mercoledì 12 dicembre 2012

L'integrazione a canestro dell'azzurro Abass: «Ma non chiamatemi Balotelli»

http://www.ilmessaggero.it/sport/altrisport/basket_abass_all_star_game/notizie/237524.shtml

di Gabriele Santoro

ROMA - «Non chiamatemi il Balotelli del basket, anche se sto iniziando a vivere il mio sogno in azzurro». Abass Awudu è un talento della palla a spicchi, che oggi ha vissuto una giornata particolare. «Abi, sei stato convocato dalla Nazionale A per la preparazione all’All Star Game di domenica». Prima ha stentato a credere a queste parole, poi un sorriso gioioso gli ha illuminato il volto: «La mia mente era rivolta esclusivamente all’impegno di giovedì in Eurolega con la mia Cantù - racconta -. Questa notizia mi ha colto di sorpresa e ora sono felicissimo».

Diciannove anni, una dedizione totale alla pallacanestro e al compimento della maggiore età nel cuore l’agognato riconoscimento della cittadinanza italiana. «Purtroppo, come gli altri figli di immigrati, ho dovuto attendere tanto tempo il passaporto, nonostante sia nato qui e provi un forte senso di appartenenza per il mio Paese». La storia familiare di Abass affonda le radici lontano dalla Brianza. I genitori, il papà ghanese e la mamma nigeriana, arrivarono in Italia nel 1988 e si conobbero a Como. Due lavoratori che affrontano quotidianamente il peso dell'onesta fatica: lui operaio in fabbrica, lei impiegata in una ditta di pulizie. Dalla loro unione sono nati e cresciuti nella frazione comense di Camerlata Abass e il fratello tredicenne Samir, anch’egli giovane cestista. «Si sono emozionati per la convocazione. Ascolto sempre i loro consigli, come quelli di mio zio. Lo sportivo di casa, era un calciatore di buon livello in Nigeria». 

Cantù è terra di canestri, una passione che si annusa nell'aria. Un paesone che salì sul tetto d’Europa e del mondo (4 Coppa Korac, 2 Intercontinentali, 2 Coppe Campioni) nei dorati Anni Settanta e Ottanta. Nel 1975 il Pianella s’infiammava per la Forst dell’ingegnere volante Pierluigi Marzorati capace di strappare l’Intercontinentale ai galacticos del Real Madrid. «Marzorati? Un mito anche per me che oggi ammiro Kobe Bryant. Come lui ho sempre sognato di indossare e trionfare con la canotta della mia città. Dagli inizi a Muggiò sono riuscito a raggiungere un primo traguardo». E per gli strani intrecci che riserva il destino, Abass è stato gettato nella mischia in Eurolega da coach Trinchieri proprio contro i blancos: 16’ d’impiego, 5 punti, 7 rimbalzi e tanti brividi nella schiena per una splendida vittoria (76-70). Ormai i caldissimi tifosi canturini lo riconoscono e gli dimostrano affetto: «Ma io sono uno di loro. Fino a poco tempo fa andavo in curva per sostenere i miei attuali compagni di squadra».

La strada per diventare il Marzorati, recordman di presenze con l’Italbasket, del terzo millennio è lunghissima, tuttavia piace immaginare un passaggio di testimone ideale di una tradizione che si rinnova e arricchisce con nuove storie. La chiamata in Nazionale maggiore della guardia brianzola, insieme al veronese Cournooh, rappresenta una novità assoluta per il movimento cestistico. Carlton Myers, di madre riminese e padre caraibico, da portabandiera olimpico a Sidney indicò un percorso. Poi si ricordano gli innesti dei naturalizzati dalla pelle color ebano Dan Gay, statunitense, e Marcelo Damiao, imponente centro brasiliano.

Abass, due metri di altezza, è un esterno eclettico che può giostrare dal ruolo di guardia a quello di ala forte. Dotato di un fisico statuario ed una elevazione straordinaria garantisce presenza a rimbalzo e intimidazione nell’area dei tre secondi. In attacco incide già nell’uno contro uno, mentre deve migliorare nel tiro da fuori. In difesa con la giusta applicazione diventa un fattore.

La scorsa estate ha esordito con la selezione azzurra Under 20. E nella partita contro i campioni spagnoli ha offerto un saggio del proprio talento, risultando decisivo con 24 punti e 12 rimbalzi. Ma la sfida più importante che sta vincendo è quella dell’integrazione mediante lo sport, che supera gli ostacoli posti dalla società. «La pallacanestro mi ha permesso di esprimermi e di entrare in contatto con gli altri», conclude. Abass con un diploma in tasca e l’idea di iscriversi all’Università, a ritmo della musica hip-hop che ama, è pronto a spiccare il volo come quando inchioda schiacciate ad alta quota.

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