di Gabriele Santoro
In Colombia oltre seimila donne in gravidanza sono risultate positive. Zika è stato associato alla vertiginosa crescita statistica nelle aree del contagio della microcefalia nei neonati: dallo scorso ottobre in Brasile 508 casi confermati, 17 dei quali con la certezza del legame con Zika, contro i 146 complessivi del 2014, e 3935 tuttora sotto investigazione. Sono stati accertati 108 decessi dopo la nascita o durante la gravidanza. Sempre in Brasile è stato rilevato un aumento del 19% tra il 2014 e il 2015 della sindrome di Guillain-Barré. Sei paesi (Brasile, Polinesia Francese, El Salvador, Venezuela, Colombia e Suriname) hanno accertato un aumento dell’incidenza dei casi di microcefalia e/o della sindrome di Guillain-Barré, temporalmente associabile alla propagazione di Zika. Non è ancora tuttavia del tutto scientificamente provata la responsabilità del virus, che nell’80% dei casi è asintomatico.
Il virus Zika è un arbovirus e ha ricevuto la denominazione del luogo in cui è stato identificato originariamente, nel 1947, quando fu rilevato in scimmie sentinella per il monitoraggio della febbre gialla, nella foresta Zika, in Uganda.
Tra il gennaio del 2007 e la metà del mese di febbraio 48 paesi e territori hanno riportato la trasmissione autoctona del Zika virus, che è veicolata dal vettore dell’Aedes mosquitos: 28 gli Stati in cui è stata trasmessa, che hanno nell’ambiente i vettori necessari, in particolare l’Aedes aegypti. La distribuzione geografica si è costantemente ampliata dal 2015, quando il virus è stato individuato in America. Al momento non ci sono vaccini o trattamenti specifici. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, che il primo febbraio ha annunciato lo stato di emergenza a livello globale, come risposta di prevenzione e controllo ha raccomandato attività di sorveglianza e ricerca.
La zanzara tigre (Aedes albopictus), che rientra nella lista stilata dalla IUCN delle 100 specie invasive più dannose al mondo ed è un vettore di virus patogeni che causano malattie come Dengue e Chykungunia (CHIK) in numerose aree tropicali del mondo, ha una presenza ormai stanziale nel nostro paese. L’equipe di Entomologia Medica del Dipartimento di Sanità Pubblica e malattie infettive dell’Università Sapienza di Roma, guidata dalla professoressa Alessandra della Torre, martedì ha firmato e spedito alla Regione Lazio una lettera che esprime preoccupazione e l’auspicio della messa in atto di attività coordinate con enti locali, Asl, mirando alla valutazione e prevenzione del rischio di trasmissione. Nella missiva leggiamo:
«Poiché la zanzara tigre (Aedes albopictus) — molto diffusa in Italia e in particolare a Roma e in altre aree del Lazio — è in grado trasmettere il virus ZIKA (oltre ad altri virus di rilevanza medica come il Dengue e il Chikungunya) esiste un rischio concreto che nella prossima stagione estiva/autunnale si possa assistere a casi di trasmissione autoctona a partire da persone che arrivino in Italia da paesi dove è in corso questa terribile epidemia. Tale rischio è particolarmente alto a causa di vari fattori che presumibilmente aumenteranno con l’arrivo di persone potenzialmente infette da questi paesi, quali il Giubileo e le prossime olimpiadi in Brasile, paese dove si è riscontrato il maggior numero di casi».
Professoressa Della Torre, perché nella lettera indirizzata alla Regione Lazio dichiarate la ragionevole probabilità di riscontrare casi di trasmissione autoctona del virus Zika?
«Un rischio reale certamente esiste. Stimarne la probabilità invece è un’altra storia. Negli ultimi anni ci sono stati casi di trasmissione di altre piccole epidemie di altri virus dalla stessa zanzara tigre in Italia, in Francia e in Croazia. Per esempio l’epidemia di Chikungunya, verificatasi a Cervia nel 2007, è stata innescata da una singola persona, proveniente dall’India, che è rimasta un giorno solo nel posto dove si è poi concretizzata l’epidemia. Il punto è che i virus devono essere introdotti attraverso viaggiatori infetti e dunque la probabilità che questo avvenga è tanto più alta quanto più sono in corso epidemie nel resto del mondo. Difatti il caso del Chikungunya seguiva una grossa epidemia, che c’era stata in India. Se nei prossimi mesi, quando la popolazione delle nostre zanzare aumenterà, Zika continuasse a propagarsi in Brasile, il rischio di importazione del virus in Italia potrebbe diventare molto concreto».
In quale periodo?
«Direi giugno-ottobre».
Quali differenze e somiglianze sussistono tra l’Aedes aegypti e l’Aedes albopictus, nota come zanzara tigre, e presente in Italia da più di due decadi?
«Le due species hanno molto in comune, a partire dalla somiglianza morfologica e dall’essere attive nelle ore diurne. Ma Aedes aegypti è molto più selettiva nella scelta dell’ospite ed è per questo assolutamente il vettore del virus più importante nei paesi tropicali, perché pungendo quasi esclusivamente l’uomo ha più possibilità di infettarsi pungendo un individuo infetto e, successivamente, di infettare una persona sana. Aedes albopictus, il cui primo reperto a Roma è apparso nel 1998 in due quartieri e l’anno successivo era diffuso già in tutta la città, punge non solo l’uomo ma anche altri ospiti, ma in un contesto urbano, dove ci sono pochi animali, punge quasi esclusivamente l’uomo. In questi contesti dunque non si comporta molto diversamente da Aegypti e rappresenta un potenziale vettore altrettanto temibile. D’altra parte Albopictus è in grado di produrre uova “ibernanti” che riescono a superare la stagione invernale, mentre Aegypti non sopravvive a basse temperature e quindi pur essendo stata introdotta varie volte in Europa, non ha mai dato luogo a infestazioni stabili».
Dunque Albopictus è ormai endemico in varie zone d’Italia, resiste all’inverno, ed è meno efficiente di Aegypti nelle aree tropicali, tuttavia è vettore di virus pericolosi a livello globale?
«Sì, Aegypti è senz’altro il vettore principale di vari virus molto patogeni per l’uomo, ma anche Albopictus può trasmetterne altrettanti ed in alcuni casi è stato il vettore principale di epidemie. Nel caso di Chikungunya, Albopictus è addirittura il vettore principale, perché il virus è mutato e si è reso più compatibile con questa specie di zanzara. Nulla vieta che succeda anche con gli altri virus. È dimostrato che si tratta di una zanzara molto flessibile da questo punto di vista. I test di laboratorio hanno dimostrato che questa specie si infetta e consente la moltiplicazione di natura di un gran numero di virus, ma questo non significa automaticamente che svolga un ruolo importante nella trasmissione in natura. Per lo Zika non c’è stato ancora il tempo di effettuare tutti gli esperimenti necessari, ma il virus è stato rinvenuto in popolazioni naturali di albopictus».
Dall’apparizione all’insediamento la zanzara tigre si è allontanata dal cono di luce mediatico.
«Questo è molto interessante. L’ho verificato a Roma, ma so che è successo anche altrove. La zanzara è arrivata dall’Asia attraverso il commercio di copertoni usati all’interno dei quali erano state deposte delle uova. In tutti i posti di approdo crea il panico. Nei primi anni se ne parla tantissimo, la copertura mediatica è enorme e quindi gli enti locali sono indotti a prendere provvedimenti. Nella Capitale durante la genesi dell’infestazione, intorno al 1998-2000, vennero effettuati imponenti piani di intervento e stanziati fondi notevoli per concretizzarli. Dopodiché le persone si abituano, protestano di meno, dunque non è più un’emergenza. I soldi messi a disposizione per limitare l’infestazione diminuiscono e alla fine non si fa più niente. Questo è il trend generale. È chiaro che quando poi ritorna alla ribalta il fatto che non è solo fastidiosa ma è anche un rischio serio per la salute, le cose potrebbero cambiare dal punto di vista di chi deve innescare poi delle procedure virtuose».
Nell’aprile del 2015 il dottore Soares, poi suffragato dall’Oswaldo Cruz Foundation, è stato il primo a individuare il Zika virus dietro la doença misteriosa. All’epoca ebbe un certo sollievo, perché la letteratura additava una minore aggressività rispetto ad altri virus. Dengue ha ucciso almeno 839 persone in Brasile nel 2015, più 40% rispetto all’anno precedente. Nel mondo la cifra tocca quota oltre 20mila persone.
«La recente epidemia di Zika sta avendo molta eco e copertura mediatica soprattutto a causa del sospetto che possa essere associata a microcefalia in feti di donne che si infettino durante la gravidanza. Ma ci sono virus anche peggiori di Zika, che seguono esattamente la stessa via di trasmissione. Per esempio il virus del Dengue che è diffuso in oltre 100 paesi tropicali e provoca oltre 50 milioni di casi all’anno e oltre 22.000 decessi».
Che cosa anima la zanzara tigre?
«La zanzara tigre si sposta per due ragioni: cercare l’ospite su cui fare il pasto di sangue e l’acqua per deporre le uova. Queste sono le spinte che la inducono a muoversi».
È possibile calcolare la durata della loro esistenza?
«È un’altra delle cose molto difficili da definire. Sicuramente vivono qualche settimana, ma la longevità è anche legata alle condizioni climatiche. Quando fa freddo si riduce, ma anche il troppo caldo può essere un fattore negativo. È molto complicato catturare una zanzara e definirne l’età. Lo si può fare in laboratorio, ma in condizioni artificiali una zanzara vive molto di più che non all’aperto. Nel nostro gruppo di ricerca presso l’Università di Roma Sapienza stiamo sviluppando uno strumento per distinguere le zanzare giovani da quelle vecchie. Questo sarebbe molto utile, perché solo le zanzare che hanno almeno una decina di giorni hanno avuto la possibilità di pungere una persona e contrarre il virus, essendo poi in grado di trasmetterlo. La distinzione dell’età aiuterebbe a valutare il rischio della trasmissione e anche l’efficacia dei trattamenti. Se dopo un trattamento con insetticidi troviamo solo zanzare giovani, significa che il trattamento è stato efficace, ma che nel frattempo nuove larve si sono trasformate in adulti. Viceversa se troviamo anche zanzare vecchie significa che il trattamento non è stato efficace».
Chi controlla la zanzara tigre adesso?
«Controlli adeguati vengono effettuati molto raramente dalle amministrazioni pubbliche e solo in alcune Regioni da questo punto di vista più virtuose, in particolare Emilia Romagna e Veneto. Le zanzare sono tantissime specie e poche pungono l’uomo. A Roma abbiamo specie di zanzare che nessuno ha mai incontrato, perché pungono per esempio gli uccelli.
Dal punto di vista sanitario ci interessano poche specie di zanzare che tendono di più a pungere l’uomo e quindi a trasmettere eventuali malattie, oppure zanzare che fanno da ponte per esempio col cane affetto da alcune parassitosi che possono essere trasmesse all’uomo. Come ricercatori cerchiamo fra l’altro di capire su Roma quali sono i parametri ecologici indicatori di una maggiore densità di specie pericolose per elaborare modelli di previsione dei luoghi a più elevato rischio.
Questo potrebbe rappresentare un forte ausilio per il controllo, che fondamentalmente viene fatto su richiesta dei cittadini in situazioni di particolare disagio. Anche all’epoca in cui il Comune di Roma investiva direttamente sul controllo della zanzara tigre i rilievi fatti con i monitoraggi al fine di indirizzare gli interventi nelle zone con più alte densità non erano seguiti da trattamenti sufficientemente tempestivi. Sviluppare dei modelli che ci aiutano a prevedere le zone più a rischio di alta densità consentirebbe interventi più tempestivi e mirati, perché è chiaro che lavorare su una zona come Roma e coprirla al 100% è impossibile».
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