giovedì 2 gennaio 2014

Africa Express, un viaggio a passo d'uomo

Il Messaggero, sezione Macro pag. 19,
2 gennaio 2014

di Gabriele Santoro




di Gabriele Santoro

Giorgio Cosulich de Pecine non è andato in Africa a caccia di elefanti, di qualche scoop giornalistico o per trovarci i diamanti. Ha elaborato, e poi realizzato con il reportage Africa Express (Postcart, 136 pagine, 44 foto), un progetto ambizioso: raccontare la vita che si radica nei lenti, polverosi e affascinanti treni africani. Gli scatti della sua macchina fotografica analogica considerano il limite e raffigurano la potenza espressiva della definizione di Africa di Ryszard Kapuściński: «È un continente troppo grande per poterlo descrivere. È un vero e proprio oceano, un pianeta a parte, un cosmo eterogeneo e ricchissimo. In realtà, a parte la sua denominazione geografica, l’Africa non esiste».

LE FOTO
Cosulich è un fotoreporter indipendente
distribuito dall'agenzia Getty Images. Il suo lavoro è regolarmente pubblicato da prestigiose testate internazionali, quali Geo, Stern, New York Times, Newsweek, Time, Life, Vanity Fair, The Guardian, El Pais, Sportweek, GQ. Ha esposto in mostre personali e partecipato a festival della fotografia, in Italia e all'estero. Il viaggio si sviluppa lungo tre ferrovie e direttrici leggendarie: Mali-Senegal; Etiopia-Gibuti e Tanzania-Zambia. Il tempo assume il valore africano. Si procede a venti chilometri orari. Una lentezza che intrappola, regalando paesaggi esteriori e interiori magnifici. Lo sguardo si perde nell’immensità desertica o nelle incantevoli valli verdeggianti, popolate da villaggi immersi nella natura selvaggia. Nel pieno della notte, quando la locomotiva si inceppa, ti addormenti e consegni sogni e paure al chiarore del cielo stellato. All’alba l’esistenza riprende, in attesa della riparazione, sui binari. C’è chi prega, chi mangia, chi grida, contratta e tenta di piazzare la propria mercanzia. Ci si affida alle coincidenze, perché ogni coincidenza ha un’anima.

L'EMIGRAZIONE
Il poliziotto di frontiera gibutino è laziale: “Sei di Roma? Forza Lazio!” Lo studente migrante ha voglia di parlare di Dio, guerra e pace. Cerca di avvicinarsi all’Europa, che rappresenta ancora un’idea di libertà. Madre e figlio arrangiano e arredano una cuccetta tutt’altro che confortevole. I bagagli ingombranti custodiscono la fatica di una vita intera. L’emigrazione appare nell’essenza individuale; non si confonde nei numeri della massa. La foto nasce dal rapporto umano, talvolta conflittuale. Si masticano le piantine di Qat per illudersi di placare stanchezza e fame. Si percepiscono la gioia e la disperazione che caratterizzano gli africani. Il pane caldo, come l’acqua, si condivide nell’ecosistema delle carrozze. Il fotoreporter romano ci presenta anche il retroscena e gli angeli custodi del viaggio: i fixer necessari a superare numerosi ostacoli.

I VIAGGIATORI
Le ferrovie in Africa sono un’eredità dell’epoca coloniale. Furono costruite per soddisfare scopi commerciali. La tratta Dakar-Bamako, realizzata dai francesi per l’esportazione di materie prime e alimentari, conta 150 fermate e si completa in trenta ore. La linea Gibuti-Addis Abeba fu inaugurata nel 1917: ottocento chilometri dal Mar Rosso ai duemila metri dell’altopiano etiopico. Il treno del Negus esaurisce il percorso mediamente in due giorni, senza orari di partenza e arrivo prestabiliti. Ci si accomoda anche sul tetto dei vagoni. Il treno dell’indipendenza Great Uhuru Railways, che collega Tanzania e Zambia, è un’opera ingegneristica grandiosa, firmata Cina: oltre centoquaranta stazioni, ventitré gallerie e 1300 ponti. La rete ferroviaria costituisce un’attrazione turistica per i viaggiatori più intraprendenti e per quelli che preferiscono la comodità. In Sudafrica, dove la rete è più ramificata, le agenzie propongono itinerari suggestivi. Su tutti il lussuoso Blue Train, da Pretoria a Città del Capo, che registra sempre il tutto esaurito.

Cosulich narra storie dal punto di vista africano. Le foto ritraggono la complessità sociale, culturale e religiosa; ma soprattutto la dignità morale e spirituale che abbiamo imparato ad amare con le opere di Chinua Achebe e Doris Lessing. Lei, che nata dalla parte del privilegio, seppe dare parola alle vittime del sopruso colonialista. E trasmettere la devozione e l’emozione per quella terra rigogliosa: «Credo che il più grande dono che l’Africa abbia fatto ai suoi scrittori sia il continente stesso, la sua presenza, per alcuni simile a una antica febbre per sempre latente nel loro sangue. E che non sia un luogo nel quale andare se non si scelga di divenire, da allora in poi, degli esuli da quel silenzio, maestoso quanto inesplicabile, che dimora sulla linea di confine del ricordo o del pensiero».

Il boom demografico urbano ed economico
ROMA – Gli abitanti del continente, che vivono negli agglomerati urbani, sono oltre quattrocento milioni, e per il 2030 si prospetta che arrivino a circa 760. Nell’ultimo decennio è raddoppiato il numero delle città con almeno un milione di persone: la crescita demografica urbana è del 7% annuo. L’Africa ha fame di infrastrutture: solo un terzo della popolazione ha accesso regolare a strade e mezzi di trasporti. Per soddisfarla, la Banca Africana degli Investimenti, ha valutato la necessità di un intervento, nei prossimi dieci anni, pari a novantacinque miliardi di dollari (43% per le vie dell’energia; 23% per l’acqua e 20% trasporti). L’Africa è in movimento. I tassi di crescita registrati dal Fondo Monetario Internazionale dicono un +5% per l’anno che si sta chiudendo; e predicono una conferma per il 2014.

Il trend globale migliore, dopo l’Asia, che però ancora non riduce la povertà e le spaventose diseguaglianze. Dal 2009 la Cina è diventata il primo partner commerciale: il volume d’investimenti diretti (2.52 miliardi di dollari nel 2012) sale annualmente del 20% con il cosiddetto sistema win-win; sfruttamento delle risorse naturali in cambio di infrastrutture. Duemila imprese cinesi lavorano, in tutti i settori, in cinquanta paesi. E si sta sviluppando anche il percorso inverso: i prodotti dell’economia africana vengono esportati in Cina con tariffe doganali estremamente agevolate. La Repubblica Popolare ha enormi contratti anche per la creazione della rete ferroviaria in moltissimi paesi. Ancora una volta il miglioramento delle vie di comunicazione dipenderà dai progetti minerari.


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