martedì 10 novembre 2009

MarPiccolo, rabbia e speranza dal Meridione d'Italia

Nel MarPiccolo dell’avvelenata Taranto il regista Alessandro Di Robilant dipinge l’affresco quanto mai realistico del Meridione d’Italia, lacerato dalla rabbia di un futuro senza speranza e strozzato dal cappio mafioso. La pellicola, presentata e accolta con successo alla Festa del cinema di Roma, del regista del Giudice ragazzino (1994, la biografia di Rosario Livatino, giudice siciliano ucciso dalla mafia nel 1990)è una vibrante narrazione dello stato di abbandono strutturale in cui versano le periferie di troppe città italiane.

Nelle case di cartone della banlieue tarantina del quartiere Paolo VI, il personaggio commovente Tiziano, interpretato dal giovane Giulio Beranek , si dibatte negli espedienti quotidiani (dallo spaccio ai furti) della sua adolescenza rubata, portando sulle proprie spalle di tredicenne i debiti di un padre rimasto senza lavoro dopo aver denunciato i veleni dell’Ilva. Tiziano è già l’uomo di casa, che deve consolare la madre dalle frustrazioni quotidiane. Nella sua stanza costruisce un veliero di legno per volare via, legge le favole alla sorellina e la rassicura dalle paure che si trasformano in “onde” nello stomaco.

Di Robilant denuncia l’assenza di uno Stato capace di mandare solo i poliziotti di pasoliniana memoria, quando c’è da sgomberare il presidio delle madri che vogliono impedire l’installazione di un ripetitore di onde elettromagnetiche davanti a una scuola elementare. Lo Stato delle liste di attesa infinite per l’assegnazione delle case popolari, «quelle con i mattoni e la rete fognaria».

La storia d’amore adolescenziale di Tiziano con Stella, recitata dalla bella e brava Selenia Orzella, sull’orizzonte di un mare inquinato e puzzolente sprigiona tutto il calore e l’umanità repressa di una generazione nuova, che è costretta a ripercorrere sempre la stessa strada per la salvezza: l’emigrazione.
Sullo sfondo della vicenda aleggia il fine ricatto mai dei clan mafiosi, che tolgono anche la dignità alla povertà. Una volta entrato nel giro criminale, che appalta a pochi euro la libertà individuale, si contrae un debito estinguibile solo pagando il prezzo più alto: la propria vita.

Nessun commento: