domenica 11 dicembre 2016

Quando la matita di Igor Tuveri incontra Murakami

Il Messaggero, sezione Cultura, pag. 24
11 dicembre 2016

di Gabriele Santoro


di Gabriele Santoro

Scrivere un romanzo rappresenta una sfida, mentre un racconto breve è una gioia, sostiene Haruki Murakami: «Se scrivere romanzi assomiglia al piantare una foresta, le short stories creano un giardino. I due processi sono complementari, disegnando un paesaggio che amo».

Dal 2014 la casa editrice Einaudi ha pubblicato alcuni racconti dello scrittore giapponese con il contributo artistico di illustratori che accompagnano i testi. È da poco in libreria Gli assalti alle panetterie (72 pagine, 15 euro, traduzione a cura di Antonietta Pastore), che contiene due racconti e le tavole di Igort, nome d'arte di Igor Tuveri, artista così legato al Sol Levante (Quaderni giapponesi – Un viaggio nell'impero dei segni, Coconino Press - Fandango, 2015, che è anche un saggio sulla cultura grafica e letteraria locale ne è una testimonianza). Igort, uno dei principali fumettisti italiani, è stato tra i primi occidentali a collaborare con riviste giapponesi.

Sempre nel 2014 per la nuova edizione anglosassone di The Strange Library, una rivisitazione della shot story del 1982 Toshokan kita, è stata compiuta la scelta di arricchire i racconti di Murakami con le illustrazioni. Tradotto da Ted Goossen, in quell'occasione i disegni vennero affidati alla nota matita statunitense di Charles Kidd, in arte Chip Kidd. Per lo stesso titolo, La strana biblioteca in Italia, Einaudi aveva individuato il romano Lorenzo Ceccotti (LRNZ). E così è avvenuto in ogni paese di pubblicazione.

«In ogni caso, avevamo fame. Anzi, per l'esattezza, ci sembrava di aver inghiottito il vuoto cosmico, quella era la sensazione», recita l'incipit di L'assalto a una panetteria, inedito in Italia. Un gruppo di ragazzi privi di denaro e affamati vogliono compiere un reato: rapinare una panetteria. Varchiamo poi la soglia del surrealismo. Gli adolescenti di Murakami hanno coscienza piena di quel che non c'è e li rende famelici, manca la fantasia. Dio era morto, al pari di Marx e John Lennon. È curiosa la contropartita che offre il panettiere per cedere il cibo. Lui, membro del Partito comunista, ascoltava Wagner: «Ho trovato! - fece il padrone. - A voi piace Wagner?». «No – risposi io». «Ecco, se ve lo fate piacere, vi lascio mangiare tutto il pane che volete».

Il secondo assalto a una panetteria invece era stato già tradotto per la raccolta L'elefante scomparso. Nel 1985, quando uscì la prima edizione, questo racconto ruppe la tradizione del realismo giapponese, ottenendo il consenso di lettori e critici. Anche qui il cibo sostanzia il peso dell'assenza e l'urgenza dell'essere liberi. La scelta del tipo di pasto non è casuale. In uno scenario notturno Murakami ci porta dentro a un McDonald's. Lui, impegnato nella routine di uno studio legale, e lei, segretaria in una scuola di design, davanti a giornate, mai diverse una dell'altra, hanno «una fame impellente, quasi selvaggia». Il frigo è vuoto e il disegno di Igort, una barca adagiata sul mare calmo, ma sotto la trasparenza si scorge un vulcano, restituisce l'essenza della scrittura di Murakami, ne valorizza la metafora vivida.

Loro si sporgono sul ciglio dell'abisso e lui ricorda quando da ragazzo per procurarsi cibo, compì una rapina così simile a un fiasco. Ieri era disoccupato, oggi è sistemato, ma il matrimonio quanto il lavoro non curano il vuoto. Torna l'esigenza di assaltare. Le panetterie sono tutte chiuse, McDonald's no, e loro due vogliono trenta hamburger. Davanti alla minaccia di un'arma, i giovani impiegati del fast food mostrano una sola inquietudine: il venir meno della contabilità della carne che irriterebbe il datore di lavoro. La narrazione in prima persona ci presenta personaggi che non si conformano alla cultura imperante, della quale il cibo costituisce un'espressione ed è un fattore fondamentale, rivelatore.

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