sabato 24 luglio 2010

L'estate sui beni confiscati alle mafie

http://www.liberazione.it/news-file/I-liberi-campi-di-Libera---LIBERAZIONE-IT.htm

http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/3402

di Gabriele Santoro

CASTEL VOLTURNO (22 luglio) – Michele Zaza, re dei contrabbandieri partenopei negli Anni Settanta e Ottanta, nel podere di via del Cigno gestiva il più imponente stoccaggio di “bionde” scaricate dagli scafi sul vicino litorale domizio e allevava cavalli di razza. Oggi quelle stalle, quei sette ettari di terreno sono stati restituiti alla società e portano il nome “Terre di Don Peppe Diana”. Per tutta l’estate (fino alla seconda settimana di settembre) il bene confiscato e gestito da Libera Caserta sarà animato dalla voglia di legalità e dalla speranza di cambiamento di giovani provenienti da tutta Italia. I campi di volontariato del programma E!State Liberi toccano tutte le regioni del Mezzogiorno, dalla Campania alla Calabria, su dodici beni confiscati e coinvolgeranno circa tremila volontari. Si tratta di un aiuto tangibile ai segnali di riscatto di terre avvelenate dall’egemonia criminale, sociale e culturale dei clan e dalle puntuali assenze dello Stato.

La settimana tipo. Le giornate di lavoro, di educazione alla legalità e di conoscenza diretta delle esperienze più positive del territorio scorrono veloci sulle ali dell’entusiasmo e della progressiva consapevolezza di una realtà di cui tutto il paese deve farsi carico. La mattina la sveglia suona presto per sfruttare le ore di lavoro più fresche della giornata. C’è chi taglia l’erba, chi costruisce la recinzione per il pollaio, chi prepara il cartello con l’indicazione “Terre di Don Peppe Diana”. Nel pomeriggio arriva il momento dell’incontro con storie dure come quelle dei parenti delle vittime di camorra o con giovani sindaci come Vincenzo Cenname di Camigliano che indica un’alternativa virtuosa nella gestione della cosa pubblica. Dai ragazzi arrivano tante domande incalzanti, molti silenzi misti di ammirazione ed emozione. La sera fino a tarda ora si socializza, si discute sotto il bellissimo cielo stellato di Castel Volturno. Poi quando è tempo di ripartire con un bagaglio interiore molto più carico del viaggio d’andata si lascia un ricordo sui muri: qualche disegno o poche parole come “Difendiamo la bellezza”, “Gli uomini passano. Le idee restano. Don Peppe Diana”. O sul diario di campo: «Mi sono innamorata di voi - confessa la diciannovenne studentessa vicentina Stella Dalla Costa - perché cercate la verità. E lo fate con l’umanità e il sorriso che la nostra società ha dimenticato. Mi auguro che questo cambiamento di coscienza si faccia sempre più compiuto». «Mi dispiace che me ne vado via da qui - scrive Ivan, insieme ad altri ragazzi con problemi con la giustizia ha lavorato sul bene - e ringrazio per averci considerati dei bravi ragazzi».

“Terre Don Peppe Diana”. Nei paesi avamposto del clan camorristico pervasivo e feroce dei Casalesi si staglia un gruppo di lavoro e di persone splendido. Dalle donne e dagli uomini di Libera Caserta difficilmente riceverai una parola di sconforto, sul loro volto è sempre disegnato un sorriso volitivo: tanti progetti, una rete che sta coagulando le energie migliori del territorio, che sta dando coraggio di emergere agli imprenditori che denunciano il pizzo. Un riferimento credibile che incarna le parole di Paolo Borsellino: «La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni». A passi lenti per le pastoie burocratiche si sta approdando alla formazione della prima cooperativa di Libera Terra in Campania, denominata appunto Terre Don Peppe Diana (sono state già selezionate tramite bando le dieci figure lavorative), che a pieno regime dovrà produrre nel bene di via del Cigno la mozzarella di bufala della legalità. Grazie alla donazione da Pisa di oltre 5000 volumi aprirà negli stessi spazi anche una biblioteca. Intanto oggi ci sarà la degustazione dei Paccheri di Don Peppe Diana, di cui sono stati prodotti 35mila pacchi con il grano seminato a Pignataro Maggiore su terreni confiscati al clan Nuvoletta-Lubrano.

Una tappa fondamentale per i volontari è la visita nella Chiesa di Casal di Principe dove la camorra ha freddato Don Peppe Diana. Illuminata dal caldo sole di questi giorni all’ingresso della parrocchia campeggia, dopo dodici anni di attesa, una targa piena di senso: “Per amore del mio popolo. Il tuo popolo con amore”. Tra i vicoli stretti, all’apparenza inespugnabili, di questa terra si sta facendo largo faticosamente e con un impegno che non ha nulla di emergenziale un’idea nuova di futuro.

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