CASTEL VOLTURNO - Il piccolo Manuel, meno di un anno di vita, figlio di una giovane donna nigeriana strappata alla prostituzione della via Domiziana e accolta dal Centro per immigrati Fernandes di Castel Volturno ti guarda con gli occhi e il sorriso inconsapevole del mondo difficile che lo circonda e lo aspetta. Al momento sono quattro le ragazze nigeriane ospitate nel Centro: una goccia nel mare delle oltre 500 donne vittime della tratta sessuale nella zona.
Dalle finestre de

Le cifre evidenziano una sproporzione demografica e una miscela che in assenza di politiche d'integrazione e legalità può diventare esplosiva: alla popolazione locale di 23mila abitanti si somma in questo periodo un corpo vissuto come estraneo di oltre diecimila migranti originari soprattutto dell'Africa sub-sahariana (in maggioranza ghanesi e nigeriani). Il malcontento nella cittadinanza è diffuso e questa presenza viene considerata come un ostacolo al rilancio turistico della z

In un territorio contaminato e controllato da una criminalità organizzata florida e feroce la manovalanza e la gestione di alcuni settori criminali dal ricco indotto economico, come lo spaccio e la prostituzione, viene appaltata o lasciata alla malavita straniera da quella albanese a quella nigeriana. Una polveriera sempre pronta a infiammarsi nell'agglomerato, nell'ecosistema più complesso e dall'equilibrio costantemente instabile dell'immigrazione italiana non governata. Non è lontano il ricordo delle violenti proteste all'indomani della strage camorristica dei sei migranti nel settembre 2008.
La crisi economica ha portato a Castel Volturno parte del motore umano delle fabbriche del nord del Paese: tutti operai migranti regolari rimasti senza lavoro e privi di tutele sociali. Nel Centro e nelle fatiscenti abitazioni dei quartieri ghetto, scrutabili senza particolari ricerche puoi trovare i reduci della "guerra" di Rosarno, i braccianti stagionali estivi per la raccolta dei pomodori (ricca produzione autoctona) o gli "indiani invisibili" che pullulano nelle aziende bufaline e secondo il rapporto dell'Oim vivono anche nelle stesse stalle in cui lavorano. L'Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (OIM) ha sollecitato le autorità italiane a indagare sulle "deplorevoli condizioni di lavoro" dei migranti. All'alba il sole deve ancora sorgere quando inizia la lunga marcia del pendolarismo migrante verso "le rotonde degli schiavi" di Villa Literno, Villaricca, Giugliano, Casal di Principe, Mugnano. Ci si schiera in fila in attesa di essere scelti per i lavori di giornata nell'edilizia, nei campi agricoli con paghe che oscillano dai 25 ai 40 euro quotidiani. Sempre in agguato la guerra tra poveri con la sfida al salario più basso. La sera quando il sole sfuma lungo la Domiziana sembra di essere in una qualunque città africana: sfrecciano colonne di biciclette con schiene piegate dalla fatica e un ritorno in una casa che non ha nulla di accogliente.
Perché

In tutte le difficoltà Antonio Casale, direttore del Fernandes, conferma l'impegno dell'accoglienza: "Allo Stato spetta la riaffermazione della legalità. Noi non derogheremo al nostro dovere di assistenza e d'integrazione a fronte di un welfare pressoché inesistente".
(Foto di Michele Docimo)
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