lunedì 3 gennaio 2011

Dan Peterson torna in panchina dopo ventitre anni ed è sempre Olimpia Milano

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di Gabriele Santoro

ROMA (3 gennaio) – L’Armani Jeans Milano con una mossa clamorosa prova a riaccendere l’entusiasmo sopito della piazza milanese e risollevare le sorti di una stagione fin qui anonima. La sconfitta nel derby contro la Bennet Cantù è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso e chiuso ufficialmente il rapporto già in bilico con l’ormai ex coach Piero Bucchi. Ma la notizia è la scelta del successore con il ritorno all’Olimpia in veste di allenatore di Dan Peterson: settantacinque anni, ventitre anni fa l’ultima volta in panchina e una passione infinita per la pallacanestro. Peterson è parte integrante della storia gloriosa del club più titolato d’Italia: dal 1978 guidò l’Olimpia a quattro scudetti (1982, ’85, ’86, ‘87), due Coppe Italia (1986-‘87), una Korac (1985) e una Coppa Campioni (1987). Peterson, dopo aver chiuso con il parquet, ha iniziato una brillante carriera televisiva (ricordate lo spot del tè?)da telecronista sportivo e oggi è la voce del basket per il canale Sportitalia.

Nella nuova avventura Peterson avrà al suo fianco l’attuale primo assistente Giorgio Valli, che in realtà fino allo scorso anno era capo allenatore a Ferrara. L’impegno durerà sei mesi fino al termine della stagione, quando in molti sognano il grande ritorno in Italia di Ettore Messina con l’Armani, unico club nostrano in grado di assecondarne le ambizioni. Negli ultimi vent’anni la pallacanestro ha subito una forte evoluzione e per l’allenatore statunitense sarà un completo rimettersi in gioco. Un aspetto fondamentale nella scelta di Peterson è senz’altro l’elemento caratteriale del grande motivatore-comunicatore e la guida carismatica di un tecnico che conosce a fondo l’ambiente Olimpia. Peterson si è sempre rapportato con giocatori che hanno fatto la storia del basket: Dino Meneghin, Mike D’Antoni, Mc Adoo, Carroll, Premier etc… Ora dovrà infondere il famoso “sputare sangue petersoniano” ad atleti di ben altra caratura e di una generazione sportiva agli antipodi.

Nella serata di ieri è arrivata la telefonata che Peterson attendeva, sono state sciolte le ultime riserve e sarà presentato dalla società nel primo pomeriggio. È tanta la voglia di tornare in scena per il coach che lasciò il basket giocato all’apice della propria carriera vincente. « Faccio questo solo per l'Olimpia, non lo farei per un'altra squadra - ha spiegato Peterson a Sportitalia – ed è una scelta dettata dal cuore. Chi ha allenato l'Olimpia per tanti anni non può dimenticarsene in un giorno. Dopo che la panchina si era liberata c'è stato un incontro a pranzo con Livio Proli (presidente di Milano, ndr): l'Olimpia mi ha chiesto se ero disponibile e io ho detto sì». Non gli manca anche la consapevolezza della difficoltà dell’ultima sfida: «Il basket è cambiato e devo adeguarmi, non il contrario questo è sicuro. Se si scende in campo con grinta e convinzione di vincere, ci si può riuscire».

L’era Bucchi e la stagione dell’Armani. Il rapporto tra Piero Bucchi e una parte della tifoseria Armani non è mai sbocciato. I fischi durante la presentazione della squadra nell’esibizione contro i Knicks di Gallinari la dicevano lunga su un feeling ampiamente deteriorato. Per il tecnico bolognese, che ha raggiunto due finali scudetto con l’Armani, si tratta del secondo esonero metropolitano dopo quello romano. In estate la dirigenza meneghina ha allestito un roster ricco con l’obiettivo di succedere al dominio della Montepaschi Siena. Oggi Milano si ritrova fuori dall’Eurolega, come nelle ultime due stagioni, ha perso con trentadue punti di scarto lo scontro diretto in campionato con Siena e la insegue a quattro punti di distacco in classifica. Ma soprattutto non decolla il progetto di squadra. L’arrivo di giocatori del calibro di Hawkins, Jaaber e Pecherov ha creato un insieme di eccellenti solisti ben lontano dall’essere un gruppo coeso. L’Armani gioca un basket tutt’altro che entusiasmante e ha degli equivoci tecnici da risolvere soprattutto nel reparto esterno con troppe guardie e nessun vero playmaker. Peterson riuscirà a riportare la passione e lo scudetto a Milano?

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