di Gabriele Santoro
ROMA (23 novembre) – L’avvio della stagione Nba parla italiano. Danilo Gallinari, Andrea Bargnani e Marco Belinelli stanno attraversando il periodo migliore dallo sbarco nella Lega statunitense. Sono tre le chiavi delle splendide prestazioni e dell’ottimo rendimento degli alfieri del basket azzurro: la grande fiducia degli staff tecnici, il rispetto dei compagni per cui sono diventati punti di riferimento e la consapevolezza di dover dimostrare di essere all’altezza della sfida americana. Nel mese di novembre hanno fatto registrare numeri da all’All Star Game.
La vera sorpresa è l’esplosione di Belinelli, che dall’anno prossimo sarà free agent e dovrà meritarsi un nuovo contratto Nba. La guardia di San Giovanni in Persiceto, dopo aver archiviato l’anonimato dell’esordio ai Golden State Warriors e la grossa delusione a Toronto, sembra aver trovato la dimensione giusta a New Orleans. Il coach degli Hornets Monty Williams gli ha dato il quintetto base come guardia tiratrice titolare, l’ha reso subito parte integrante del progetto di squadra e lui ha risposto presente. I compagni lo definiscono come «uno dei migliori tiratori mai visti». Per le caratteristiche tecniche del bolognese avere al fianco Chris Paul, playmaker divino e il miglior passatore dell’Nba, fa la differenza. «Nella prima partita contro Milwaukee - racconta Belinelli - dopo aver sbagliato qualche tiro aperto non ne volevo prendere altri. Chris Paul mi ha ripreso: “Hey devi tirare! Quando ti passo la palla è perché sono sicuro che andrà dentro”. Ecco avere la fiducia di un campione così ti fa rendere molto di più». In estate Belinelli aveva definito un fallimento l’eventuale ritorno in Europa. «Ho lavorato molto per arrivare in questa posizione, tutti sanno che è un anno fondamentale e vogliamo raggiungere i play-off». Il “Beli” viaggia a 12.8 punti di media, tira con il 40% da3, distribuisce 1.4 assist, contribuendo all’ottimo record di 11 vinte e 2 perse dei suoi Hornets, appena dietro ai Lakers e agli Spurs nella Western Conference.
Per i New York Knicks di Mike D’Antoni e Danilo Gallinari questo è l’anno zero. La stella Stoudemire è il punto di ripartenza con il “Gallo”, una volta messe a tacere le voci di uno scambio con Melo Anthony a Denver, che finalmente ha iniziato l’annata senza disturbi fisici. La franchigia della Grande Mela ha incassato una striscia nera di sei sconfitte consecutive,ma è in ripresa con una serie di tre vittorie con Gallinari protagonista. In questi successi l’ala milanese ha messo a referto 27 punti di media (16.7 in 14 partite), è stato in campo 38.6 minuti, 35/36 ai tiri liberi, 10/16 dalla lunga distanza. Il “Gallo” ha eguagliato anche il record personale di punti segnati con i 31 dell’ultima partita contro i Clippers.
Andrea Bargnani, in seguito alla partenza di Chris Bosh, è l’uomo franchigia dei Toronto Raptors. Dopo aver fallito la qualificazione con l’ambizioso roster dello scorso anno la squadra canadese si è ridimensionata nei nomi. L’ultima vittoria in volata, 102-101, contro i Boston Celtics ha dato però convinzione ai Raptors (record negativo di 5 vinte e nove perse in 14 uscite) in striscia positiva da tre partite. Il Mago è il terminale offensivo principale: 29 punti realizzati contro i vicecampioni Nba, 28.3 punti di media (21.7 complessivamente) in questi tre successi consecutivi. Il romano è ormai una stella che brilla di luce propria tra i Pro e ambisce alla consacrazione definitiva.
Flop Miami Heat, il terzetto magico non decolla. I progetti estivi di dominio sono almeno rimandati per la franchigia di South Beach. LeBron James (23.5 punti a serata), Dwayne Wade (21.4 punti) e Chris Bosh non hanno ancora trovato l’equilibrio giusto e annaspano con un deludente 60% di vittorie dopo le ultime due brutte sconfitte contro avversari certamente non irresistibili come Indiana e Memphis. Nella pesante caduta, 93-77, con i Pacers il terzetto ha preso 52 degli 82 tiri complessivi della squadra e Wade ha steccato con un clamoroso 1/17 al tiro. Tre primi violini che si mettono in proprio non potranno ambire all’anello Nba. Pesante la perdita per infortunio del lungo Haslem, che poteva essere un collante. L’arena di Miami ha invocato a gran voce il ritorno in panchina del santone Pat Riley, vero regista della faraonica campagna acquisti, con il delfino Spoelstra che non sembra avere la personalità per assemblare e far funzionare un gruppo zeppo di attori protagonisti.