Il Messaggero, sezione Cultura & Spettacoli pag. 19,
18 febbraio 2013
18 febbraio 2013
di Gabriele Santoro
di Gabriele Santoro
SAGGI
Giuliano Amato nel breviario Lezioni dalla crisi (Laterza, 14 euro, 124 pagine), firmato con il giornalista Fabrizio Forquet, riannoda gli elementi scatenanti della più grave depressione economica dal 1929 e presenta le sfide non più rinviabili che attendono l’Europa. Nel ragionamento del professore, ormai sempre più condiviso seppure con varie sfumature, al rigore nella tenuta dei conti e al progressivo abbattimento del debito pubblico si devono abbinare politiche per la crescita più solidali e meno restrittive, adottando strumenti su scala sovranazionale.
Per immaginare una nuova primavera del Vecchio Continente, che frammentato rischia la marginalizzazione nel contesto geopolitico mondiale, serve uno scatto d’orgoglio e la fiducia reciproca tra i membri
dell’Unione. Non esiste un futuro sostenibile per una moneta unica senza Stato. Nella difficoltà strutturale del concertare una linea d’azione coesa, si è mosso qualcosa con l’istituzione del cosiddetto fondo salva-Stati e con l’attivismo della Bce. In questo senso Amato elogia la capacità di leadership e diplomatica del governatore Mario Draghi.
L’ANALISI
L’analisi, condotta seguendo un percorso lineare con un linguaggio semplice, introduce il lettore nel mondo ingarbugliato della finanza, che in una rincorsa sfrenata al profitto speculativo ha svolto un ruolo determinante nel disequilibrio del sistema. Trasparenza, regole e autorità di controllo indipendenti rappresentano i rimedi per arginare la deriva. «Bisogna destinare i soldi alla produzione di beni e servizi e ricondurre la finanza alla sua funzione di sostegno essenziale all’economia reale».
Nella ricostruzione del contagio recessivo si parte dagli Stati Uniti con l’esplosione della bolla dei mutui subprime, che accompagnati da prodotti derivati complicatissimi hanno stravolto il principio del rischio ponderato e disseminato nelle banche titoli tossici, per giungere all’Italia, in cui si polarizzano le diseguaglianze sociali, che è scivolata dalla stagnazione alla recessione. La nostra partita si gioca insieme all’Europa: «Le risorse per ripartire devono arrivare da lì e dobbiamo puntare sui giovani e l'innovazione».
Giuliano Amato nel breviario Lezioni dalla crisi (Laterza, 14 euro, 124 pagine), firmato con il giornalista Fabrizio Forquet, riannoda gli elementi scatenanti della più grave depressione economica dal 1929 e presenta le sfide non più rinviabili che attendono l’Europa. Nel ragionamento del professore, ormai sempre più condiviso seppure con varie sfumature, al rigore nella tenuta dei conti e al progressivo abbattimento del debito pubblico si devono abbinare politiche per la crescita più solidali e meno restrittive, adottando strumenti su scala sovranazionale.
Per immaginare una nuova primavera del Vecchio Continente, che frammentato rischia la marginalizzazione nel contesto geopolitico mondiale, serve uno scatto d’orgoglio e la fiducia reciproca tra i membri
dell’Unione. Non esiste un futuro sostenibile per una moneta unica senza Stato. Nella difficoltà strutturale del concertare una linea d’azione coesa, si è mosso qualcosa con l’istituzione del cosiddetto fondo salva-Stati e con l’attivismo della Bce. In questo senso Amato elogia la capacità di leadership e diplomatica del governatore Mario Draghi.
L’ANALISI
L’analisi, condotta seguendo un percorso lineare con un linguaggio semplice, introduce il lettore nel mondo ingarbugliato della finanza, che in una rincorsa sfrenata al profitto speculativo ha svolto un ruolo determinante nel disequilibrio del sistema. Trasparenza, regole e autorità di controllo indipendenti rappresentano i rimedi per arginare la deriva. «Bisogna destinare i soldi alla produzione di beni e servizi e ricondurre la finanza alla sua funzione di sostegno essenziale all’economia reale».
Nella ricostruzione del contagio recessivo si parte dagli Stati Uniti con l’esplosione della bolla dei mutui subprime, che accompagnati da prodotti derivati complicatissimi hanno stravolto il principio del rischio ponderato e disseminato nelle banche titoli tossici, per giungere all’Italia, in cui si polarizzano le diseguaglianze sociali, che è scivolata dalla stagnazione alla recessione. La nostra partita si gioca insieme all’Europa: «Le risorse per ripartire devono arrivare da lì e dobbiamo puntare sui giovani e l'innovazione».
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