mercoledì 15 agosto 2018

Islanda, l'isola salvata dai punk

Il Messaggero, sezione Cultura, pag. 24

di Gabriele Santoro


di Gabriele Santoro

Le inchieste, i reportage letterari e i saggi narrativi, accompagnati da fotografie, infografiche e cartine, che compongono il progetto editoriale The Passenger (176 pagine, euro 18,90) di Iperborea, casa editrice dedicata alla letteratura nordica, evitano al lettore di raggiungere impreparato l'Islanda, senza smarrire il gusto della scoperta.

«Scusi, può dirci a che ora accendono l'aurora boreale?». Hallgrímur Helgason, scrittore di culto della letteratura islandese contemporanea, supera con l'ironia l'imbarazzo della domanda improvvida di una giovane coppia di giapponesi a Reykiavik, svelando l'impatto del turismo di massa che in sette anni di boom ha trasformato il volto del paese, che conta 350mila abitanti. Dal mezzo milione di turisti registrati nel 2010 si è passati ai due milioni del 2017.

«La nostra infanzia è su Airbnb, la nostra adolescenza viene esplorata da trekkisti modaioli, la nostra vecchia casa è stata instagrammata fino alla nausea. E ormai un amico su due fa la guida turistica», osserva Helgason. C'è chi protesta per la perdita del fascino del cuore antico di Reykiavik, che di notte e di giorno pullula di turisti. Ma i ritorni economici sono eloquenti.

I turisti hanno salvato l'economia nazionale dopo la spaventosa crisi del 2008: le tre maggiori banche crollarono nel giro di una notte – lasciando debiti di dieci volte superiori al Pil. La Borsa perse il novanta per cento. Al fallimento di Lehman Brothers seguì la quasi bancarotta islandese.

Allo stravolgimento economico si è associato quello politico. La depressione economica e la sfiducia nei partiti tradizionali hanno condotto al potere nel 2010 a Reykiavik, in cui vive un terzo degli islandesi, il Partito migliore con lo slogan sui generis «Più punk, meno crisi!». L'elettorato locale solitamente conservatore si è affidato al comico Jon Gnarr, volto celebre in televisione. Constantin Seibt ci racconta questo movimento e ne analizza gli esiti con una conclusione inattesa: «I punk hanno risanato le finanze, rimettendo in piedi le aziende municipalizzate zavorrate dai debiti».

Se l'aurora boreale è il principale elemento di attrazione per i turisti, l'Islanda, che non ha ancora trovato il petrolio, s'interroga sull'avvenire della propria ricchezza energetica e dunque sulle riserve inutilizzate di energia idroelettrica e geotermica. In questo senso è molto interessante lo sviluppo dei rapporti bilaterali tra Islanda e Cina, che nel 1984 realizzò la prima propria spedizione scientifica nell'Artico. Quest'anno il governo cinese ha presentato un libro bianco sull'Artico, in cui introduce il concetto di “via della seta polare”. Nel 2013 la Cina ha firmato con l'Islanda il primo accordo di libero scambio con un paese europeo, proprio nell'anno in cui il governo di Reykiavik, sempre in bilico tra voglia di indipendenza e bisogno di aiuto esterno, ha ritirato la candidatura per l'adesione all'Unione Europea.

Le autorità di Pechino hanno un interesse crescente nell'applicazione industriale dell'energia geotermica che, insieme alla pesca e all'industria della lavorazione del pesce, alla produzione di alluminio e ferrolega, è uno dei pilastri della prosperità economica islandese. Lo sforzo fatto dalla Cina per accrescere la sua presenza nell'Artico equivale al farsi trovare pronta dinanzi a due domande: chi avrà accesso alle risorse minerarie della regione e quale impatto avrà lo scioglimento dei ghiacci sulla navigazione commerciale nelle rotte polari dall'Asia all'Europa e ritorno?

Se la tendenza attuale dovesse continuare, i ghiacciai dell'Islanda scompariranno quasi tutti nel Ventunesimo secolo. Halldór Laxness, Premio Nobel per la letteratura nel 1955, indaga l'incidenza dell'uomo che al suo arrivo ha trovato una landa intatta, fittamente coperta di fragile vegetazione artica, erica e arbusti vari. L'Islanda non è più una terra in cui è possibile vedere una natura incontaminata e ci pone tutte le sfide del cambiamento climatico.

L'industria ittica islandese, cresciuta del 10-15% dal 2008, ha trovato una sostenibilità di successo con una limitazione al sovrasfruttamento dei mari per la pesca, senza perdere il tasso di produzione e la varietà della fauna marina.

Laxness ci conduce a Myvatn, il bacino più speciale e prezioso al mondo dal punto di vista biologico ed ecologico, dove resiste un magnifico equilibrio tra uomo e natura viva, espresso in questi versi: «Qui ha lo spirito tutte le sue dimore naturali in terra».

The Passenger è un viaggio davvero intenso anche nell'abbondante produzione artistica, letteraria e musicale islandese, che sul proprio territorio, pari a 100mila metri quadrati, ha novanta scuole di musica, 400 orchestre e numero imprecisato di gruppi rock. Natura, lingua e letteratura hanno guidato il sentimento nazionale attraverso gli otto secoli di storia della micronazione, indipendente dal 1944 dopo il dominio reale norvegese e danese. La studiosa e traduttrice Silvia Cosimini rivela l'infinita ricchezza lessicale della lingua islandese, viva e vegeta, capace di resistere a lingue più prestigiose e alla scarsa densità di popolazione: «È un mostro di resilienza, l'integrità di questa lingua equivale a quella della nazione, se non alla sua stessa esistenza», spiega Cosimini.

Il progetto innovativo di Iperborea è all'esordio e ha già ottenuto un ottimo riscontro dai lettori. In autunno arriverà in libreria un nuovo numero di The Passenger dedicato ai Paesi Bassi, poi sarà la volta del Giappone e della Norvegia.

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