sabato 29 maggio 2010

I Boston Celtics sono tornati: il verbo di The Truth

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di Gabriele Santoro

ROMA (29 maggio) – A un passo dal subire una clamorosa rimonta i Boston Celtics giocano la partita perfetta al TD Garden, dominano più di quanto dica il 96-84 conclusivo gli Orlando Magic e conquistano il ventunesimo titolo della Eastern Conference. Nel momento della verità non può che affermarsi il verbo di “The Truth” Paul Pierce: l’ala bianco verde regala punti e il solito carisma con una prova da 31 punti (9/15 da2, 4/5 da3, 9/10 ai liberi e 13 rimbalzi). Un Pierce assecondato dai soliti protagonisti Ray Allen (20 punti, 5/6 da3), Rajon Rondo (14 punti, 6 assist) e da un exploit inaspettato. Coach Doc Rivers nella serata più importante accende l’ex New York e re delle schiacciate Nate Robinson, l’elogio della follia in cabina di regia, che lo ripaga con 13 punti in 13’ di pura energia e spezza la partita nel secondo periodo. «Nessuna sorpresa, siamo dove avevamo pensato di essere», ha commentato a caldo Rivers.

All’inizio di questi play-off invece in pochi avrebbero pronosticato i Celtics in corsa per l’anello. «Sono stagionati, a fine ciclo», «questo è l’anno di Lebron James» erano le frasi più ricorrenti. Il quintetto più completo e equilibrato dell’Nba ha rispolverato l’orgoglio e la continuità dei giorni migliori facendo fuori proprio King James. Grande difesa, la regia di un dominante Rajon Rondo, il braccio armato della coppia Pierce-Allen abbinato al ritorno su buoni livelli di Kevin Garnett. Dal 3 giugno andranno a caccia del diciottesimo titolo della leggendaria storia Celtics e dell’occasione di chiudere un ciclo che ha riportato la franchigia con il trifoglio sul cuore nell’elite Nba. Orlando ha provato ad affidarsi ai muscoli del proprio centro di gravità Dwight Howard (28 punti, 11/17 da2), ma ha avuto poco e niente dal malconcio Rashard Lewis (3/17 al tiro) e ha pagato la giornata storta di Jameer Nelson (6/19 dal campo, -23 di plus/minus).

Dopo cinque partite in ombra è riemerso inutilmente Vince Carter (17 punti). La squadra di Van Gundy, stordita dal 3-0 iniziale, ha avuto comunque il merito di crederci con le due vittorie che hanno portato questa serie a gara 6. Ora per la finalissima tutti attendono l’accoppiamento Boston Celtics vs Los Angeles Lakers, sarebbe il dodicesimo scontro diretto per il titolo e si tratterebbe di una fresca riedizione delle finali 2008. La franchigia di Kobe Bryant nella nottata italiana ha l’opportunità di chiudere i conti contro gli splendidi Phoenix Suns di Steve Nash. La serie della Western conference è sul 3-2 per i giallo viola reduci dal successo in volata in gara5 grazie alla magia a rimbalzo di Ron Artest, fenomenale nel raccogliere dalla spazzatura un air ball di Bryant e trasformarlo nei due punti della vittoria. Il tiro della redenzione per il “cattivo ragazzo” dell’Nba, che però non si smentisce mai. Mezz’ora di ritardo all’allenamento dell’indomani e puntuale multa dei Lakers.

La partita. L’avvio è griffato Rondo: il playmaker di Boston piazza otto dei primi dieci punti. Orlando funziona sull’asse Nelson-Howard, che inchioda tre schiacciate per il 14-14 al 6’. I Magic si piantano con gli errori di Lewis e le palle perse di Nelson, mentre Paul Pierce è l’anima del break di 13-3 che chiude la prima frazione, 30-19 al 12’. Nel secondo periodo Carter prova a ricucire lo strappo e Doc Rivers si gioca la carta Nate Robinson. Il play più esplosivo dell’Nba lo ripaga con uno dei suoi momenti di fiducia assoluta: segna tutti i 13 punti del proprio tabellino e affonda Orlando, 51-32 al 20’. Howard è sparito dalla partita e a far canestro c’è solo Carter (13 punti nel quarto), 55-42 al 24’. Al rientro in campo il trio dorato Garnett-Pierce-Allen forza la mano: tirano e fanno canestro solo loro (27 punti nei 12’ della frazione). I Celtics sentono l’odore del trionfo e scappano definitivamente, 82-61 al 32’. L’ultimo periodo è puro garbage time dopo il sigillo in apertura dalla lunga distanza di Pierce, 85-64.

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