mercoledì 7 ottobre 2009

A tu per tu con Ibrahim "Ibby" Jaaber

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=75900&sez=HOME_SPORT

di Gabriele Santoro


ROMA (7 ottobre) – Ibrahim Jaaber è la mente e il braccio armato della nuova Lottomatica Roma, pronta a esordire in campionato. Nato a Elizabeth, New Yersey, il 3 febbraio del 1984 in una famiglia d’altri tempi (12 tra fratelli e sorelle sparsi per il mondo), Jaaber è un personaggio a tutto tondo, profondo, figlio di quell’America multietnica che s’identifica in Barack Obama. Sul braccio sinistro ha tatuato il profeta Maometto con lo sguardo rivolto alla Mecca, simbolo di un sentimento religioso molto forte. Nel tempo libero Jaaber ama scrivere poesie, un hobby raro tra i colleghi.

Dopo l’esperienza alla Peddie High School e quattro anni splendidi alla Pennsylvania University, dove oltre ad affermarsi come atleta si laurea in sociologia, Ibby (il soprannome con cui si presenta, ndr) non si perde d’animo per la mancata chiamata al Draft Nba e sbarca in Europa. All’Egaleo di Atene conquista in fretta l’attenzione degli scout continentali a suon di trentelli. Nel febbraio del 2008 Dejan Bodiroga, allora gm di Roma, ha la migliore intuizione della sua carriera dietro la scrivania capitolina e lo porta alla Virtus. Da allora ha conquistato tutto l’ambiente romano con canestri impossibili, con il suo atletismo esplosivo e soprattutto grazie alla dedizione assoluta all’interesse della squadra. L’obiettivo di Jaaber è di trasformare le lacrime di rabbia della scorsa stagione per l’umiliante eliminazione subita da Biella, in uno dei suoi larghi sorrisi per una Roma finalmente vincente.

Domenica parte il campionato come valuta la preparazione e i nuovi compagni di squadra?
«Il lavoro di queste settimane è stato molto intenso e positivo. Devo dire che i nuovi arrivati si sono calati subito nella nuova realtà, integrandosi bene con il gruppo della scorsa stagione. Rispetto al passato mi sento ancora più responsabilizzato e sono pronto a guidare una squadra giovane».

Siete pronti per Cremona (domenica ore 18 al PalaLottomatica)?
«Innanzitutto dobbiamo toglierci dalla testa Siena e pensare solo a noi stessi. Abbiamo i mezzi per disputare una buona stagione, ma dobbiamo costruire giorno dopo giorno una nostra identità. Cremona è una squadra pericolosa, per cui portiamo rispetto e dovremo giocare una partita paziente».

Durante l’estate si è discusso molto su quale fosse il ruolo migliore per Jaaber. Playmaker o guardia?
«Più che un problema, credo che questa sia una risorsa per la squadra. Mi sento di poter interpretare entrambi i ruoli. Nel roster ci sono playmaker puri come Giachetti e Vitali, quindi in diversi frangenti posso essere impiegato anche da guardia».

A partire dai play-off del 2008 è entrato nel cuore dei tifosi della Virtus. Cosa le ha dato Roma?
«La finale con Siena, nonostante la dura sconfitta, resta un ricordo indelebile. La passione della gente, trascinante in quella gara 4 vinta al PalaLottomatica, cerco sempre di ricambiarla spendendo tutte le energie possibili sul parquet. A Roma vivo benissimo e per la mia carriera è una tappa di crescita».

Proprio in quella partita nessuno dimentica l’Hawkins romano, in versione tifoso dietro la panchina virtussina. Che effetto le fa vederlo con la maglia di Siena?«David (Hawkins, ndr) innanzitutto è un amico fraterno. Penso che abbia fatto la scelta che riteneva migliore per la sua carriera e per il futuro della sua famiglia. Non possiamo che rispettare la sua decisione (sorride imbarazzato Jaaber, ndr)».

Durante il ritiro estivo ha osservato il Ramadan. Quanto è importante nella sua vita la religione, l’Islam, e come la concilia con l’attività sportiva?«Mi ritengo un buon musulmano, certo non perfetto (sorride Ibby). La religione ha un ruolo fondamentale nella mia vita. La mia crescita spirituale, interiore, mi aiuta a essere un atleta migliore. L’idea di non essere egoista e pensare al bene comune diventa fondamentale anche nel basket. Il tipo di alimentazione e la condotta fuori dal parquet è un altro fattore importante».

L’anno scorso è stato molto vicino a Brandon Jennings. Che notizie arrivano dall’Nba?
«Ultimamente non sono riuscito a sentirlo, perché è molto impegnato nella preseason. Sono sicuro che ha tutti i mezzi tecnici per affermarsi. La passata stagione non è stata facile per lui, ho cercato di stargli vicino dentro e fuori dal campo».

E’ ancora prematuro parlare del 2010 (anno in cui scade il contratto di Jaaber con Roma, ndr), ma quanto pensa alla Nba? E se dovesse materializzarsi la possibilità di un trasferimento a Siena?«Non ho ancora le idee chiare, certamente il mondo dell’Nba è un obiettivo per tutti i giocatori statunitensi. Al momento sono totalmente concentrato su Roma, non ci ho mai pensato. Ma non mi sento di promettere niente o dare risposte assolute».

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