di Gabriele Santoro
ROMA – Sedici anni, duecentosei centimetri di talento e due nomi del calibro di Magic Johnson e Drazen Petrovic nel destino. Nel Torneo Città di Roma, organizzato dall’Eurolega e riservato a otto squadre di under 18, Dario Saric ha offerto un piccolo saggio delle doti che ne fanno il prospetto continentale più interessante. La giovane stella del KK Zagrabia ha il fisico di un pivot, la testa di un playmaker sopraffino e la mano morbida. Lo ammiri esultare più per un assist vincente fornito a un compagno che per una sua schiacciata. Ha un carattere forte e una m[Image]aturità che va ben oltre l’anagrafe. Molti club europei gli hanno già avanzato proposte allettanti (tre milioni di euro dal Tau Ceramica) e gli scout Nba lo seguono con attenzione. Sulle pareti della propria stanza Saric ha appeso un poster gigante di Magic Johnson e indossa lo stesso numero di maglia. La casa di abbigliamento sportivo Champion gli ha regalato una copia della canotta numero 3 dei New Yersey Nets esaltata da Drazen Petrovic. Con il compianto Mozart dei canestri Saric condivide l’origine, la cittadina marittima croata Sebenico, il talento e la dedizione assoluta alla pallacanestro. Il padre, Pedrag, ha giocato con Petrovic e nel figlio rivede la stessa capacità di essere leader.
Tra qualche anno avremo un playmaker alto 2.06 cm?
«In questa fase della mia carriera è ancora prematuro trovare una collocazione precisa in campo. Mi considero un giocatore versatile. Adoro il ruolo di playmaker ed è lì che vorrei essere impiegato. L’esordio con la squadra senior è stato un cambiamento profondo: nella Lega Adriatica vengo utilizzato come ala forte, mentre nel campionato croato ho maggiore libertà e gioco anche da play. Non presto attenzione alle statistiche, ma al bene della squadra. Il mio movimento preferito? Quando sotto canestro il centro salta su una finta e passo la palla a un mio compagno senza guardarlo».
Ci racconti la sua giornata tipo.
«La sveglia suona presto intorno alle 7. Dalle 9 alle 11 vado in palestra per la prima sessione di allenamento. Dopo il pranzo c’è la scuola dalle 15 alle 18. Alle 19 torno ad allenarmi fino alle 21 e anche qualcosa di più. Purtroppo di tempo ne resta veramente poco per curare altri interessi. Cerco però di coltivare le amicizie più importanti».
Quando e come ha iniziato con il basket?
«Molti potrebbero pensare che sia stato mio padre in quanto ex giocatore a spingermi, ma in realtà è stata mia madre Veselinka a “buttarmi” fuori di casa (Saric vive con i genitori e una sorella, ndr). Ogni volta che in cucina o nella mia stanza mi passava qualcosa gliela tiravo indietro come un passaggio. Fin da piccolo ero iperattivo e mi diceva “vai ad allenarti così ti stanchi un po’”. Ho cominciato all’età di sette anni e mezzo nella mia Sebenico, dove c’è la scuola di basket Drazen Petrovic».
Spesso viene paragonato a Dejan Bodiroga. Qual è il suo idolo?
«Magic Johnson sen[Image]za dimenticare Petrovic. Mio padre era un suo compagno di squadra e mi ricorda sempre dell’inimitabile etica del lavoro di Petrovic. Nella mia stanza c’è un poster gigante di Magic e ho scelto appositamente il numero di maglia 32. L’ex stella dei Lakers, oltre a essere un grande uomo, ha rivoluzionato il modo d’intendere il ruolo di playmaker».
Dopo il percorso di maturazione nella sua Zagabria dove si vede? Italia, Europa o pensa già all’Nba?
«È ancora presto per dirlo, avverrà tutto passo dopo passo. Diversi club europei hanno mostrato interesse e avanzato offerte, ma nel mio Paese ho lo spazio e meno pressione per crescere. Tutti i ragazzi che indossano una canotta sognano l’Nba. La mia squadra preferita sono i Lakers. In Europa forse il Barcellona. Roma? Perché no».
Saric apriamo il cassetto dei sogni.
«Il mio sogno più grande è vincere l’anello Nba. Ma voglio fare cose importanti anche per la mia Nazionale».