di Gabriele Santoro
ROMA (15 febbraio) – Tre giorni per gustarsi il meglio del basket più spettacolare al mondo, sessantaquattro paesi virtualmente collegati, 108,713 persone in delirio a riempire l’avveniristico Cowboys Stadium di Dallas. Benvenuti all’All Star Game Nba, “where amazing happens” (dove si realizzano meraviglie), che ha battuto tutti i record di presenze e di audience televisiva. Il commissioner Nba David Stern, anima di questa macchina da spettacolo e business, sta gongolando per il successo dello show sportivo-mediatico che ha rivoluzionato il modo di intendere e vendere il gioco inventato dal professor James Naismith. «È stata una pietra miliare del nostro sport – ha commentato David Stern – una prova della grande popolarità dei nostri giocatori, della tenacia di Jerry Jones e dell’immaginazione di Mark Cuban (patron dei Dallas Mavericks, ndr)».
Flash fotografici impazziti per la parata di stelle. Beneficenza con il programma Nba Cares. C’è spazio anche per l’estroverso Brandon Jennings, ex Lottomatica Roma, che viene ripreso mentre si regala un’acconciatura in stile high-school, per poi lanciarsi in un balletto inedito prima della sfida tra matricole e sophomore.Un parterre stracolmo di personaggi dall’attore-governatore della California Arnold Schwarzenegger al regista Spike Lee, che nella tre giorni non ha mai mollato la propria poltroncina alternando solo cappelli sgargianti. Se per i suoi New York Knicks anche quest’anno c’è poco da esultare, il regista si è consolato ed esaltato con i voli del playmaker blu-arancio “CryptoNate” Robinson. Dall’alto del suo metro e settantaquattro Robinson è entrato nella storia Nba, vincendo per il terzo anno consecutivo la gara delle schiacciate: l’evento più spettacolare del weekend. Difficile descrivere quanto Nate riesca a decollare e a restare sospeso in aria per poi inchiodare nel nylon.
Est batte Ovest. Poi anche c’è il basket giocato, zero difesa beninteso, tra i campioni del mondo. Non c’è stata la sfida tra Kobe Bryant, l’uomo del destino dei Lakers ha dato forfait, e l’accoppiata King James-Wade. Ma D-Wade non si è fatto molti scrupoli, fregiandosi con 28 punti, assist e schiacciate da favola del titolo di Mvp della serata. Lebron James ha mostrato il solito repertorio con 25 punti (11/28 al tiro). Numeri dalla Florida connection Wade-Howard, il centro degli Orlando Magic che si è tolto anche lo sfizio di una tripla sotto il sorriso sornione del suo coach Van Gundy. Partita sempre in equilibrio, decisa in volata dai tiri liberi del 141-139 del Raptors Chris Bosh (23 punti). Il Nuggets Carmelo Anthony (27 punti, migliore per Ovest) ha scagliato sul ferro la tripla del buzzer beater. Il padrone di casa Dirk Nowitzki, uno dei pochi europei a non sentirsi corpo estraneo in questo show tutto a stelle a strisce, non ha sfigurato davanti ai propri tifosi con 22 punti e qualche numero. « È incredibile giocare davanti a 108mila persone – spiega nel post-partita James - Non c’è un seggiolino vuoto. Essere protagonista di un momento storico come questo è quello che hai sempre sognato».
L’Italia made in Nba. Per la prima volta anche l’Italia è stata rappresentata con il suo alfiere Danilo Gallinari in una gara singola. L’ala dei Knicks ha preso parte sia alla sfida rookie-sophomore sia a quella del tiro da tre punti, nonché come assist-man nella gara delle schiacciate per il compagno Robinson. Il Gallo è stato eliminato al primo round della gara, poi vinta dalla guardia dei Celtics Paul Pierce che ha battuto in finale la matricola Curry, totalizzando quindici punti sui trenta disponibili. Una delusione relativa per Gallinari, che è già riuscito a guadagnarsi il rispetto e l’attenzione della Lega.
Rookie-Sophomore 140-128. Dopo sette sconfitte nelle ultime sette edizioni dell’All Star Game gli esordienti della Lega superano i colleghi al secondo anno di Nba. Esordio che non rimarrà nel libro dei record per il nostro Danilo Gallinari (5 punti in 13’ d’impiego). Mattatore della serata Russell Westbrook dei sorprendenti Thunder con 40 punti. Non ha deluso il top-scorer dei Sacramento Kings Tyreke Evans (26 punti), votato mvp della sfida, protagonista come Brandon Jennings (22 punti con 23 tiri) che ha trovato proprio la dimensione giusta in cui esprimere talento e sregolatezza.