Il Messaggero, sezione Cultura & Spettacoli pag. 24,
14 luglio 2013
di Gabriele Santoro
di Gabriele Santoro
CASAL DI PRINCIPE – «Voglia il Signore far sì che il sacrificio di questo suo ministro produca frutti di sincera conversione e operosa concordia, di solidarietà e pace». Le parole pronunciate da Giovanni Paolo II all’indomani dell’omicidio di Don Peppe Diana non sono rimaste lettera vana. Tra mille resistenze, assenze e reticenze stanno germogliando i semi di giustizia e speranza da lui piantati. La voce vibrante del parroco, ucciso il 19 marzo 1994 dalla camorra, scuote ancora i vicoli stretti di Casal di Principe. E il prossimo marzo arriverà in televisione.
Nel giorno in cui avrebbe compiuto cinquantacinque anni, il regista Antonio Frazzi e il produttore Giannandrea Pecorelli di Aurora film hanno annunciato la fiction (due puntate da 100’, a settembre cominceranno le riprese) targata Raiuno che racconterà al grande pubblico la lotta per il riscatto della propria terra del sacerdote casalese, interpretato da Alessandro Preziosi. «All’inizio, quando mi è stata proposta la parte, ho detto no - spiega l’attore napoletano -. Impersonare un simbolo dei nostri tempi è impresa delicata. Poi sono entrato nella sua vita. Mi ha colpito la sua dedizione al vangelo e il modo rivoluzionario di essere prete, fino alla morte per il suo popolo e in fondo per tutti noi. Non vedo l’ora di iniziare a girare e incontrare le persone che hanno condiviso la sua strada».
Il progetto vede la luce con l'assenso della famiglia Diana e il contributo del Comitato Don Diana, che ha collaborato nella fase di stesura della sceneggiatura. «Non saremo didascalici - sottolinea Pecorelli -, bensì trasmetteremo l’intensità dell’esistenza di uno studioso, uomo di fede, che ha lasciato il mondo un posto migliore di quanto lo trovò. La gestazione è stata complessa. Lo presentammo già cinque anni fa in Rai. Nell’ultimo periodo è tornata la volontà di raccontare l’Italia dell’impegno civile».
Nel film riecheggerà la ribellione di un uomo di Chiesa che saldava la terra al cielo; l’annuncio evangelico alla denuncia incarnata dal testo guida Per Amore del mio popolo non tacerò, mentre i clan spadroneggiavano. «La camorra oggi è una forma di terrorismo che incute paura per imporre le sue leggi inaccettabili. È oramai chiaro che il disfacimento delle istituzioni civili ha consentito l'infiltrazione del potere camorristico a tutti i livelli. Ai preti, pastori nostri fratelli chiediamo di parlare chiaro nelle omelie e in tutte quelle occasioni in cui si richieda alla Chiesa una testimonianza coraggiosa che non rinunci al suo ruolo profetico».
I quattro colpi di pistola commissionati dal boss Nunzio De Falco hanno prodotto un’assunzione di responsabilità di una minoranza attiva: l’onestà non basta se rimane nascosta. L'intento dell'opera è di rappresentare il modello di partecipazione ed economia sociale, fondato sul riutilizzo dei beni sottratti alla criminalità organizzata, che in territori avvelenati dalle mafie sta cercando di affermarsi nello spirito di Don Diana.
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