio (2/11 totale). Con 2’33 ancora da disputare Rondo segna l’ultimo canestro dal campo con una parabola arcobaleno in entrata. Allen e Garnett non chiudono dalla lunga distanza, ma a graziarli ci pensa Wade con l’errore conclusivo.

Finali

Est: Miami Heat-Boston Celtics 2-2
Ovest: San Antonio Spurs-Oklahoma City Thunder 2-2

domenica 3 giugno 2012

Nba, Ibaka-Durant show: OKC riprende San Antonio

http://www.ilmessaggero.it/sport/basket/nba_ibaka_e_durant_show_oklahoma_aggancia_san_antonio/notizie/200050.shtml
 
di Gabriele Santoro

ROMA – San Antonio e Oklahoma stanno alzando ulteriormente la qualità della competizione per una finale della Western Conference quanto mai spettacolare e giunta al bivio decisivo.Gli Spurs, dopo aver inanellato la ventesima vittoria consecutiva con un perentorio 2-0 nella serie, stanno subendo il rientro prepotente dei Thunder: prima con il netto 102-82 di gare tre e ora con il pareggio, 109-103, con il protagonista che non t’aspetti. Il saltatore Serge Ibaka, una delle tante frecce della Spagna di Sergio Scariolo, è il padrone dell’area dei tre secondi con una partita che accarezza la perfezione: 26 punti, 11/11 da2, 5 rimbalzi, 3 stoppate in 40’44 d’impiego. «Stanotte tutti i loro lunghi hanno giocato una gara fuori dall’ordinario: quando un avversario segna 22/25 (la percentuale da2 del trio Ibaka-Perkins (15 punti, 7/9, 9 rimbalzi)-Collison (8 punti, 4/5) non c’è molto da fare… Neanche in allenamento, senza che nessuno ti guardi, penso sia realizzabile qualcosa del genere», commenta sconsolato coach Popovich.

Gli assist. Ma il dato che colpisce è quello degli assist: Oklahoma ne registra 27 e impone alla difesa avversaria quella circolazione della palla che contraddistingue il gioco degli Spurs. Coach Scott Brooks è ancora alla ricerca dell'esplosività di Russell Westbrook, ma si gode un Kevin Durant (36 punti, 13/20 dal campo, 6 rimbalzi, 8 assist) dominante. James Harden (11 punti, 7 rimbalzi, 7 assist) ribadisce il titolo di miglior sesto uomo della lega. «Si tratta solo di un passo in avanti. Abbiamo compiuto ciò che avevamo preventivato: vincere davanti ai nostri tifosi. Se continuiamo a crederci, alla fine gioiremo», sottolinea Durant. La franchigia texana paga la serata storta del proprio leader Tony Parker (12 punti, 5/15 al tiro); le disattenzioni inusuali di Manu Ginobili (13 punti, 6 palle perse sulle 10 complessive, 6 falli commessi); soffre a rimbalzo (sotto 41-31) e la palla non gira veloce come d’abitudine (17 assist contro i 23 di media). Tim Duncan (21 punti, 9/17, 8 rimbalzi) soffre la mobilità dei rivali, ma garantisce il solito bottino offensivo. Il “bad boy”, classe ’78, Stephen Jackson (11 punti, 2/3 da3) conferma di essere una risorsa per Popovich.

La partita. Il segreto della pallacanestro di Oklahoma si può racchiudere nella parola aggressività: quando la difesa funziona, l’atletismo e la forza fisica straordinaria di tutti i giocatori trasformano l’attacco in un rullo compressore. Nel primo quarto il centro possente Kendrick Perkins (9 punti in avvio) ne restituisce l’istantanea: costringe Duncan a un air ball; segue il rimbalzo catturato da Westbrook; corre il campo alla velocità del proprio playmaker e con la difesa Spurs sbilanciata conclude con una schiacciata, 18-19 al 9’. Ginobili confeziona una giocata da 4 punti, tripla con libero aggiuntivo, ma Sefolosha, ribattezzato “Specialosha” dopo il 4/10 da3 e i 6 recuperi (un incubo per Parker) della sfida precedente, impatta con la terza schiacciata dei Thunder, 26-26 al 12’. Nella seconda frazione (29-17 di parziale, 72% dal campo per i padroni di casa) sale in cattedra Ibaka (14 punti all’intervallo lungo) e costruisce con i compagni di reparto il primo vantaggio sostanzioso, 45-35 al 20’. E la notizia peggiore per San Antonio è che Durant sia fermo a soli 8 punti. Ibaka è incontenibile: parte in palleggio e inchioda a canestro; sfrutta i tempi giusti dei passaggi e infila il piazzato del +15, 68-53. Gli Spurs si aggrappano al tiro dalla lunga distanza (11/23 alla fine) con Jackson e Ginobili per un break di 8-0 e il -2, 73-71. Durant mette a referto 18 degli ultimi 36 punti di Oklahoma e nel cuore dell’ultimo periodo respinge l’assalto degli ospiti con 15 punti consecutivi, 102-93 a 1’32 dalla sirena. Harden firma la tripla che completa l’opera.

Finali

Est: Miami Heat-Boston Celtics 2-1
Ovest: San Antonio Spurs-Oklahoma City Thunder 2-2