lunedì 31 dicembre 2012

Da Sabonis a Sabonis, storia di stelle al torneo città di Roma

Il Messaggero, sezione Cronaca di Roma pag. 46, 
31 dicembre 2012

di Gabriele Santoro


di Gabriele Santoro

A volte il cognome disegna un destino. «Chiamarsi Sabonis non è semplice. Avverto la pressione, ma vivo la mia vita e mi diverto con la palla a spicchi». Arvydas, il Principe del Baltico mito della pallacanestro mondiale, nonostante la chiamata degli Atlanta Hawks nel Draft del 1985 approdò nell’Nba solo dieci anni dopo, superati i trenta. Il figlio Domantas, nato il 3 maggio del 1996 a Portland dove il padre incantò con i Trail Brazers, potrebbe bruciare le tappe. Ha già attirato l’attenzione degli scout delle franchigie d’oltreoceano, giunti nella Capitale per studiare anche le sue prestazioni al Torneo Città di Roma.

LA VETRINA

Un evento di particolare interesse, organizzato dall’Eurolega con il sostegno logistico della Stella Azzurra, che da giovedì a sabato ha coinvolto otto squadre (oltre ai padroni di casa, Virtus Bologna, Virtus Siena, Malaga, Fenerbahce, KK Spars Sarajevo, Brose Bamberg, Mandoulidis) e messo in vetrina alcuni dei prospetti europei più promettenti. La società romana, che si è appena trasformata in un’accademia che allo sport abbina la scuola, si conferma una realtà dinamica in grado di proporsi a livello internazionale.

"Domas” è un'ala-pivot dal fisico possente: 206 centimetri d'altezza per 95 chilogrammi di peso. Sul parquet mostra eleganza nei movimenti e fondamentali tecnici solidissimi. In estate ha disputato da protagonista con la Lituania l’Europeo di categoria. Coach Jasmin Repesa l’ha fatto esordire nella Liga con la canotta dell’Unicaja Malaga, dopo dieci anni di formazione nella cantera del club andaluso.

I CONSIGLI DI PAPA’

«Mio padre mi sostiene con consigli preziosi - prosegue Sabonis jr - e rappresenta un modello per la capacità unica che aveva di leggere la partita, di muoversi con estrema agilità e di immaginare un passaggio. Lo considero il mio idolo insieme a Chris Bosh». La leggenda Arvydas, che riscrisse le regole del ruolo di centro e ridefinì i confini geopolitici del basket durante e post Guerra Fredda, non si può avvicinare. Ma anche Domantas può sognare una carriera nell’Nba. «Certo che ci penso - conclude -, e percorro senza fretta una strada ancora lunga».

All’ombra dei minareti della multietnica Sarajevo
sta crescendo una generazione di talenti. Il gigante sedicenne Doko Salic, eletto miglior giocatore della manifestazione, ha dominato (73-55) con l’altra giovane stella Aleksej Nikolic la finale contro il Fenerbahce di Metecan Birsen. A seguire i tedeschi del Bamberg, Malaga, Stella Azzurra, Virtus Bologna, Mandoulidis e il fanalino di coda Siena.

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