Il Messaggero, sezione Cultura pag. 28,
29 gennaio 2014
di Gabriele Santoro
di Gabriele Santoro
L’INCONTRO
«Non mi piace la definizione di filosofo, preferisco quella di professore. Da Etica per un figlio in poi ho sempre cercato di avvicinare gli studenti al pensiero filosofico, stimolando l’attitudine al porsi domande». Fernando Savater si trova a proprio agio con i giovani tanto in Spagna quanto a Roma, dove ha incontrato gli alunni del Convitto Nazionale. L’editore Laterza ha da poco pubblicato per l’Italia il volume Piccola bussola etica per il mondo che viene (144 pagine, 15 euro).
«Non mi piace la definizione di filosofo, preferisco quella di professore. Da Etica per un figlio in poi ho sempre cercato di avvicinare gli studenti al pensiero filosofico, stimolando l’attitudine al porsi domande». Fernando Savater si trova a proprio agio con i giovani tanto in Spagna quanto a Roma, dove ha incontrato gli alunni del Convitto Nazionale. L’editore Laterza ha da poco pubblicato per l’Italia il volume Piccola bussola etica per il mondo che viene (144 pagine, 15 euro).
IL DIALOGO
È la ricostruzione di un dialogo appassionato sviluppato con i liceali di due istituti a Madrid e Saragozza. Savater, incalzato da domande essenziali sul presente e il futuro della nostra società, risponde con la consueta incisività e chiarezza. Il confronto è serrato sul rapporto tra etica e politica; sulle contraddizioni del sistema capitalistico; Internet e democrazia; indignazione e partecipazione; lotta per i diritti civili. Nell’Aula Magna del Convitto si ricompone lo stesso scenario. Si comincia subito con una domanda complessa: «Quando assistiamo a delle ingiustizie, la disobbedienza civile può essere considerata un obbligo morale?» Risposta: «Ci sono situazioni in cui non ci si può astenere. Contro il franchismo, e poi avversando la deriva terrorista basca mi sono speso in prima linea. Non basta la teoria, serve l’esempio. Oltre alla protesta occorre però elaborare la proposta. Dovete partecipare all’accrescimento del bene comune. L’unico consiglio utile è di vivere passioni forti».
GLI INSEGNANTIÈ la ricostruzione di un dialogo appassionato sviluppato con i liceali di due istituti a Madrid e Saragozza. Savater, incalzato da domande essenziali sul presente e il futuro della nostra società, risponde con la consueta incisività e chiarezza. Il confronto è serrato sul rapporto tra etica e politica; sulle contraddizioni del sistema capitalistico; Internet e democrazia; indignazione e partecipazione; lotta per i diritti civili. Nell’Aula Magna del Convitto si ricompone lo stesso scenario. Si comincia subito con una domanda complessa: «Quando assistiamo a delle ingiustizie, la disobbedienza civile può essere considerata un obbligo morale?» Risposta: «Ci sono situazioni in cui non ci si può astenere. Contro il franchismo, e poi avversando la deriva terrorista basca mi sono speso in prima linea. Non basta la teoria, serve l’esempio. Oltre alla protesta occorre però elaborare la proposta. Dovete partecipare all’accrescimento del bene comune. L’unico consiglio utile è di vivere passioni forti».
Savater si rivolge
anche agli insegnanti: «La sfida educativa è centrale. Se non si cattura
l’attenzione dei giovani, oggi attratti da molteplici stimoli, rischiamo di
perderli. Più delle nozioni conta il modo in cui li coinvolgi. In tutti esiste
un talento che va tirato fuori e coltivato». Un altro argomento, fondamentale
nel libro, che emerge dal dibattito è Internet: «Non mi entusiasmano gli hacker
e il fenomeno Wikileaks. Non si può eludere il problema della protezione della
proprietà intellettuale. Nel mare di informazioni e proposte potremmo smarrire
la curiosità per la ricerca. Con la bulimia da mondo virtuale è concreta la
possibilità di perdere il contatto con la realtà».
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