sabato 15 novembre 2014

Fiori di campo, il villaggio per un turismo sostenibile nel nome di Peppino Impastato

Il Messaggero, sezione Macro pag. 29,
13 novembre 2014

di Gabriele Santoro

di Gabriele Santoro

«Questa è la terra di Peppino Impastato», dice Francesco Costantino. Siamo a Marina di Cinisi, a trecento metri dal mare. Qui la deturpazione del cemento mafioso prova ad assomigliare a un ricordo lontano. Dove il costruttore Vincenzo Piazza riciclava mediante l'edilizia il denaro sporco dei fratelli Graviano, sta nascendo un villaggio turistico a impatto ambientale zero, destinato a fornire un servizio di qualità alle fasce di popolazione più disagiate. Un luogo prezioso in cui da tre anni ogni estate si rifà l'Italia unita. Da giugno a settembre, grazie al progetto E-state liberi, arrivano da tutte le latitudini giovani volontari dalla faccia pulita per rammendare un bene diventato comune.

Su una parete della villa, confiscata nel 1993, Elena ha inciso il profilo di Peppino con in mano il microfono della coraggiosa emittente Radio Aut, da dove, prima di essere ammazzato, per dirla con le parole di Paolo Borsellino faceva risuonare la bellezza del fresco profumo di libertà. «Io vedo Peppino in ognuno di voi», risponde il fratello Giovanni Impastato. Il riutilizzo con finalità sociali delle proprietà o aziende sottratte alla criminalità organizzata restituisce la misura della credibilità dello Stato. Come ripete Raffaele Cantone, lo Stato si gioca la faccia in questa partita. Le statistiche non sono confortevoli: troppi ostacoli, a cominciare dalle ipoteche bancarie, si frappongono alla riconversione e alla rinascita di quei beni.

La storia del villaggio Fiori di campo, titolo di una poesia struggente dedicata a Peppino, offre l'istantanea di questi ritardi. Per quasi vent'anni è rimasto abbandonato in un regime di semi illegalità. Malgrado fosse sotto sequestro veniva affittato da ignoti per il periodo estivo. Paradossalmente la presenza abitativa illegale ha consentito di non trovare il bene vandalizzato, come invece spesso avviene. Nel 2012 arriva la svolta, quando la cooperativa Libera-Mente, di cui Costantino è socio fondatore, ha vinto il primo bando d'assegnazione indetto dal Comune di Cinisi. Da allora tra investimenti dei cinque soci e l'impegno volontaristico la struttura è stata parzialmente rinnovata e ammodernata. «Ho calcolato, già per il primo anno, un impatto della manodopera volontaria del valore di 70mila euro - sottolinea Francesco -. Le migliaia di giovani sono ripartiti da qui con il cuore pieno dell'energia propria del riscatto. Non ci hanno dimenticato».

La strada da percorrere è ancora lunga e difficoltosa. Una delle sfide da vincere è quella di non far percepire queste esperienze come un corpo estraneo al tessuto socioeconomico locale. Sovente si crea un clima di ostilità attorno a pratiche che rappresentano una rottura dirompente per il sistema malavitoso. Il cancello di Fiori di campo è aperto a tutti. Si cercano costantemente di coinvolgere le realtà sane del territorio. Tra le collaborazioni fondamentali spicca quella con la Casa della memoria Felicia e Peppino Impastato. Il villaggio appartiene a chiunque voglia scrivere una storia nuova per la Sicilia e l'Italia intera.

La cooperativa, referente locale di Libera, alla logica del profitto a qualsiasi costo, del business senza scrupoli, contrappone i principi di un’economia sociale che tutela l’ambiente. «Questo è il valore aggiunto dei nostri servizi e prodotti come il limoncello di Partinico - conclude Costantino -. Vogliamo alimentare un'economia pulita che non paga il pizzo, che restituisce dignità al lavoro. Al territorio stiamo dicendo che si può fare diversamente, senza assuefarsi al giogo dell'illegalità. Non ci sentiamo piccoli, in quanto siamo parte integrante di una rete. Il rischio e la paura si avvertono, però sappiamo di non essere soli».


© RIPRODUZIONE RISERVATA  

Nessun commento: