giovedì 30 gennaio 2014

Le Repubbliche delle donne, il viaggio di Sebastiana Papa nel mondo dei monasteri femminili

Il Messaggero, sezione Tutta Roma Agenda pag. 54,
di Gabriele Santoro


di Gabriele Santoro

IL CATALOGO
La fotografia in bianco e nero di Sebastiana Papa dà alla vita consacrata il senso, apparentemente sfuggente, di apertura di sé agli altri per l’incontro e l’accoglienza. Il suo primo scatto monastico risale al 1967 in Toscana, a Pontassieve. Lì cominciò un viaggio laico e appassionato, durato oltre trent’anni, per raccontare la ricchezza quotidiana e la complessità di una scelta radicale. Le donne, d’ogni culto, che cercano Dio, appaiono nella potenza espressiva dei propri volti. «Non è stato facile portare un mezzo così adatto all’indiscrezione in un mondo di donne che hanno scelto il nascondimento. Si scommette con il tempo e s’impara la pazienza», si legge negli appunti della fotografa abruzzese scomparsa nel 2002.

Papa ci ha lasciato un prezioso archivio fotografico e documentale (appunti, pagine manoscritte e dattiloscritte, ritagli, le macchine Leica usate), che nel 2006 la famiglia ha donato all’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione. Dalla valorizzazione di questo materiale vede la luce Le Repubbliche delle donne (Postcart con ICCD, 460 pagine, 65 euro), che era rimasto allo stadio del menabò. Laura Moro, direttrice dell’ICCD, lo definisce «un testamento spirituale che racchiude la riflessione più profonda della fotografa sull’universo femminile». Fino al 28 febbraio si terrà anche un’esposizione presso la sede dell’ente a Trastevere (Via San Michele, 18).

Ella Baffoni e Katrin Tenenbaum hanno seguito l’impostazione ereditata del lavoro, che costruisce un ponte tra passato e futuro. «Era un’intellettuale schiva e raffinata, curiosa e generosa - ricordano le due curatrici -. In queste pagine ha condensato più di trent’anni di una ricerca sulle monache, non limitandosi al monachesimo cristiano, in una sorta di antropologia comparata dei monasteri del mondo. Sebastiana ha colto l’anima di queste Repubbliche delle donne e ha testimoniato il valore della comunità». Già all’inizio dell’opera emerge questo aspetto: «Il monastero si presenta a chi ne varca la soglia quale operoso microcosmo, quale città utopica in sé autosufficiente e autonoma. (…) L’avventura monastica sa creare una catena di energie che si trasformano in gesti, atti, sentimenti e pensieri un po’ simili ovunque».

La foto nasce da un rapporto di fiducia e dal dialogo, che Papa seppe creare mantenendo una forma di rispetto e di giusta distanza. Questo volume riprende un percorso tematico fondamentale nell’attività e nelle pubblicazioni (Il femminile di Dio, Fahrenheit, 1995, su tutti) dell’autrice: la ricerca della dimensione del divino nella condizione umana.

IN TUTTO IL MONDO
Con Le Repubbliche delle donne viaggiamo dal monastero di Santa Maria a Rosano (Pontassieve) alla Birmania. Ai duemila metri del villaggio McLeod Ganji, sobborgo di Dharamsala, raccolse la testimonianza della Lama tibetana Tenzìn Sochan, costretta all’esilio dalla persecuzione cinese. Nel 1998 incontrò il Dalai Lama: «Nonostante una resistenza iniziale da parte del Buddha all’ingresso delle donne nella comunità monastica, Egli ha fondamentalmente insegnato l’uguaglianza. Fra dieci anni avremo le nostre monache intellettuali. Credo che nella società futura possano avere un ruolo molto importante. Esse scelgono il celibato, ma vivono la maternità dello spirito attraverso la compassione».

Papa ci restituisce i colori, i profumi e i sentimenti del monastero greco ortodosso della Dormizione a Kalyviani, nell’isola di Creta, durante una particolare funzione funebre. Nella sezione femminile del monastero di Dabra Libanos, a un centinaio di chilometri da Addis Abeba, ammiriamo l’impegno e il coraggio delle “sorelle” al fianco dei più poveri. In Estonia, di fronte al golfo di Finlandia, ci sembra di assaporare il pane caldo, figlio di un’antica ricetta, sfornato dalle monache coltivatrici.

Il calo delle vocazioni soprattutto in Europa e in Nord America; il ruolo nella Chiesa e la stessa ragion d’essere delle realtà monastiche nella nostra contemporaneità sono questioni d’attualità. Papa non eluse l’argomento ed elaborò una propria risposta agli interrogativi insiti in una scelta di fede estrema: «Si suole guardare la vita monastica come fuga. Se si trattasse soltanto di questo, di una forma alienata e alienante di vita significherebbe davvero ben poco. La vita monastica è un mettersi insieme in vista della città celeste con l’intenzione dell’anticiparla nell’oggi. È apertura e non fuga, perché ricerca attraverso le forme concrete della comunità il senso pieno della propria vita».


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