giovedì 14 aprile 2011

Play-off Nba: si cerca una regina, Rose esalta i Bulls

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di Gabriele Santoro

ROMA – Cala il sipario sulla stagione regolare dell’Nba e si accendono i riflettori sui play off, che scatteranno da sabato, con le migliori sedici squadre della Lega statunitense pronte a contendersi l’anello.

Nell’Eastern Conference, dopo gli ormai lontani fasti dell’era Jordan, tornano a primeggiare i Chicago Bulls (62-20) con il nuovo leader Derrick Rose. Nella Western Conference i San Antonio Spurs (61-21) hanno ritrovato la salute dei veterani e l’equilibrio tecnico sull’asse Ginobili-Duncan con un cast di supporto di qualità dalla panchina. L’Nba, sempre più prossima alla serrata per lo stallo della trattativa sul rinnovo del contratto collettivo dei giocatori, si appresta a vivere i play-off più indecifrabili degli ultimi anni senza una o più regine designate. Le ottantadue partite della prima fase hanno messo in mostra una nuova generazione di talenti, Blake Griffin su tutti, destinata a dominare le prossime annate.

A Est l’alternativa allo strapotere Bulls sono i Miami Heat del tris d’assi Wade-James-Bosh che hanno strappato la seconda piazza ai Boston Celtics indeboliti dalla partenza del centro Kendrick Perkins. Dopo sei anni di astinenza il Madison Square Garden di New York respirerà l’aria elettrizzante dei play-off con i Knicks della coppia Anthony-Stoudemire. A Ovest si profila un derby texano tra gli Spurs e Dallas che vuole dare finalmente sostanza agli investimenti faraonici di Mr. Cuban. I Los Angeles, sospesi tra l’ambizione del terzo titolo consecutivo e l’era post Jackson che incalza, partono dalla seconda fila ma guai a darli per battuti. Sarà la festa anche del basket italiano con Marco Belinelli (N.O. Hornets) e Danilo Gallinari (Denver) che per la prima volta accedono ai play-off.

Il presidente statunitense Barack Obama troverà spazio nella propria fittissima agenda per seguire gli amati Bulls letteralmente trasformati dalla guida tecnica di Tom Thibodeau, all’esordio da capo allenatore, e dalla regia di Rose (25 punti, 7.8 assist, 4 rimbalzi ) che probabilmente strapperà il titolo di miglior giocatore dell’anno.

La rinascita di Chicago passa dalle mani di un proprio
figlio cresciuto senza padre nel sobborgo malfamato di Englewood e sottratto alla violenza della strada dall’amore per il basket nel segno dell’idolo di casa Michael Jordan. Dal play-ground di Murray Park al parquet dello United Center i sogni di “Pooh” Rose stanno diventando realtà. Il primo turno contro gli Indiana Pacers non dovrebbe presentare ostacoli particolari per la franchigia che ha il proprio punto di forza nella difesa e nell’attacco corale dettato dalla velocità spesso incontenibile di Rose.

Chi si attendeva il dominio assoluto dei Miami Heat
(58-24) è rimasto deluso, ma quando funziona la difesa e corrono in campo aperto è difficile fermarli. Philadelphia, l’avversaria dei quarti di finale, è già appagata da un’annata positiva, mentre la fame di successi di LeBron James e Dwayne Wade è tutta da saziare. L’ultima netta vittoria contro Boston potrebbe aver anche tolto il blocco psicologico delle troppe sconfitte negli scontri diretti con i top team della Lega. La serie più interessante del primo turno sarà Boston-New York. Per la versione splendente dei Celtics non ci sarebbero insidie, ma nelle ultime uscite la squadra di Doc Rivers è apparsa appannata, in crisi di fiducia e senza un centro di gravità sotto canestro. Un eventuale colpo a effetto dei Knicks rinforzerebbe la posizione traballante di coach D’Antoni.

L’ultima curva della stagione regolare ha riservato
una sorpresa sgradita agli Spurs con l’infortunio, la cui entità è da valutare, al gomito di Manu Ginobili. Il gioco intenso quasi europeo di San Antonio a immagine e somiglianza di coach Popovich ha incantato per lunghi tratti della stagione con la mente di Parker, l’agonismo di Ginobili, l’eleganza di Duncan e l’exploit dell’ex trevigiano Gary Neal. Sono loro i favoriti per il titolo a Ovest attendendo i Lakers. Nella Città degli Angeli hanno tirato un sospiro di sollievo per le condizioni del ginocchio di Andrew Bynum. Mentre si parla dell’ex romano Brian Shaw come erede in panchina di Jackson è arrivato il momento di tirare fuori le motivazioni che il solo immenso Kobe Bryant, decisivo anche nell’ultima gara contro Sacramento, sembra ancora avere.

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