martedì 2 luglio 2013

Crollano i consumi culturali degli italiani, Federculture: «È lo specchio della crisi del sistema»

Il Messaggero, sezione Cronaca di Roma pag. 39,
2 luglio 2013

di Gabriele Santoro


di Gabriele Santoro

IL RAPPORTO
Dopo un decennio (2002-‘11) di crescita costante, anche i consumi (68.9 miliardi di euro) culturali delle famiglie italiane hanno registrato una caduta brusca: nell’ultimo anno il calo è stato del 4.4% (-8.2% il teatro, -7.3% cinema, -8.7% concerti, -10% musei statali). Nel quadro nazionale nebuloso, ritratto dal rapporto annuale di Federculture, non brilla neanche Roma (-13.3% il volume d’affari complessivo). Alla voce mostre e musei il Lazio, che è la regione in cui si concentra il maggior numero di visitatori, ha perso il 10% degli incassi (44 milioni). I dati, come a livello nazionale, sono negativi in tutti i settori della fruizione culturale: -13.8% teatro, -25% concerti musica classica, -13% spettacoli sportivi, -15.6% siti archeologici e -6.3% cinema.

La crisi sistemica,
secondo Federculture, si avvita nella mancanza delle risorse necessarie ad alimentare l’offerta e nell’assenza di politiche strategiche. «Oltre alle ristrettezze economiche del momento, le famiglie pagano il conto della cattiva programmazione - afferma Roberto Grossi, presidente di Federculture -. Non stimoliamo la domanda. Perché a esempio non si inserisce la detraibilità per le spese culturali o altri incentivi? Dobbiamo uscire dalla logica delle politiche dell’emergenza, coordinando le strategie tra Stato centrale e periferia. E occorre creare le condizioni affinché le aziende investano strutturalmente nel settore: in cinque anni le sponsorizzazioni sono calate del 42% (-9.6% nel 2012), così come l’apporto delle fondazioni bancarie (-35%)».

La Capitale non valorizza gli straordinari tesori
di cui dispone (l’intero centro storico è patrimonio Unesco) e arranca nel confronto mondiale con Londra, Parigi, Tokyo o New York. In un anno i primi cinque musei romani hanno totalizzato 3.6 milioni di visitatori contro gli oltre venticinque di Londra, i ventitre di Parigi e i quindici di New York. Stentano i nuovi poli dell’arte contemporanea con i cinquecentomila visitatori del Macro e del Maxxi, mentre si afferma il Palaexpo (+52%). Nessuna mostra romana figura nella lista di quelle di maggior successo sulla scena internazionale.

Nel 2012 i musei comunali hanno accolto circa un milione e mezzo di persone
con un calo del 6.3%. Una conferma dell’inversione di tendenza rispetto al passato: negli ultimi dieci anni il numero di visitatori dei musei civici era salito del 75%. Anche per quanto concerne l'attività teatrale Roma appare indietro: si svolgono circa 14mila spettacoli teatrali l'anno (2.2 milioni di ingressi) contro i 26.600 di Parigi (5,7 milioni) e i 43mila di New York (28 milioni di spettatori). Dal 2008 a oggi in Italia l’investimento pubblico è sceso di 1.3 miliardi di euro (-27% in dieci anni): siamo quasi il fanalino di coda in Europa. Il budget a disposizione del ministero competente francese è di 4 miliardi di euro, quello italiano si ferma a 1.5. La Grecia, che smantella la televisione pubblica, stanzia 50 euro a cittadino, noi 25.4. I vincoli stretti del patto di stabilità e i tagli hanno inibito anche le attività degli enti locali: dai Comuni (-11% in un anno) alle Regioni i finanziamenti per il settore sono praticamente bloccati. Nel quinquennio 2008-'12 a Roma l’investimento per la cultura è passato dal 3.95% al 2.2% del bilancio.

RUOLO INTERNAZIONALE

«Il dato è scioccante - dice il sindaco -. Dobbiamo restituire a Roma un ruolo internazionale, rilanciando la qualità e la quantità delle proposte. E trasformare i grandi spazi abbandonati al degrado in officine creative con un coinvolgimento di tutti i quartieri. È assurdo che Berlino attragga più turisti di noi: dobbiamo incrementare i flussi turistici con le loro percentuali (+65% dal 2002 contro il 7.8% romano) puntando sui beni culturali».

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