venerdì 7 novembre 2008

Barack Obama è il nuovo presidente degli Usa



Lumsa News, praticantato giornalistico

di Gabriele Santoro

ROMA - Barack Obama è il nuovo presidente degli Stati Uniti. Pennsylvania, Ohio e Florida hanno sancito la vittoria totale del cambiamento impersonato dal candidato democratico. Obama sarà il primo afroamericano a varcare le soglie della Casa Bianca. Una vittoria festeggiata in tutto il mondo: da Chicago, quartiere generale dei democratici, a Nairobi in Kenya, dove è stato proclamato un giorno di festa nazionale. Il mondo aspettava il concretizzarsi dell’immensa speranza, come l’ha definita Nicolas Sarkozy, di un’America nuova, il buon esempio di una democrazia autorevole che dialoga con il resto del pianeta. Quella del 44° presidente degli Stati Uniti è una vita a ostacoli, una sfida continua da vincere. Gli dicevano che contro la potente famiglia Clinton c’era poco da fare. Gli dicevano che gli Stati Uniti non erano pronti ad avere un presidente nero. Lui l’ha fatto. “Sono la dimostrazione - ha gridato nella notte Obama al Grant Park di Chicago - che nulla in questo Paese è impossibile”.

I numeri della vittoria. Barack Obama ha vinto nel voto popolare staccando McCain di quattro milioni di voti e ha conquistato 349 voti dei grandi elettori, ne bastavano 270 per vincere. Il successo negli stati incerti ha consegnato ai democratici una solida maggioranza al Senato e alla Camera di Washington. La partecipazione al voto degli afroamericani si è attestata al 13%, una quota leggermente superiore a quella del 2004. Gli ispanici hanno votato in massa per il candidato democratico: il 66% dei latinos ha garantito la vittoria democratica in Colorado, Nevada e New Mexico. Il 72% dei nuovi iscritti alle liste elettorali, come era stato ampiamente previsto, ha sostenuto la corsa di Obama. È record anche per l’affluenza al voto: il 66%; bisogna tornare al 1908 per trovare una percentuale analoga.

La notte dell’Excelsior. L’ambasciata statunitense a Roma ha vissuto la grande notte dell’elezioni “più attese, più appassionanti – come sottolineato dall’ambasciatore Ronald Spogli - per lo spessore personale dei due candidati e la delicatezza del momento storico che stiamo vivendo”, all’Hotel Excelsior in via Veneto. Esponenti del mondo politico, dal capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto a Franco Bassanini, dello spettacolo, come Renzo Arbore, e del giornalismo, da Alain Elkann a Giovanni Floris, hanno seguito ora dopo ora la corsa presidenziale, alternando interviste alla mondanità di una serata storica. Tra gli ospiti italiani e gli americani a Roma della notte del “Nessun dorma” era netta la prevalenza per il candidato democratico. Sui vestiti griffati non poteva mancare la spilletta “Obama-Biden 08”, con il commento ricorrente “e chi se la mette quella di McCain?” Foto ricordo vicino ai busti dei candidati, cucina messicana e musica folk fino alle 5 del mattino, quando la Cnn ha annunciato: “Barack Obama elected president”.

Reazioni dal mondo. La banlieue di Parigi e il ghetto di Harlem si sono infiammati all’unisono, vivendo la vittoria di Obama come un riscatto sociale. Uno dei segreti del successo del candidato nero è stato non far pesare il pregiudizio razziale, dimostrando che ”non siamo solo un insieme di tipi, ma un paese unito”. Nei bar di Giacarta campeggia la gigantografia del nuovo presidente. Dalle metropoli europee come Londra e Berlino ai villaggi kenioti la notte è stata lunga e gioiosa. Gli investitori si aspettano che il cambio della guardia alla Casa Bianca possa favorire la ripresa economica. Ma il messaggio di Obama è subito chiaro: “Wall Street non può far soldi mentre la gente soffre. Nell'America di Barack Obama non ci potrà essere una Wall Street che si arricchisce mentre Main Street (la gente comune) soffre”. Le parole rivolte dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al neoeletto Obama sintetizzano il valore di una vittoria globale: “Questo è un grande giorno: traiamo dalla sua vittoria e dallo spirito di unità che l'accompagna nuovi motivi di speranza e di fiducia per la causa della libertà, della pace, di un più sicuro e giusto ordine mondiale".

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