lunedì 18 aprile 2011

Beatrice Ion, dalla poliomelite allo scudetto con il Santa Lucia

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di Gabriele Santoro

ROMA – La storia della tredicenne Beatrice Ion racconta di una Roma capace di accogliere, integrare e arricchirsi dell’energia vitale di una generazione di futuri italiani. “Bea” è una ragazza speciale: la poliomelite che la costringe a muoversi con una carrozzina non ha spento i suoi sogni. Il 3 aprile ha vinto con la propria squadra, il Santa Lucia minibasket, lo scudetto nazionale e lei, romena di nascita, ha festeggiato cantando insieme a tutti i compagni “Fratelli d’Italia”.

La baby campionessa ti incalza con un sorriso e ti spiega la propria straripante voglia di vivere in un italiano piacevole per varietà e ricchezza lessicale. «In realtà è difficile esternare le sensazioni di una vittoria così unica - sottolinea Beatrice - dopo diversi giorni ancora non ho realizzato l’impresa, però occupa un posto preciso quello dell’anima. La notte della finale non ho dormito e ho pianto per la gioia. Il giorno seguente sono andata a scuola con la medaglia e l’ho mostrata a tutti!» “Bea”, come qualsiasi vero atleta, vuole alzare sempre l’asticella delle sfide, «perché vincere o perdere da più gusto con avversari competitivi». Gli allenatori, Djodji Ntendarere e Carlo Di Giusto, scommettono quotidianamente nello sviluppo del suo talento e della consapevolezza del corpo.

La vita italiana di Beatrice è iniziata nel febbraio del 2004 con un viaggio della speranza dalla cittadina danubiana Orşova destinazione Roma. All’età di tre mesi una reazione al vaccino anti-polio ha scatenato la malattia diagnosticata solo sei anni più tardi all’arrivo in Italia. «La ragione principale che ci ha spinto a lasciare casa - spiega Giorgia, la mamma trentaduenne - è stata curare nostra figlia. In Romania non avevamo neanche la sedia a rotelle e la portavo in giro con il passeggino. La prima tappa romana è stata il Pronto Soccorso del “Bambin Gesù”. Lì abbiamo avuto la diagnosi e ottenuto grazie all’interesse di un dottore la carrozzina tramite la Caritas».

Dopo un periodo di andate e ritorni dalla Romania per la scadenza trimestrale dei permessi di soggiorno, decaduti in seguito all’ingresso del Paese nell’Ue, è cominciato il percorso di integrazione della famiglia. Oggi i coniugi Ion hanno un regolare contratto di lavoro, rispettivamente come operaio edile e come colf, e cercano di far quadrare i conti tra affitto, bollette e assicurazione della macchina godendosi la nuova esistenza di Beatrice. «Stiamo costruendo il nostro futuro qui - prosegue Giorgia - a Roma abbiamo incontrato tanta gente disposta ad aiutarci come la signora Liliana con la quale siamo riusciti a entrare in contatto con il Santa Lucia, dove dal luglio 2007 “Bea” ha iniziato a fare fisioterapia e piscina. Barbara, la fisioterapista, testando la sua grande forza fisica e mobilità le ha proposto di provare con la squadra di minibasket in carrozzina interna all’ospedale ed è scoccata subito la scintilla: non salta mai un allenamento e vuole arrivare sempre in anticipo. In due anni ha fatto moltissimi miglioramenti scoprendo una vera passione».

Lo sport ha aumentato l’autonomia di Beatrice a cui non manca certo lo spirito d’iniziativa. Quando i genitori sono fuori per lavoro si cucina da sola, accudisce un simpatico esemplare di “beagle”, ascolta tantissima musica ed è pazza per la popstar dei teenager Justin Bieber ed esce con gli amici. Ha imparato l’italiano nei primi anni romani attraverso la televisione e a scuola se la cava bene. Ma il suo sogno è a canestro. «La prima volta in palestra è stata quasi per caso - conclude l’aspirante cestista - ma mi ha conquistato subito. Il basket mi ha reso felice, indipendente girando l’Italia per le trasferte e riempito di amici. Vorrei diventare una giocatrice professionista. Roma? Ormai è casa mia. Amo le sue gelaterie, le sue pizzerie e l’arte che si ammira ovunque. Non mi piacciono i marciapiedi e i mezzi di trasporto, autobus e metro, spesso inaccessibili per le persone in carrozzina». Forse un giorno, una volta ottenuta la cittadinanza, ci sarà una maglia azzurra anche per “Bea”.

giovedì 14 aprile 2011

Play-off Nba: si cerca una regina, Rose esalta i Bulls

http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=37850&sez=HOME_SPORT&npl=&desc_sez=


di Gabriele Santoro

ROMA – Cala il sipario sulla stagione regolare dell’Nba e si accendono i riflettori sui play off, che scatteranno da sabato, con le migliori sedici squadre della Lega statunitense pronte a contendersi l’anello.

Nell’Eastern Conference, dopo gli ormai lontani fasti dell’era Jordan, tornano a primeggiare i Chicago Bulls (62-20) con il nuovo leader Derrick Rose. Nella Western Conference i San Antonio Spurs (61-21) hanno ritrovato la salute dei veterani e l’equilibrio tecnico sull’asse Ginobili-Duncan con un cast di supporto di qualità dalla panchina. L’Nba, sempre più prossima alla serrata per lo stallo della trattativa sul rinnovo del contratto collettivo dei giocatori, si appresta a vivere i play-off più indecifrabili degli ultimi anni senza una o più regine designate. Le ottantadue partite della prima fase hanno messo in mostra una nuova generazione di talenti, Blake Griffin su tutti, destinata a dominare le prossime annate.

A Est l’alternativa allo strapotere Bulls sono i Miami Heat del tris d’assi Wade-James-Bosh che hanno strappato la seconda piazza ai Boston Celtics indeboliti dalla partenza del centro Kendrick Perkins. Dopo sei anni di astinenza il Madison Square Garden di New York respirerà l’aria elettrizzante dei play-off con i Knicks della coppia Anthony-Stoudemire. A Ovest si profila un derby texano tra gli Spurs e Dallas che vuole dare finalmente sostanza agli investimenti faraonici di Mr. Cuban. I Los Angeles, sospesi tra l’ambizione del terzo titolo consecutivo e l’era post Jackson che incalza, partono dalla seconda fila ma guai a darli per battuti. Sarà la festa anche del basket italiano con Marco Belinelli (N.O. Hornets) e Danilo Gallinari (Denver) che per la prima volta accedono ai play-off.

Il presidente statunitense Barack Obama troverà spazio nella propria fittissima agenda per seguire gli amati Bulls letteralmente trasformati dalla guida tecnica di Tom Thibodeau, all’esordio da capo allenatore, e dalla regia di Rose (25 punti, 7.8 assist, 4 rimbalzi ) che probabilmente strapperà il titolo di miglior giocatore dell’anno.

La rinascita di Chicago passa dalle mani di un proprio
figlio cresciuto senza padre nel sobborgo malfamato di Englewood e sottratto alla violenza della strada dall’amore per il basket nel segno dell’idolo di casa Michael Jordan. Dal play-ground di Murray Park al parquet dello United Center i sogni di “Pooh” Rose stanno diventando realtà. Il primo turno contro gli Indiana Pacers non dovrebbe presentare ostacoli particolari per la franchigia che ha il proprio punto di forza nella difesa e nell’attacco corale dettato dalla velocità spesso incontenibile di Rose.

Chi si attendeva il dominio assoluto dei Miami Heat
(58-24) è rimasto deluso, ma quando funziona la difesa e corrono in campo aperto è difficile fermarli. Philadelphia, l’avversaria dei quarti di finale, è già appagata da un’annata positiva, mentre la fame di successi di LeBron James e Dwayne Wade è tutta da saziare. L’ultima netta vittoria contro Boston potrebbe aver anche tolto il blocco psicologico delle troppe sconfitte negli scontri diretti con i top team della Lega. La serie più interessante del primo turno sarà Boston-New York. Per la versione splendente dei Celtics non ci sarebbero insidie, ma nelle ultime uscite la squadra di Doc Rivers è apparsa appannata, in crisi di fiducia e senza un centro di gravità sotto canestro. Un eventuale colpo a effetto dei Knicks rinforzerebbe la posizione traballante di coach D’Antoni.

L’ultima curva della stagione regolare ha riservato
una sorpresa sgradita agli Spurs con l’infortunio, la cui entità è da valutare, al gomito di Manu Ginobili. Il gioco intenso quasi europeo di San Antonio a immagine e somiglianza di coach Popovich ha incantato per lunghi tratti della stagione con la mente di Parker, l’agonismo di Ginobili, l’eleganza di Duncan e l’exploit dell’ex trevigiano Gary Neal. Sono loro i favoriti per il titolo a Ovest attendendo i Lakers. Nella Città degli Angeli hanno tirato un sospiro di sollievo per le condizioni del ginocchio di Andrew Bynum. Mentre si parla dell’ex romano Brian Shaw come erede in panchina di Jackson è arrivato il momento di tirare fuori le motivazioni che il solo immenso Kobe Bryant, decisivo anche nell’ultima gara contro Sacramento, sembra ancora avere.

Play-off Nba, Italia protagonista con Gallinari e Belinelli

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di Gabriele Santoro

ROMA – Per la prima volta due dei tre alfieri della pallacanestro italiana nell’Nba approdano ai play off. Marco Belinelli e Danilo Gallinari, rispettivamente con la canotta degli Hornets e dei Denver Nuggets, metteranno la classica ciliegina sulla torta di una stagione da protagonisti.

L’altra faccia della medaglia è Andrea Bargnani: la
migliore stagione statunitense del “Mago” non è bastata a trascinare i Toronto Raptors mai realmente competitivi. Dall’altra sponda dell’Atlantico arrivano buone notizie per il ct della Nazionale Simone Pianigiani, che tolti imprevisti dell’ultim’ora, avrà a disposizione i tre talenti azzurri per riportare l’Italia nell’elite continentale nei prossimi campionari Europei in Lituania.

Ora l’asso romano avrà tempo per risolvere i guai alla caviglia, riposare in vista degli impegni estivi con la nazionale e valutare il futuro a Toronto, dove dei cambi dell’assetto dirigenziale potrebbero tradursi in un trasloco. Bargnani, alla quinta stagione Nba e uomo simbolo dei Raptors dopo l’addio di Bosh, ha registrato le statistiche (21.4 punti, 5.2 rimbalzi in 36 minuti d’impiego) più consistenti e confermato il talento offensivo da top player. Cresce la curiosità di vederlo in una squadra con maggiori ambizioni e in un contesto tecnico diverso dall’attuale Toronto.

Belinelli, dop
o il debutto tutt’altro che esaltante ai Warriors e la fugace apparizione ai Raptors, ha trovato la giusta dimensione a New Orleans. Monty Williams gli ha dato fiducia e il quintetto base. Il “Beli” ha risposto presente con un avvio di annata spettacolare seguito da una flessione nella fase centrale e una risalita prepotente nel rush finale. Al terzo anno nell’Nba la guardia bolognese ha superato la doppia cifra (10.8) di punti in 24.5 minuti d’impiego a partita con il picco dei 23 segnati a marzo contro i Boston Celtics.

I suoi Hornets ottavi a Ovest probabilmente faranno
poca strada nei play-off, c’è subito l’ostacolo Lakers, ma l’obiettivo era centrare la seconda fase. A giugno scadrà il contratto di Belinelli e il futuro è tutto da decifrare. New Orleans deve ancora trovare una nuova proprietà, esiste la possibilità di un trasferimento della squadra lontano dalla Louisiana e il rischio di stop del campionato per il mancato accordo tra i proprietari Nba e il sindacato dei giocatori complica tutto. L’eventuale serrata potrebbe riportare temporaneamente Belinelli in Europa.

Danilo Gallinari è la nota più positiva dell’Italia cestistica che parla americano. Il maxi scambio che ha stravolto i piani newyorkesi del “Gallo” ha aperto una prospettiva altrettanto intrigante a Denver. Coach Karl l’ha messo, insieme alla truppa Knicks sbarcata ai Nuggets in cambio della stella Anthony, al centro di un progetto tecnico di primo livello. Rispetto ai Knicks il minutaggio è leggermente calato (da 34.8 minuti a 30), ma l’impatto in termini di punti (15.9, 14.7) e rimbalzi (4.8, 5.4) è rimasto invariato. Gallinari sta uscendo dal ruolo di semplice tiratore per diventate un atleta totale in grado di incidere in tutte le zone del campo. La sfida contro Oklahoma nei quarti di finale è dal pronostico totalmente aperto e sarà importante per i Nuggets recuperare il miglior “Gallo” e altri infortunati. L’ala di Sant’Angelo Lodigiano nella gara contro Minnesota ha infatti riportato una distorsione alla caviglia destra.