lunedì 22 settembre 2014

Maker Faire, l'economia dell'innovazione

Il Messaggero, Macro pag. 16,
22 settembre 2014

di Gabriele Santoro

di Gabriele Santoro

Maker Faire Roma si propone innanzitutto come un laboratorio di idee, che stanno contribuendo alla costruzione di un nuovo tessuto economico. Si tratta di un evento internazionale, con trentatré paesi partecipanti, dove l'innovazione tecnologica è una questione d'artigianato, ma soprattutto l'occasione per una visione partecipativa dello sviluppo. La manifestazione, che nell'edizione precedente attirò 35mila visitatori, trasloca dal Palazzo dei Congressi all'Auditorium per un'esposizione da 70mila metri quadrati.

Il colosso multinazionale dell'high-tech è attirato dalla creatività della piccola start up che, pur in assenza di ingenti risorse finanziarie, gode di ampi spazi di manovra: può permettersi di scommettere senza vincoli, promuovendo la cultura dell'open source. «Per le aziende classiche, italiane ed europee, il mondo degli artigiani digitali resta per larga parte ancora sconosciuto. Qui siamo partiti in ritardo, ma esiste un bacino di potenzialità strepitose. Sorgono ormai quotidianamente botteghe tecnologiche, spazi di condivisione denominati fablab o makerspace. Sempre meno si cerca di vendere una propria idea a un’impresa, e sempre più spesso ci si organizza tra crowdfunding e autoproduzione», dice il curatore Massimo Banzi.

Banzi, richiestissimo dagli Stati Uniti alla Cina, è il cofondatore e l'anima di Arduino: una scheda elettronica di piccole dimensioni con un microcontrollore e di facile fruibilità, inventata per finalità didattiche presso l'Interaction Design Institute di Ivrea. Oggi rappresenta il cuore di molti strumenti, a partire dalle stampanti 3D, adottati dai makers. L'invenzione appare a portata di tutti; si diffonde una risorsa aperta dall'evoluzione condivisa, che mira alla semplificazione dell’uso dell’elettronica e della programmazione. Arduino ha costruito una comunità globale di utenti, che formano la spina dorsale del movimento maker.

«Viviamo una transizione che rimette in gioco l’intero sistema culturale, economico, produttivo e sociale: un fenomeno macroscopico perlopiù provocato da Internet. Per esempio la democratizzazione produttiva propria delle stampanti 3D può impattare fortemente l'attuale industria occidentale. Ci proiettiamo verso un mondo in cui continueranno a esserci i giganti industriali, ma accanto a loro si moltiplicheranno migliaia di piccole aziende con essenziali prodotti di nicchia», aggiunge l'innovatore senza una laurea in tasca.

Questa è la scommessa di tre giovani amici: Davide Costa, Francesco Cavallo e Simone Brandi. Da studenti di disegno industriale, presso la Sapienza, coltivavano un sogno comune. Ora hanno ricongiunto i rispettivi percorsi nell'avventura imprenditoriale Eweindustries. Hanno inventato una macchina ecosostenibile (Ewe filament extruder), non ingombrante e dall'aspetto accattivante, in grado di triturare e fondere gli scarti di plastica in un filamento per creare oggetti completamente nuovi con la stampante 3D. Per loro Maker Faire rappresenta ciò che fu per gli innovatori antesignani la Great Exhibition londinese di metà Ottocento al Crystal Palace.

Presenteranno una stampante, disponibile sul mercato da dicembre, a tecnologia fused filament fabrication, dotata di una configurazione on line adattabile a qualsiasi esigenza e livello di capacità di utilizzo. «Questo tipo di manifestazioni per noi sono irrinunciabili. Non solo per una mera ragione di visibilità e circolazione del prodotto. Ma perché l'economia che vorremmo rifondare si basa sullo scambio di competenze, scoperte e soprattutto sull'ascolto delle esigenze di un consumo responsabile», sottolinea il ventinovenne Davide.

Chiara Russo e Mara Marzocchi hanno immaginato, e poi edificato, una fortuna coraggiosa proprio su questa logica d'interazione. La start-up romana Codemotion organizza, da Berlino a Tel Aviv, conferenze tecniche interdisciplinari per sviluppatori e ingegneri informatici, che attirano i principali player del settore. Nel tempo hanno ampliato l'offerta di servizi, rivolgendo un'attenzione particolare all'alfabetizzazione scientifica primaria.

Per Maker Faire allestiranno un'area Kids da duemila metri quadrati: una palestra di logica e tecnologia riservata a bambini e ragazzi, che interpreta la missione di insegnare programmazione elettronica e robotica. Verrà stimolata in modo divertente e costruttivo la creatività digitale. I genitori potranno affidare i figli ad animatori esperti, che li guideranno in laboratori per passare dall'essere semplici fruitori a creatori.

«Anche le scuole cominciano a cercarci per una necessaria implementazione della didattica. Si deve comprendere che elettronica e programmazione ormai equivalgono allo studio del pc di dieci anni fa o dell'inglese vent'anni prima. Gli ambiti di applicazione di queste conoscenze sono moltissimi.  Non direi che siamo all'anno zero. Ci vuole entusiasmo; anche in Italia, malgrado i numerosi ostacoli, si può fare», afferma Chiara.

Durante la tre giorni, promossa dalla Camera di Commercio di Roma e organizzata da Asset Camera, saranno esposti oltre cinquecento progetti. Maker Faire s'inserisce nella cornice dell'Innovation Week e inquadra in una strategia generale, che il presidente Stefano Venditti sintetizza così: «Questa strada costituisce la principale prospettiva di crescita per il nostro territorio; si sta formando un ecosistema imprenditoriale che potrà affermarsi sul mercato del domani. Come attori istituzionali abbiamo il dovere di assecondare la tendenza».


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