www.ilmessaggero.it/roma/cronaca/la_storia_alessandra_e_manuela_lottiamo_per_il_riconoscimento_delle_nostre_unioni/notizie/285530.shtml
di Gabriele Santoro
di Gabriele Santoro
ROMA – Dalla piazza alla benedizione in chiesa. Domenica scorsa la quarantasettenne veneziana Alessandra Brussato e la quarantaduenne romana Manuela Vinay hanno vissuto una giornata particolare.Come quella di quattro anni fa quando si conobbero e scattò la scintilla a Roma, durante una manifestazione per i diritti di gay, lesbiche, transessuali e bisessuali. Da allora convivono e si considerano una famiglia. Due storie parallele e un amore che ha trovato accoglienza nella Chiesa Valdese di Piazza Cavour. «Non si è trattato della pantomima di un matrimonio - racconta Manuela -, bensì del semplice riconoscimento all’interno della nostra comunità del cammino spirituale e sentimentale di una coppia. È stata la manifestazione pubblica di una gioia interiore e di diritti civili, che lo Stato italiano ancora non tutela».
Manuela è nata e cresciuta in una famiglia valdese, che dopo il travaglio iniziale ha accettato con serenità la sua omosessualità. «Nel momento della scoperta la chiesa ha rappresentato un rifugio - prosegue Manuela - Il luogo dove mi sono rifugiata per accettarmi ed essere accettata. Ho avuto la fortuna di vivere in prima persona la chiesa come luogo di accoglienza di qualsiasi tipo di diversità. Siamo arrivati alla benedizione di domenica dopo un percorso di fede comune durato due anni».
Alessandra, invece, da cattolica si è avvicinata alla Chiesa valdese: «Dall’età adolescenziale mi sono sentita rifiutata dal cattolicesimo - dice -. Con Manuela ho condiviso l’attivismo politico e individuato una strada per esprimere la mia religiosità». La Chiesa valdese non considera il matrimonio un sacramento, tuttavia celebra un evento fondamentale nella vita dei credenti e dal Sinodo del 2010 ha introdotto questa opportunità anche per le coppie omosessuali. «Io e Alessandra ci abbiamo messo la faccia, uscendo dall’ombra - conclude Manuela - Da molte coppie eterosessuali sentiamo dire: “Ormai il matrimonio lo volete solo voi”. Sì, abbiamo una sete responsabile dei diritti e dei doveri che comporta. Lottiamo per il riconoscimento delle nostre unioni, che non ledono il significato della famiglia tradizionalmente definita».