sabato 5 ottobre 2013

Il Papa ad Assisi, Chiara Frugoni: «La sua vera rinuncia è al potere. Come voleva San Francesco»

Il Messaggero, sezione Cronache pag. 14, 
5 Ottobre 2013

di Gabriele Santoro



di Gabriele Santoro
L’INTERVISTA
ROMA Chiara Frugoni ha messo al centro della propria attività scientifica di storica medievalista lo studio delle figure di San Francesco e Santa Chiara. La visita del Papa ad Assisi conferma il recupero del messaggio francescano, indicando il nuovo corso della Chiesa.

Professoressa Frugoni, in che modo è possibile accostare la figura di San Francesco a quella del nuovo Pontefice?

«Nel Duecento San Francesco è vissuto in una società che aveva problemi molto simili, e altri diversi, dai nostri. Non si può pensare che sia tornato San Francesco, però il Papa si muove in quel solco. Per esempio nel discorso di ieri ad Assisi ho rintracciato molte analogie nel riferimento all’incontro e all’accoglienza dei migranti».

Crede sia realizzabile oggi il sogno di San Francesco di una Chiesa dei poveri per i poveri?

«Il concetto di povertà va inteso in una maniera più approfondita. Francesco si è spogliato di tutto davanti al vescovo e ha rinunciato alla ricchezza della sua famiglia. Ma non l’ha fatto perché voleva diventare un mendicante. Lavorava. Voleva liberarsi delle cose che rendono aggressivi verso gli altri, di ciò che alimenta l’invidia. Nel Medioevo la parola povero non si contrappone a ricco ma a potente: chi è povero non ha potere. Papa Francesco vuole una Chiesa più povera ed essenziale. Ma soprattutto credo l’intenda nell’accezione più ampia di rinuncia al potere».

Nei primi mesi del pontificato ha mostrato una forza comunicativa dirompente. Rappresenta una chiave del cambiamento?
 
«Questo Pontefice utilizza un linguaggio molto semplice, ma allo stesso tempo concreto: privo di parole fumose od orpelli. E ha il dono della gestualità. Quando afferma: “Dobbiamo lottare per il lavoro”, restituisce centralità a un tema oggi fondamentale. Il suo proposito di una Chiesa aperta a tutti si riflette nella chiarezza del linguaggio».

La vera rivoluzione è la fedeltà al Vangelo?

«Rispetto al passato ha rimesso in primo piano il Vangelo, lasciando molto da parte la dottrina e le proibizioni su ciò che bisogna o non bisogna fare. Come faceva San Francesco cerca soprattutto di parlare con il messaggio di Cristo per una Chiesa inclusiva».

Il Papa si rivolge spesso ai giovani: “Non fatevi rubare la speranza”. Quanto può contare l’esempio di vita di Francesco e Chiara?

«Erano giovani. E soprattutto erano laici. Lavoravano per la propria sussistenza ed erano sempre pronti all’aiuto dei poveri. Volgendo lo sguardo al mondo che li circondava, decisero di cambiarlo. Lo fecero dedicandosi agli ultimi: perché in loro videro il volto di Dio. Chiara ha prefigurato un ruolo attivo della donna nella Chiesa. Mi auguro che questo papato duri abbastanza a lungo da produrre delle novità importanti in questo senso».


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