lunedì 9 novembre 2009

K-Win, soft touch

di Gabriele Santoro


Kennedy Winston ha sempre un bel sorriso che gli disegna il volto. Anche nei momenti caldi delle partite sembra non scomporsi mai. Traspira la serenità di chi, dopo aver indossato già sei maglie in cinque stagioni europee, ha trovato nella Lottomatica Roma la dimensione giusta per esprimere con continuità il proprio talento. In questo scorcio di annata l’ala statunitense ha già conquistato la fiducia di allenatore, compagni, e l’entusiasmo dei tifosi grazie alla sua duttilità tecnica e a numeri inequivocabili: 13.5 punti, che salgono a 15.7 in Eurolega, e 4 rimbalzi di media in campionato. Andando oltre le statistiche piace l’eleganza del suo gesto tecnico e la capacità di prendersi i tiri che contano.

Winston proviene dalla difficile terra di Rosa Parks (coraggiosa attivista afroamericana, che nel 1955 compì il gesto storico di rifiutare di cedere il posto occupato nella parte del bus riservata ai bianchi), l’Alabama, che porta ancora le ferite dello schiavismo nelle piantagioni di cotone e della segregazione razziale (solo nel 1965 con il Civil Rights Act i neri acquisirono il diritto di voto). Dopo una brillante carriera universitaria non ha spiccato il volo per l’Nba e ha iniziato a cercare gloria dall’altra parte dell’oceano. Vanta esperienze con i migliori team continentali, prima Panathinaikos poi Real Madrid, in cui però non è riuscito mai a conquistare il copione dell’attore protagonista. La scommessa della dirigenza virtussina sta già pagando i primi dividendi. Ora c’è un intero anno per continuare a scoprirsi belli e per saziare la fame di vittoria di un’ottima forchetta (ha già girato molti ristoranti della Capitale, ndr) come Kennedy.

Si aspettava un inizio di stagione così positivo?
«Nella preparazione estiva ho lavorato duro, così come tutti i miei compagni. Volevo ambientarmi il più velocemente possibile nella nuova realtà e sono contento di esserci riuscito. Ho trovato una situazione e un ruolo che permette di esprimermi al meglio. Certo la strada da percorrere è lunga e non mi accontento di quello che sto facendo».

Nel corso della sua carriera la mancanza di continuità è sempre stato il suo tallone d’achille. In questa realtà pensa possa essere diverso?
«Non è facile essere continui quando hai pochi minuti a disposizione, nei quali non puoi permetterti di sbagliare nulla. A Roma sono un punto di riferimento per la squadra, resto in campo oltre venti minuti in media e ho molte responsabilità. Il mio obiettivo è quello di migliorare ed essere protagonista sempre grazie alla fiducia del coach e dei compagni».

Il paragone con l’Anthony Parker visto a Roma le pesa o crede di poter interpretare quel ruolo di giocatore all-around pieno di talento?

«Parker è un giocatore favoloso. Non mi interessano le etichette, penso a fare la mia parte. Certo anche a me piace rendermi utile in tutte le situazioni del gioco. Curare tutti i particolari che aiutino a vincere. Non bado alle statistiche: è inutile fare venti punti o più a sera, se poi non difendi con aggressività o non ti fai sentire a rimbalzo».

La Lottomatica è la sua sesta squadra in Europa. La considera un punto di arrivo o una semplice tappa?
«Dopo il college ho fatto un passo molto lungo andando al Panathinaikos. Sento di non aver avuto la possibilità di dimostrare tutto il mio valore. Ora finalmente ho l’opportunità di farlo e voglio far vedere alla gente chi è il vero Winston sul parquet».

Obradovic l’ha sempre descritto come un giocatore di qualità. Hai qualche rimpianto per l’esperienza al Panathinaikos?
«Non si possono avere rimpianti, quando giochi nella squadra più forte d’Europa. Vestire la maglia del Pana è stata un’esperienza unica. Ho imparato moltissimo, soprattutto cosa significa essere un vero professionista dentro e fuori dal campo».

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