mercoledì 16 gennaio 2013

Le mandorle amare di Laurence Cossé


di Gabriele Santoro

ROMA – Per Fadila, che a scuola non è mai stata, le lettere che compongono il proprio nome rappresentano un universo inesplorato. L’identità non si materializza nei grafemi. Anche le indicazioni elementari della metropolitana costituiscono solo un insieme di segni irriconoscibili. In assenza di un principio organizzativo dell’astrazione, il foglio è uno spazio bianco in cui si smarrisce. Édith, parigina colta e benestante, invece è una traduttrice che vive di parole scritte. Quando scopre che la domestica firma gli assegni con la X e non può distinguere la corrispondenza, si propone di insegnarle a leggere e scrivere. Fadila, sessantenne marocchina emigrata a Parigi, percepisce la vergogna di sentirsi esclusa a causa della mancata scolarizzazione e manifesta una gioia profonda nell’affrontare una sfida ardua che ha il sapore dell'indipendenza.
Nel romanzo breve Mandorle amare (Edizioni e/o, pp 167, euro 17, tradotto da Alberto Bracci Testasecca) Laurence Cossé emoziona con la storia vera di un incontro potente, faticoso, sorprendente e doloroso. La lettura richiede la stessa pazienza di un apprendimento lento e complesso, soprattutto in età così avanzata, durante il quale si alternano momenti di entusiasmo e sconforto.
Le ore di lezione sono un’occasione di conoscenza preziosa e scambio tra due esistenze tanto distanti dal finire per attrarsi. Fadila consente a Édith di compiere un viaggio straordinario nelle contraddizioni insanabili della propria vita senza amore nei quartieri della banlieue e di mettersi in discussione. Si sfoga per la stanza angusta in subaffitto, insopportabile da abitare specialmente nelle notti insonni. llumina l’incomunicabilità culturale e affettiva che la divide dai figli e non perdona Zora, che permette al marito di picchiarla: «Non siamo in Marocco, deve ribellarsi». Durante i Mondiali di calcio tifa per Les Bleus. Alle elezioni presidenziali del 2008 tra Sarkozy e Royal sceglie il primo, perché «al governo è sempre meglio un uomo che una donna. E serve mettere ordine». Nelle sgrammaticature di una lingua incerta si esprime un mondo lontano che invoca accoglienza e riscatto. La costruzione di un’amicizia copre le distanze sociali e Cossé riesce a restituire tutto il calore di due mani tenute insieme dal desiderio di scrivere.

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