lunedì 1 marzo 2010

Il Primo marzo dei migranti: una giornata senza il nostro lavoro

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i Gabriele Santoro


ROMA (1 marzo) - «I mandarini, le olive, le arance non cadono dal cielo. Sono delle mani che li raccolgono. Siamo degli attori della vita economica di questo paese, le cui autorità non vogliono né vederci né ascoltarci. Il nostro lavoro serve all’Italia, come serve alle nostre famiglie che hanno riposto in noi molte speranze». I migranti africani, deportati dall’inferno di Rosarno, sono a Roma senza più un lavoro seppur schiavistico, senza alloggio, invisibili come quando sopravvivevano in condizioni disumane nella cartiera abbandonata rosarnese. Non hanno più neanche i 25 euro, frutto delle dodici ore passate sui campi a spaccarsi la schiena, ma rivendicano con queste parole il diritto a esistere e a lavorare in modo dignitoso.
Oggi partecipano anche loro allo sciopero non solo simbolico “Primo Marzo, 24 ore senza di noi”. In sessanta piazze italiane sfilano migliaia di immigrati per rendere visibile l’importanza socio-economica di un’immigrazione integrata e rispettata. Un colore, il giallo, accomunerà i diversi presidi e le città. Un’iniziativa nata spontaneamente sul web, 50mila iscritti al gruppo su Facebook, di un movimento apolitico che vuole parlare a tutto il Paese. Alla mobilitazione aderiscono sindacati Cgil, Cisl, Uil, associazioni come le Acli, Amnesty, Emergency e Legambiente, e partiti politici Pd, Rc e Sel.La giornata ha una dimensione e un respiro europeo: in contemporanea si asterranno dal lavoro e dal consumo i migranti in Francia, Grecia e Spagna.

Nella Francia delle banlieue infuocate il movimento è senz’altro più radicato e strutturato, l’appuntamento tradizionale de “La Journée sans immigrés. 24h sans nous”, con le seconde e terze generazioni figlie esasperate per un’integrazione che non decolla. Cova la rabbia di sentirsi stranieri anche nel paese in cui si è nati. Anche in Italia sta piantando le radici la coscienza di una seconda generazione stanca di etichette e di una vita vissuta sull’equilibrio precario di identità sfuggenti, messe continuamente in discussione.

Il manifesto della giornata. «Primo Marzo 2010 - recita il manifesto dei promotori una giornata senza di noi - è un collettivo non violento che riunisce persone di ogni provenienza, genere, fede, educazione e orientamento politico. Vedere negli immigrati una massa informe di parassiti o un bacino inesauribile di forza lavoro a buon mercato rappresentano impostazioni immorali, irrazionali e controproducenti. La parte preponderante degli immigrati presenti sul territorio italiano lavorano duramente e svolgono funzioni essenziali per la tenuta di una società complessa e articolata come la nostra. Sono parte integrante dell’Italia di oggi. Basta con la contrapposizione “noi” e “loro”, oggi siamo insieme vecchi e nuovi cittadini impegnati a mandare avanti il Paese e a costruirne il futuro».

Appuntamenti in Italia. A Roma, alle 17, il corteo delle reti antirazziste si snoderà da Porta Maggiore, passando da piazza Vittorio Emanuele, Santa Maria Maggiore e piazza Esquilino. A questo punto il comitato migranti si unirà al corteo e tutti confluiranno in piazza Vittorio Emanuele, dove alle 18 si aprirà la manifestazione indetta dal comitato primo marzo. Si esibirà l’Orchestra multietnica di Piazza Vittorio, simbolo dell’integrazione culturale riuscita.

A Milano ritrovo alle 9.30 fuori da Palazzo Marino, il corteo farà giro attorno al municipio milanese. Alle 13 verranno srotolati tre grandi striscioni gialli in tre luoghi significativi per la vita degli immigrati a Milano: la Questura ("Permesso di soggiorno per tutti. Tempi di rinnovo più rapidi"), Tribunale ("Migrare non è reato") e Via Corelli ("Basta silenzi. Chiudiamo i centri di identificazione ed espulsione"). Nel pomeriggio, raduno in piazza Duomo dalle 17.30. A Palermo alle 18 appuntamento in piazza Bolognini, raduno e partenza del corteo, come anche a Genova, alla commenda del Prè, a Brescia giornata di mobilitazione in piazza della Loggia, con presidio dalle 10 alle 14. Corteo anche a Napoli, alle 11, da piazza Garibaldi. E così in molte altre città italiane.

I numeri dell’immigrazione. Secondo l’ultimo rapporto della Fondazione Ismu sulle migrazioni al primo gennaio 2009 gli immigrati in Italia erano oltre 4.8 milioni, mezzo milione in più del 2008. La nazione più rappresentata è la Romania con 968mila presenze, seguita dall’Albania e dal Marocco. Gli immigrati producono ogni anno il 9.7% del Pil italiano, circa 122 miliardi di euro. Gli imprenditori stranieri sono oltre duecentocinquantamila. Il 67% delle colf e badanti è straniero. Il 50% degli operai nelle fonderie è immigrato. Il 50% degli iscritti alla cassa edile di Roma e Milano è straniero. Sfatiamo un tabù gli immigrati oltre a non rubare il lavoro, che gli italiani spesso non vogliono più fare, pagano le tasse: sei miliardi il gettito fiscale e contributivo nel 2008.Gli irregolari sono scesi dai 651mila del 2008 ai 422mila del 2009. Nell’anno scolastico 2008/2009 gli alunni di origine straniera nelle scuole erano 650mila. Nelle chiese italiane ci sono 1500 sacerdoti stranieri. Negli ospedali lo è il 10% degli infermieri, uno su quattro dei nuovi assunti è straniero.

I fatti di Rosarno ci hanno ben impresso nella mente come la mano lunga delle mafie si sia estesa anche sul fenomeno immigrazione. Così come non bisogna omettere che esiste un problema giustizia tra gli irregolari. In Italia un denunciato su tre per spaccio di droga è immigrato, il 24% degli omicidi volontari, il 40% delle violenze sessuali, il 32% degli scippi, il 52% dei furti in appartamento e il 68% dei borseggi. A Castel Volturno si ricorderanno Samuel Kwaku, Alaj Ababa, Cristopher Adams, Alex Geemes, Kwame Yulius Francis, Eric Yeboah. Giovani e onesti lavoratori trucidati al chilometro 43 della Via Domitiana dal un gruppo di fuoco dei Casalesi per il semplice controllo del territorio.

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