Il Messaggero, sezione Cultura & Spettacoli pag. 29,
14 giugno 2013
di Gabriele Santoro
di Gabriele Santoro
L’ALLARME
«I tombaroli hanno ripreso a muoversi: sono in grande fermento. Lo scavo clandestino cancella il legame dell’oggetto culturale con la società. La direttrice principale d’uscita dei nostri tesori è l’Europa dell’est. Poi c’è sempre un mercato particolarmente vivace in Svizzera e Inghilterra». Maurizio Fiorilli, vice avvocato Generale dello Stato, e relatore al Simposio sulla Diplomazia culturale, lancia così l’allarme sul mancato controllo del nostro territorio e la costante fuga delle ricchezze culturali.
«L’Italia è un museo a cielo aperto - prosegue Fiorilli, già presidente e oggi membro del Comitato per l’azione di restituzione dei Beni Culturali -. Senza la volontà politica e gli strumenti necessari ogni sforzo di recuperare dall’estero le opere d’arte trafugate sarà vano. L’opinione pubblica internazionale aveva percepito che stavamo iniziando a fare sul serio. Ma con i ministri Bondi, Galan e Ornaghi si è mollata la presa, mostrando poco interesse. Porto un esempio: al comitato scientifico che doveva partire per Cleveland per l’analisi dell’Apollo di Prassitele è stato detto che non c’erano soldi per il viaggio».
Oggi Fiorilli interverrà al convegno organizzato da Società Dante Alighieri e Institute for a cultural Diplomacy, incentrando il proprio intervento sulle controversie internazionali relative all’appropriazione dei beni archeologici e delle opere d’arte. «La convenzione Unesco del 1970 andrebbe applicata e non considerata una mera enunciazione di principi - conclude -. Consentirebbe di risolvere i conflitti di legge in materia tra Stati. Le trattative con i musei americani sono estremamente complesse. Come, ed è più grave, con gli altri Paesi membri dell’Ue. Manca l’omogeneizzazione legislativa. Riavere qualcosa dal Louvre è praticamente impossibile…».
«I tombaroli hanno ripreso a muoversi: sono in grande fermento. Lo scavo clandestino cancella il legame dell’oggetto culturale con la società. La direttrice principale d’uscita dei nostri tesori è l’Europa dell’est. Poi c’è sempre un mercato particolarmente vivace in Svizzera e Inghilterra». Maurizio Fiorilli, vice avvocato Generale dello Stato, e relatore al Simposio sulla Diplomazia culturale, lancia così l’allarme sul mancato controllo del nostro territorio e la costante fuga delle ricchezze culturali.
«L’Italia è un museo a cielo aperto - prosegue Fiorilli, già presidente e oggi membro del Comitato per l’azione di restituzione dei Beni Culturali -. Senza la volontà politica e gli strumenti necessari ogni sforzo di recuperare dall’estero le opere d’arte trafugate sarà vano. L’opinione pubblica internazionale aveva percepito che stavamo iniziando a fare sul serio. Ma con i ministri Bondi, Galan e Ornaghi si è mollata la presa, mostrando poco interesse. Porto un esempio: al comitato scientifico che doveva partire per Cleveland per l’analisi dell’Apollo di Prassitele è stato detto che non c’erano soldi per il viaggio».
Oggi Fiorilli interverrà al convegno organizzato da Società Dante Alighieri e Institute for a cultural Diplomacy, incentrando il proprio intervento sulle controversie internazionali relative all’appropriazione dei beni archeologici e delle opere d’arte. «La convenzione Unesco del 1970 andrebbe applicata e non considerata una mera enunciazione di principi - conclude -. Consentirebbe di risolvere i conflitti di legge in materia tra Stati. Le trattative con i musei americani sono estremamente complesse. Come, ed è più grave, con gli altri Paesi membri dell’Ue. Manca l’omogeneizzazione legislativa. Riavere qualcosa dal Louvre è praticamente impossibile…».
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