Il Messaggero, sezione Sport pag. 32,
11 aprile 2013
11 aprile 2013
di Gabriele Santoro
di Gabriele Santoro
ROMA Il sogno americano di Andrea La Torre inizia a prendere
forma con un incontro speciale. «È un’emozione partire per gli Stati Uniti -
racconta - sapendo che conoscerò sua maestà Michael Jordan». Il sedicenne
cestista viterbese, svezzato dalla Stella Azzurra, ha conquistato questa
opportunità impressionando gli addetti ai lavori nella tappa europea del Jordan
Brand Classic.
Una vetrina per i migliori talenti a canestro under 16 del pianeta, che da sabato a New York si confronteranno nell'avveniristica arena dei Brooklyn Nets, sotto lo sguardo attento dell'uomo che riscrisse le regole del gioco. Nell’ultimo decennio hanno calcato il parquet della manifestazione tutti gli attuali fenomeni dell’Nba: da LeBron James a Kevin Durant.
La Torre rappresenta, in potenza, un patrimonio per la pallacanestro italiana. E la mente corre veloce al romano Bargnani, che ha spiccato il volo verso l'Nba proprio dalla cantera nero stellata. «Il Mago aveva una determinazione pazzesca, mentre La Torre deve ancora fortificarsi sotto l’aspetto caratteriale - spiega Germano D’Arcangeli, coach della Stella che allenò anche l’adolescente Bargnani - È un grande attaccante che può ricoprire i cinque ruoli, ma deve crescere in difesa».
Il ragazzone supera già i due metri di altezza: playmaker mancino che schiaccia con l'atletismo di un pivot, ha lasciato Viterbo tre anni fa per diventare atleta e uomo nella foresteria della squadra capitolina. Con la canotta della Stella disputa da protagonista tre campionati (Under 17, 19 e serie B). «Qui mi alleno duramente, imparando a essere indipendente. Non rincorro modelli di riferimento o paragoni eccellenti, preferisco interpretare me stesso. Il mio limite? La testa, quando non è giornata o sotto pressione vado un po' in confusione. Ma sto migliorando…».
Una vetrina per i migliori talenti a canestro under 16 del pianeta, che da sabato a New York si confronteranno nell'avveniristica arena dei Brooklyn Nets, sotto lo sguardo attento dell'uomo che riscrisse le regole del gioco. Nell’ultimo decennio hanno calcato il parquet della manifestazione tutti gli attuali fenomeni dell’Nba: da LeBron James a Kevin Durant.
La Torre rappresenta, in potenza, un patrimonio per la pallacanestro italiana. E la mente corre veloce al romano Bargnani, che ha spiccato il volo verso l'Nba proprio dalla cantera nero stellata. «Il Mago aveva una determinazione pazzesca, mentre La Torre deve ancora fortificarsi sotto l’aspetto caratteriale - spiega Germano D’Arcangeli, coach della Stella che allenò anche l’adolescente Bargnani - È un grande attaccante che può ricoprire i cinque ruoli, ma deve crescere in difesa».
Il ragazzone supera già i due metri di altezza: playmaker mancino che schiaccia con l'atletismo di un pivot, ha lasciato Viterbo tre anni fa per diventare atleta e uomo nella foresteria della squadra capitolina. Con la canotta della Stella disputa da protagonista tre campionati (Under 17, 19 e serie B). «Qui mi alleno duramente, imparando a essere indipendente. Non rincorro modelli di riferimento o paragoni eccellenti, preferisco interpretare me stesso. Il mio limite? La testa, quando non è giornata o sotto pressione vado un po' in confusione. Ma sto migliorando…».
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