di Gabriele Santoro
ROMA (6 aprile) – L’errore perfetto. Una semplice vocale di troppo in un indirizzo e-mail che schiude una relazione virtuale densa di gioioso mistero, di attrazione e di parole piene di senso. La brezza del vento del Nord che arrossa le guance e bussa alle solitudini di un’infelicità manifesta o latente dei protagonisti Leo Leike ed Emmi Rother, spassosamente disegnati da Daniel Glattauer.
“Le ho mai raccontato del vento del nord” (Feltrinelli, euro 16, pag. 191), uscito da poco in Italia e best-seller in Germania con oltre 750mila copie vendute, è un romanzo epistolare della contemporaneità divertente e mai banale. Ogni volta che si rischia di scivolare nella ripetitività o prevedibilità dello scambio l’autore dà una frustata inaspettata alla fantasia del lettore e lo trascina nella lettura scorrevole. Un libro da gustare nello spazio di un viaggio senza noiose interruzioni.
Il giornalista austriaco Glattauer esalta le potenzialità comunicative dell’amore al tempo di Internet. Un registro narrativo nuovo, incalzante, che restituisce l’istantanea di un sentimento nella codifica binaria di un file. La casella di posta elettronica si vivifica, un luogo da custodire gelosamente come un vecchio diario adolescenziale. Si riscopre il valore della parola, affidata ai protocolli di comunicazione della Rete, che assume un ruolo essenziale nell’assenza di contatto fisico. «Emmi mi scriva. Scrivere è come baciare, solo senza labbra».
Passo dopo passo la voce straniera che accompagna dal buongiorno alla buonanotte le vite dei protagonisti s’insinua nelle crepe dell’esistenza reale. «Emmi le quattro parole apparentemente senza importanza che abbiamo scambiato sulla morte di mia madre sono state un vero toccasana. Dentro di me c’era quella seconda voce che pone le mie domande taciute, che dà le mie risposte arretrate che infrange e s’insinua nella mia solitudine».
Un dialogo che non ha bisogno di riferimenti reali (lavoro, passioni, hobby), ma penetra nella sfera privata più profonda. Le e-mail come veicolo di emozioni e antidoto ai compromessi emotivi della vita reale.«Adegui continuamente i sentimenti all’ambiente circostante, hai riguardo per gli affetti, fai l’equilibrista, ragioni, soppesi, il tutto per evitare di danneggiare la struttura portante di cui sei parte integrante. Con lei, caro Leo, non ho paura di comportarmi in modo spontaneo, per come sono davvero. Non sto a pensare che cosa si aspetta o non si aspetta. Le scrivo liberamente e mi fa sentire bene».
E-mail dopo e-mail tra gli sconosciuti Leo ed Emmi irrompe una passione tanto carnale quanto intangibile. Svegliarsi la mattina con in testa una sola necessità: «Apro la casella di posta e trovo ad aspettarmi un’e-mail di Leo Leike. È così che inizia una bella giornata, Leo!»
Come due freschi innamorati Emmi e Leo rischiano più volte la rottura, tra incontri annunciati e poi mancati, la paura di vedere svanire la magia e le illusioni di una relazione unica in una realtà deludente. Nelle notti alcoliche davanti ai rispettivi schermi del computer monta il desiderio di fisicità. Brindano e si disinibiscono: «Emmi venga da me. Beviamoci un altro bicchiere. Glielo prometto le appoggerò solo una mano sulla spalla. Solo un abbraccio. Solo un bacio. Emmi devo sapere che odore ha la sua pelle». «La notte scorsa l’ho sognata intensamente, Emmi». «Ma che intende lei per intensamente, anche un po’ erotico?» «Un po’ tanto erotico».
Alla fatidica domanda «come proseguiamo?» risponde il marito di Emmi, Bernhard, che si trova impotente di fronte a quel rapporto. Spiazzato da quel presunto nemico atipico di un matrimonio apparentemente esemplare propizia l’incontro «così mia moglie la vedrà come me, una creatura vulnerabile, un esemplare di umana inadeguatezza, solo quando sarete faccia a faccia la sua superiorità svanirà».“Le ho mai raccontato del vento del nord” ha un finale aperto, che lo spazio di un’e-mail non può contenere. Costringe a chiederti se sei veramente felice e soprattutto quali presunte certezze della tua esistenza sei disposto a mollare per un incontro liberatorio.
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