lunedì 13 settembre 2010

Kevin Durant, magie da Dream Team: Usa campioni del mondo

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=118607

di Gabriele Santoro


ROMA (12 settembre) - Kevin Durant (28 punti) spegne il sogno mondiale della Turchia di Bogdan Tanjevic
. L'ala classe '88 riporta
dopo sedici anni di astinenza gli Usa sul tetto del mondo ed è la nuova stella globale al pari degli assenti eccellenti Kobe Bryant e Lebron James. Per coach Mike Krzyzewski (il mentore di Duke) e Jerry Colangelo responsabile dell'Usa basketball team possiamo dire missione compiuta.

Dopo i disastri nel mondiale casalingo di Indianapolis 2002 e nell'Olimpiade 2004 con la "squadra da incubo" hanno saputo ricostruire un gruppo vincente, prima con la riedizione del Dream Team che ha stravinto l'oro a Pechino 2008, ora la Coppa del Mondo con l'esperienza della coppia Billups-Odom e una nuova generazione di fenomeni con i vari Rose, Durant, Westbrook, Gay che hanno ristabilito il predominio della propria pallacanestro. Uno strapotere tecnico-fisico adattato al gioco europeo.

Sul terzo gradino del podio sale la Lituania, che schianta la Serbia nella finale per il bronzo: 99-88 il risultato.

La Turchia conquista così la prima medaglia color argento ai mondiali, convince tutti con un'organizzazione ottima e riceve l'applauso, i cori incessanti della gente ormai innamorata di questo sport. Bogdan Tanjevic è l'artefice principale di questo successo: il frutto pregiato di tanti anni di grande lavoro per la nazionale turca. La curva pericolosa del cancro non ha fermato il tecnico montenegrino, che dopo mesi difficili e dolorosi si è ripreso quella panchina dove per trentanove anni ha regalato magie, emozioni e trofei. Da uomo coraggioso ha mantenuto la promessa "saranno i medici a dover rincorrere me, non io loro". Ora l'aspetta la nuova avventura come direttore tecnico della Lottomatica, anche se gli rimane la voglia compatibile con le condizioni di salute di restare come ct turco fino agli Europei 2011.
La partita. Alla vigilia della finale Hidayet Turkoglu parlava di limitare i tiri a disposizione di Durant e gli errori per non concedere punti facili in campo aperto agli Usa. Non è ingeneroso verso i padroni di casa dire che sfida vera non c'è mai stata. La Turchia resiste per un quarto e mezzo, 17-14, ma al 18' il conto delle palle perse è arrivato già a 9 e gli statunitensi hanno una maggiore reattività evidenziata dal 12-2 sulle seconde occasioni di tiro. Kevin Durant è uno spettacolo, un rebus irrisolvibile per la difesa a zona di Tanjevic. L'americano corre, si diverte, segna come e quando vuole: al 20' mette a referto il 50% dei punti, 20 sui 42. I biancorossi rincorrono a dieci lunghezze di distanza, 32-42, tirano con percentuali deficitarie 35% da2 e 33% da3 e soccombono a rimbalzo. L'unico a tenere la rotta è Turkoglu con 11 punti e 7 rimbalzi.

Al rientro in campo dal riposo lungo ci si attende l'ultimo assalto turco, ma Durant toglie qualsiasi velleità. Il tempo di piazzare due triple, 28 punti in 26', e scende il sipario sulla contesa, 32-50. Arslan si mette in proprio con due siluri, ma in transizione la coppia Westbrook (13 punti)-Gay con 5-0 chiude i conti. Nell'ultimo periodo c'è spazio per lo show formato Nba con Odom (15 punti): schiacciate e contropiedi spettacolari. Il divario sale oltre i venti punti, 50-72, fino al conclusivo 64-81.

Bilancio e numeri Mondiale.
Patrick Baumann, segretario generale della Fiba, l'ha definita "l'edizione più riuscita
nei sessant'anni della storia dei mondiali". Un successo per il grande spettacolo sportivo offerto dalle ventiquattro nazionali presenti nonostante l'assenza delle stelle Nba, per la straordinaria partecipazione della nazione ospitante trascinata dai successi dei propri beniamini e dai numeri prima mai registrati della copertura mediatica dell'evento.

Un miliardo di persone in oltre duecento paesi hanno seguito le partite: un bacino di utenza tutto da conquistare è quello cinese che ha toccato il picco di 65 milioni di telespettatori per il match del girone eliminatorio Cina-Grecia. Nell'intervallo della finalissima con una bella cerimonia di premiazione il presidente della Federbasket Dino Meneghin, insieme ad altre quindici stelle del basket mondiale (Divac, Sabonis, Gomelski etc) tra giocatori e coach, è entrato ufficialmente anche nella "Hall of fame" (La casa delle stelle) Fiba. L'ultimo riconoscimento per il monumento e la guida del movimento cestistico italiano che deve rilanciarsi, a partire dagli Europei 2011.

L'Europa esce con una medaglia di bronzo e molte certezze, a partire dalle nuove leve balcaniche e baltiche. La Serbia ha mostrato al mondo un serbatoio fantastico di talenti, destinato a dominare la scena continentale nei prossimi anni.La Lituania seppur priva di molti protagonisti è il solito mix di qualità e gioventù. La Spagna invece ha deluso senza la leadership di Pau Gasol, ma c'è da giurarci che per i prossimi mondiali in casa del 2014 tornerà alla ribalta. Nel Latino America L'Argentina di Luis Scola è in parabola discendente e il ritorno di Manu Ginobili non basterà a rilanciarla. Il Brasile è stata l'unica squadra a mettere in difficoltà gli Stati Uniti, con i lunghi Splitter e Varejao è ormai una realtà mondiale. Dal resto del mondo poche novità con la Cina che dopo il fenomeno Yao Ming stenta ad affermarsi. Le immagini più belle di questa edizione resteranno la tripla da otto metri di Milos Teodosic che ha dato la semifinale alla Serbia e la stoppata di Erden che ha spalancato le porte della finale alla Turchia. Frammenti di grande basket e una certezza: gli americani si sono ripresi definitivamente il gioco che hanno inventato.

venerdì 10 settembre 2010

Castel Volturno, l'Africa italiana e il "Fernandes"

di Gabriele Santoro

CASTEL VOLTURNO - Il piccolo Manuel, meno di un anno di vita, figlio di una giovane donna nigeriana strappata alla prostituzione della via Domiziana e accolta dal Centro per immigrati Fernandes di Castel Volturno ti guarda con gli occhi e il sorriso inconsapevole del mondo difficile che lo circonda e lo aspetta. Al momento sono quattro le ragazze nigeriane ospitate nel Centro: una goccia nel mare delle oltre 500 donne vittime della tratta sessuale nella zona.

Dalle finestre del terzo piano dell'unico centro accoglienza di tutta la Campania si scorgono i materassi, le tende e i tappeti rivolti verso la Mecca che nelle notti estive castellane si affollano di migranti. Il Fernandes (operativo su legge regionale dal 1996), tenuto aperto dalla Caritas con un organico ridotto all'osso e da realtà di volontariato, accoglie all'interno oltre settanta persone che raddoppiano per il pernottamento nel parcheggio esterno, dove Miriam Makeba ha finito i propri giorni cantando per la dolente Africa italiana. Un punto di riferimento aperto 365 giorni all'anno che offre ai migranti: assistenza legale con lo sportello del patronato Acli, assistenza sanitaria con gli ambulatori dei medici volontari dell'Associazione "Jeremy Masslo", un servizio mensa, corsi di lingua italiana e mediazione culturale tutto a carico della Diocesi di Capua senza alcun contributo economico delle istituzioni locali.

Le cifre evidenziano una sproporzione demografica e una miscela che in assenza di politiche d'integrazione e legalità può diventare esplosiva: alla popolazione locale di 23mila abitanti si somma in questo periodo un corpo vissuto come estraneo di oltre diecimila migranti originari soprattutto dell'Africa sub-sahariana (in maggioranza ghanesi e nigeriani). Il malcontento nella cittadinanza è diffuso e questa presenza viene considerata come un ostacolo al rilancio turistico della zona.

In un territorio contaminato e controllato da una criminalità organizzata florida e feroce la manovalanza e la gestione di alcuni settori criminali dal ricco indotto economico, come lo spaccio e la prostituzione, viene appaltata o lasciata alla malavita straniera da quella albanese a quella nigeriana. Una polveriera sempre pronta a infiammarsi nell'agglomerato, nell'ecosistema più complesso e dall'equilibrio costantemente instabile dell'immigrazione italiana non governata. Non è lontano il ricordo delle violenti proteste all'indomani della strage camorristica dei sei migranti nel settembre 2008.

La crisi economica ha portato a Castel Volturno parte del motore umano delle fabbriche del nord del Paese: tutti operai migranti regolari rimasti senza lavoro e privi di tutele sociali. Nel Centro e nelle fatiscenti abitazioni dei quartieri ghetto, scrutabili senza particolari ricerche puoi trovare i reduci della "guerra" di Rosarno, i braccianti stagionali estivi per la raccolta dei pomodori (ricca produzione autoctona) o gli "indiani invisibili" che pullulano nelle aziende bufaline e secondo il rapporto dell'Oim vivono anche nelle stesse stalle in cui lavorano. L'Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (OIM) ha sollecitato le autorità italiane a indagare sulle "deplorevoli condizioni di lavoro" dei migranti. All'alba il sole deve ancora sorgere quando inizia la lunga marcia del pendolarismo migrante verso "le rotonde degli schiavi" di Villa Literno, Villaricca, Giugliano, Casal di Principe, Mugnano. Ci si schiera in fila in attesa di essere scelti per i lavori di giornata nell'edilizia, nei campi agricoli con paghe che oscillano dai 25 ai 40 euro quotidiani. Sempre in agguato la guerra tra poveri con la sfida al salario più basso. La sera quando il sole sfuma lungo la Domiziana sembra di essere in una qualunque città africana: sfrecciano colonne di biciclette con schiene piegate dalla fatica e un ritorno in una casa che non ha nulla di accogliente.

Perché gli africani scelgono Castel Volturno? Perché qui in qualche modo la vita si arrangia, si sbarca il lunario e con i molti connazionali presenti è un po' come sentirsi a casa. In secondo luogo c'è una grossa offerta abitativa. L'inquinamento del litorale domizio ha portato a un progressivo abbandono del patrimonio immobiliare e residenziale, per lo più abusivo, sorto a partire dagli Anni Settanta mentre il primo flusso di immigrati è iniziato ad arrivare negli Anni Ottanta. Quelle che erano residenze estive, ormai in totale stato di dismissione e molte delle quali senza servizi (acqua, fogna, luce), ora vengono affittate dagli italiani ai migranti anche a circa ottocento-novecento euro al mese in nero da suddividere sempre dal numero igienicamente insostenibile di inquilini.

In tutte le difficoltà Antonio Casale, direttore del Fernandes, conferma l'impegno dell'accoglienza: "Allo Stato spetta la riaffermazione della legalità. Noi non derogheremo al nostro dovere di assistenza e d'integrazione a fronte di un welfare pressoché inesistente".

(Foto di Michele Docimo)

La N.C.O: l'impegno e la legalità nascono in cucina

di Gabriele Santoro

SAN CIPRIANO D'AVERSA - Nel cuore di San Cipriano D'Aversa, comune di 13mila abitanti della provincia casertana alla ribalta delle cronache nazionali come avamposto con la confinante Casal di Principe del clan camorristico dei "Casalesi", l'oasi di legalità costituita dalla "Nuova Cucina Organizzata" raccoglie i frutti sani del proprio lavoro e pianta nuove radici di speranza nel territorio. L'Nco, inaugurata il 1 agosto 2007, è la storia di una doppia scommessa vinta figlia di una lucida e creativa follia: aprire un'attività commerciale (un ristorante) fuori dal controllo malavitoso e assumere come soci lavoratori dei "matti". In applicazione della Legge 180, meglio conosciuta come Basaglia, la Cooperativa Agropoli (già attiva nel campo sociale/sanitario) ha concretizzato il progetto d'integrazione di ragazzi con disagi psichici nello staff operativo della pizzeria.

Gli occhi si fanno lucidi e la voce di Peppe Pagano, responsabile di Nco, s'incrina per l'emozione e la stanchezza quando narra un impegno che non conosce sosta, che non ha nulla di episodico o emergenziale. "Abbasso la testa e lavoro come un matto. E' inutile pensare di cambiare il mondo, se non cambiamo noi. Siamo rimasti sbalorditi da questo successo, per esempio con il servizio di consegne della pizza a domicilio: prima non lo faceva nessuno a San Cipriano, così come dai miglioramenti esponenziali dei ragazzi. Fondamentale è stato anche il contributo di Franco Rotelli, amico e collaboratore di Franco Basaglia, come direttore del reparto psichiatrico dell'ospedale di Aversa".

Il ristorante è un esempio di economia pulita. Un punto di riferimento per i sanciprianesi vogliosi di scrivere un racconto diverso di una terra devastata dal potere criminale e dall'assoluta mancanza di prestigio delle Istituzioni puntualmente negligenti. Un fattore di successo è la fitta rete di collaborazione costruita dalla cooperativa sul territorio a partire dal rapporto con Libera (molti degli ingredienti usati in cucina arrivano dalla produzione di Libera Terra nei beni sottratti alle mafie). Il locale è diventato una tappa fondamentale per le centinaia di giovani volontari che d'estate affollano i campi di lavoro nei tanti beni confiscati alla camorra nella zona.

La cucina dei "matti". Nel caldo torrido estivo lo spicchio di giardino dell'Nco, per un gioco di incroci tra pieni e vuoti dei palazzi adiacenti, regala il punto più fresco di San Cipriano e gustarsi i piatti tipici dell'ottima cucina locale a prezzi congtenuti è ancora più piacevole. Il cinquantacinquenne Romualdo Affuso è uno dei simboli di questa rinascita collettiva. Lo staff della Coop Agropoli l'ha tirato fuori da un ospizio per anziani dove era stato confinato senza alcuna strategia di reinserimento sociale. Oggi ha un contratto di lavoro, riceve lo stipendio regolarmente, mette i risparmi sul proprio conto corrente postale. Nelle piazze del paese non è più vissuto come uno "uno scarto". Il 28 maggio il sindaco gli ha conferito la cittadinanza onoraria in quanto "professore di vita".

Questo gesto per quanto formale nella città di Antonio Iovine, boss ai vertici dei Casalesi e superlatitante da 13 anni, è il riconoscimento tangibile del cambiamento in atto. L'ambiente in cui è sorta e vive l'Nco è tutt'altro che facile. Lo scorso febbraio in via Modigliani, a un chilometro e tre minuti di macchina di distanza dal ristorante, è stato arrestato in un'abitazione Corrado De Luca, colletto bianco del clan e braccio destro di O'Ninno Iovine. La lettura dei verbali o i semplici comunicati stampa inerenti gli arresti restituisce il quadro di un sistema sociale violentemente arcaico, fondato su legami familiari praticamente indissolubili. L'impegno della magistratura e delle forze dell'ordine sta producendo risultati importanti sul piano repressivo. Tuttavia la vera vittoria, come sottolinea Peppe Pagano rifacendosi alle parole di Paolo Borsellino, non può essere affidata a "una distaccata opera di repressione, ma a un movimento culturale e morale che coinvolga tutti".

La sfida di Via Ruffini. Grazie agli utili ottenuti dal ristorante, oltre 40mila euro nell'ultimo anno, dal 10 luglio 2009 la Cooperativa Agropoli ha preso in gestione il bene immobile con annesso terreno confiscato al boss Pasquale Spierto in via Ruffini. Nella villa c'è già un gruppo di convivenza con ragazzi svantaggiati ed è la sede della band Terre di Don Peppe Diana. Il progetto prevede poi la creazione di un centro ludico dotato di uno spazio teatrale, di una sala d'incisione musicale e una web-radio. Intanto dopo i lavori di ristrutturazione il bene ha iniziato a popolarsi spontaneamente dei tanti ragazzi di strada sanciprianesi. Un pallone che inizia a rotolare sull'erba e non più sull'asfalto. Un insieme di regole da rispettare. Un'assistenza preziosa con il doposcuola, a fronte del fallimento del sistema scolastico: il tasso di dispersione tocca il 25% (più del doppio della media nazionale). La struttura ha ospitato il Festival dell'Impegno Civile e ad agosto si sono svolti i campi dilavoro ed educazione alla legalità con giovani provenienti da tutta Italia. Ecco la rivoluzione tranquilla sognata da Don Peppe Diana.

(Foto di Michele Docimo)

mercoledì 8 settembre 2010

Nihad Dedovic, la "perla balcanica" alla Virtus

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=117873&sez=HOME_SPORT

di Gabriele Santoro

ROMA (7 settembre) - Il talentuoso ventenne Nihad Dedovic è il colpo che chiude il mercato estivo della Lottomatica Roma. L'acquisto porta la firma di Bogdan Tanjevic che già lo voleva lo scorso anno al Fenerbahce. Il direttore tecnico della Virtus è sempre pronto a scommettere e investire sui giovani, proprio come quando portò in Italia l'adolescente Dejan Bodiroga. E il campione serbo è l'idolo di Dedovic, soprannominato in Spagna "El Ricky Rubio bosniaco". Con Rubio, play anch'egli ventenne del Barça e della nazionale spagnola, condivide gli onori e gli oneri di una carriera che ha bruciato le tappe e un potenziale tecnico messo subito alla prova dei grandi palcoscenici. Il bosniaco arriva con un prestito biennale dal Barcellona: un prospetto che, come sottolinea Boniciolli, può dare soddisfazione anche nell'immediato. «Nonostante la mia giovane età mi sento pronto per compiere il salto di qualità - spiega Dedovic - Arrivo in un club ambizioso come me. Si è vero ci sono sempre molte aspettative nei miei confronti, ma ho imparato a gestire la pressione. Ringrazio Tanjevic per la fiducia: per me è un onore essere scelto da un tecnico e un dirigente del suo spessore».

Dedovic (guardia-ala di 198 cm, 90 kg) è un ragazzo cresciuto in fretta e glielo si legge sul volto timido e serioso. Un'infanzia che ha conosciuto e schivato gli orrori della guerra jugoslava. Nei primi Anni Novanta Visegrad, città natale del cestista che dista 100 km da Sarajevo, e il letto del fiume Drina che l'attraversa sono stati trasformati in un'enorme fossa comune con circa tremila vittime tra le quali centinaia di donne e bambini. Lo scenario del Ponte sulla Drina, reso famoso dall'opera del premio Nobel Ivo Andric, ridotto a patibolo per le esecuzioni sommarie di civili musulmani bosniaci da parte delle milizie serbe. Nel destino del piccolo Nihad però c'era scritta la pallacanestro: a 15 anni il debutto nella Lega Adriatica con il Bosna Sarajevo, a 16 anni la partenza dalla natia Bosnia per approdare in Spagna dove il Barcelona nel novembre 2006 investe su di lui mezzo milione di euro per strapparlo alla concorrenza di altri top team iberici (Tau, Girona) e lo blocca con un contratto di sei anni dopo l'ottima impressione destata all'Europeo Under 16. I campioni d'Europa blaugrana, come avviene anche per il calcio, investono sui prospetti più interessanti in giro per il continente con l'obiettivo di lanciarli poi in prima squadra.

Nel biennio 2007-2009 la dirigenza catalana l'ha fatto svezzare nel club satellite Wtc Almeda Cornella Park (Leb Plata, raggruppamento della seconda lega spagnola) a cui ha regalato la storica promozione nella Leb Oro con alcune apparizioni in prima squadra, come nei play-off scudetto del 2009 quando è subentrato al posto dell'infortunato Lubos Barton. Un'esperienza che se da una parte ha contribuito ad aumentare lo spazio a disposizione del giocatore ha rivoluzionato un processo di crescita iniziato su piazze e situazioni tecniche ben più competitive. Il talento di Djedovic non c'entra nulla con la serie B spagnola. Nell'ultima stagione l'ala bosniaca ha giocato in prestito al Xacobeo blu:sens (Acb) producendo queste cifre: 17' di media in campo, 6 punti con il 52% da2 e il 32% da3. Nell'ultima estate è stato protagonista con la nazionale bosniaca delle qualificazioni (di fatto inutili in seguito all'allargamento a 24 delle partecipanti) agli Europei 2011. Sei partite a 12.3 punti (64.5% da2, 42% da3), 4.3 rimbalzi e 1.3 assist di media, con l'exploit finale contro la forte Macedonia: 20 punti (6/7 da2, 2/3 da3, 6 rimbalzi).

Chi è Dedovic. Rabaseda-Samb-Dedovic. Non c'è solo il bosniaco nella linea verde pronta al salto di qualità nella cantera del Barça. In questo terzetto di promesse Roberto Duenas, pivot e capitano storico blaugrana, esalta l'ala: «Tutti e tre sono pronti per la prima squadra o altri club della massima serie. Dedovic è quello che emerge di più: è un gran giocatore con un talento innato, ottimo fisico e preparato per il salto di qualità». Una costante progressione per un'ala piccola, utilizzabile anche da guardia, molto versatile e capace di crearsi diverse situazioni di tiro: il meglio lo dà nell'uno contro uno e nelle penetrazioni a canestro grazie all'esplosività e velocità del primo passo, ma non disdegna le soluzioni dalla lunga distanza. Nonostante la giovane età dimostra una certa maturità nella gestione dei possessi, perde pochi palloni con buone doti in palleggio e vede i compagni. In difesa mette molto ardore e questo lo porta spesso a caricarsi di penalità.

Le parole di Dedovic. «Non ho paura a prendermi tiri aperti o a sfidare la difesa schierata con l'uno contro uno. Devo migliorare molto in difesa. Lasciare il mio paese precocemente non è stato semplice. Il primo periodo a Barcellona è stato molto duro, a partire dalla lingua. Ora parlo bene lo spagnolo e ho creato un bel gruppo di amici come a casa mia. Nel tempo libero amo ascoltare tanta musica di tutti i generi e sono appassionato di nuove tecnologie, passo molto tempo al computer. La mia miglior partita? Ho un ricordo bellissimo quando giocavo al Bosna e davanti a Svetislav Pesic, sulla panchina del Girona, piazzai tre triple consecutive. Il giocatore preferito? Tracy Mc Grady quando giocava agli Orlando Magic, qui invece mi ispiro a Navarro».

Mercato e infortuni. La Virtus ha allestito un roster decisamente più equilibrato rispetto alla scorsa annata. Un mix con talento di esperienza e gioventù: dal trentacinquenne Smith al ventenne Dedovic. Sotto canestro la coppia Traore-Heytvelt assicura punti e muscoli, in regia Washington dovrà far canestro e far girare la squadra». «La concorrenza media in campionato sarà durissima e sulla carta Milano e Siena restano un gradino sopra questa Lottomatica. Molto dipenderà anche dal salto di qualità definitivo a cui è atteso il gruppo di nazionali.La stagione romana non è cominciata sotto i migliori auspici per gli infortuni. Matteo Boniciolli in una settimana ha dovuto metabolizzare due tegole e un punto interrogativo. La parentesi estiva con la nazionale ha restituito un Angelo Gigli con i legamenti del polso destro lesi (operato a Torino, ne avrà fino almeno fino a metà novembre), Luigi Datome ha finito il primo allenamento romano con gli impacchi di ghiaccio sul ginocchio sinistro gonfio (infortunatosi in azzurro e ora sotto accertamenti medici) e ciliegina finale una gomitata fortuita di Iannilli in allenamento ha messo ko l'altra ala-pivot Josh Heytvelt con una frattura pluriframmentaria del setto nasale (già operato, circa un mese di stop). Di conseguenza per il ritiro, iniziato lunedì a Folgaria, sono a disposizione i soli Washington, Giachetti, Toure, Vitali, Crosariol, Iannilli, Tonolli e Marchetti con l'aggiunta di un un gruppo di junior oltre al serbo in prova Drenovac. Traore ha chiuso l'avventura ai mondiali con la Francia e si aggregherà con Charles Smith alla squadra, che sta ultimando le pratiche per il visto prima di raggiungere l'Italia, nel fine settimana.

venerdì 3 settembre 2010

Turchia, ecco lo spettacolo dei Mondiali

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=117319&sez=HOME_SPORT

di Gabriele Santoro

ROMA (3 settembre) - Ventiquattro squadre, duecentottantotto giocatori, ottanta partite, centottantre paesi collegati in tv (è irradiato per la prima volta anche il sub-continente indiano), trecentocinquantamila tagliandi venduti, quattro palasport all'avanguardia, una nazione ospitante come la Turchia che ha sete di grandezza e un'altra gli Usa che dopo sedici anni di astinenza (ultima volta nel '94 con il giovane Shaq O'Neal e Reggie Miller) vuole tornare a casa con la Coppa del mondo. Benvenuti alla Fiba World Championship 2010 che da domani, dopo la prima fase a gironi (4 gruppi da sei squadre), entra nel vivo con l'inizio degli ottavi.

Non ci sono state sorprese nei gironi a parte l'eliminazione della Germania priva di Nowitzki: gli Stati Uniti hanno dettato legge, in grande spolvero le rappresentative balcaniche Slovenia-Serbia e la Lituania, hanno tutt'altro che entusiasmato i campioni e i vice-campioni in carica di Spagna e Grecia ora rivali negli ottavi, bene la Turchia che non ha commesso passi falsi e resiste l'Argentina di Luis Scola anche se non c'è stato un ricambio dietro la generazione dell'oro olimpico Atene 2004, infine un tocco di Africa con l'insperata qualificazione dell'Angola. Un torneo dal risultato finale tutto da scrivere e l'ambito Naismith trophy con almeno quattro legittime pretendenti (Usa, Spagna, Serbia, Turchia).

Ad accendere le notti mondiali turche manca il cast delle stelle Nba: i vari Ginobili, Nowitzki, Pau Gasol, Tony Parker, Steve Nash insieme al Dream Team Usa (Bryant, Howard, Pierce etc) hanno dato forfait. Questo ha prodotto meno spettacolo e attenzione mediatica, ma ha aumentato l'equilibrio delle sfide e regalato il palcoscenisco a una nuova generazione di talenti che hanno ancora fame di conquistare il mondo. Non ci sono neanche le vuvuzela, protagoniste del mondiale sudafricano, vietate dalla Fiba e di loro non si sente la mancanza. Nelle strade di Istanbul si respira l'aria del grande evento: appaiono ovunque cartelli che ricordano il mondiale, le televisioni nei locali sono sempre sintonizzate sulle partite, tanti tifosi da tutto il mondo hanno abbinato una vacanza alla passione per il basket. Da segnalare l'autentica invasione di oltre seimila sloveni, rigorosamente sempre abbigliati in verde, popolo che vive di pallacanestro.

Prima e durante le partite della Turchia l'atmosfera nell'Ankara Arena è stupenda: il rosso e il bianco colorano tutti gli spalti, all'esecuzione dell'inno nazionale esplode una sola voce potente, una squadra giovane e zeppa di talento sul parquet, in panchina un tecnico straordinario e un uomo coraggioso come Bogdan Tanjevic (dt della Lottomatica Roma) che oltre a vincere con gli avversari in canotta lotta quotidianamente contro il cancro. Al momento l'Italbasket è lontana da questi palcoscenici. Uno spruzzo di Belpaese c'è con il tecnico Sergio Scariolo, che dopo aver regalato l'Europeo alla Spagna tenta l'assalto ai Mondiali.

Gli ottavi. La prima serie di partite a eliminazione diretta si terrà da sabato a martedì prossimo: tante sfide interessanti, due derby bollenti, qualche risultato scontato. Partiamo da qui: gli Stati Uniti avranno la strada spianata contro l'Angola, così come la Lituania del "milanese" Maciulis non dovrebbe avere problemi nel superare la Cina. Slovenia e Russia, a meno di cali di tensione e un giro a vuoto, toglieranno dal mondiale le rappresentative oceaniche della Nuova Zelanda che però nell'ultima partita del girone ha giocato uno scherzetto alla Francia e dell'Australia del play tascabile aborigeno Mills. Arriviamo ai derby. Sabato pomeriggio Serbia e Croazia alzeranno il sipario sugli ottavi. La vecchia Yugoslavia dei vari Bodiroga, Divac, Djordjevic, Danilovic capace di vincere tre delle ultime cinque edizioni del mondiale è un ricordo lontano. Serbia e Croazia presentano formazioni giovani con una covata di talenti in rampa di lancia. I serbi guidati in panchina dal veterano Ivkovic hanno vinto il girone con un basket di qualità sull'asse play-pivot Teodosic-Krstic, la sorpresa Savanovic e le certezze di Velickovic. I croati finiti quarti nel raggruppamento hanno un po' deluso: in ombra la stellina forgiata a Madrid da Messina Ante Tomic, a corrente alternata in regia Roko Ukic e una guida tecnica che non convince. L'altro derby è il classico sudamericano Argentina-Brasile. Si annuncia una battaglia spettacolare con la curiosità di un tecnico argentino Ruben Magnano, artefice dell'Argentina campione olimpica, sulla panchina carioca. Decisiva per il passaggio del turno sarà la sfida sotto canestro tra le rispettive stelle Luis Scola e Thiago Splitter. Spagna e Grecia sarà la riedizione dell'ultima finale iridata con un pronostico aperto. Entrambi le nazionali ora dovranno scoprire le carte e dare sostanza alle proprie ambizioni. Alla Turchia leader del girone è capitato un accoppiamento scomodo con la Francia di Nicolas Batum e Boris Diaw, squadra camaleontica per eccellenza capace di stendere la Spagna e poi scivolare con l'abbordabile Nuova Zelanda.

Numeri. Leader statistico della prima fase della competizione è il centro Nba dell'Argentina Luis Scola (in tre partite su cinque oltre i trenta punti): 29 punti (60% da2) e 8 rimbalzi in 34 minuti di media d'impiego. Negli Stati Uniti il giovane Kevin Durant conferma l'ottima stagione Nba e si candida a leader per il futuro del Dream team: 17.8 punti e 6 rimbalzi di media. Tra i primi cinque realizzatori troviamo anche tre candidati all'oscar di attori non protagonisti come il cinese Yi (comparsa nei Nets), l'iraniano Haddadi e il kiwi Penney (37 punti contro la Lituania). Migliori tiratori dalla lunga distanza il tedesco Jagla (13/20) e il serbo Rasic (15/25). La Serbia e gli Stati Uniti hanno l'attacco più prolifico con rispettivamente 93 e 91 punti a serata. La Turchia tira meglio di tutti dall'arco con il 41% ed è seconda nei rimbalzi dietro la Serbia, 42 a partita.