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ROMA (4 giugno) – Ancora lui, sempre lui. Kobe Bryant segna trenta punti, domina emotivamente gara uno, 102-89, della nuova sfida con i Celtics e inizia a incidere la storia delle Finals 2010. In uno Staples Center vestito a festa con circa diciannove mila tifosi in delirio i Los Angeles Lakers scappano a cavallo dei due periodi centrali e poi controllano sempre la partita con un vantaggio che non scende mai sotto la doppia cifra. I giallo viola costruiscono il successo con il controllo indiscusso dell’area colorata, 48 punti a 30, chiudendo alle penetrazioni della mente dei Celtics Rajon Rondo. Delude il terzetto d’assi di Boston Pierce-Allen-Garnett.
Phil Jackson oltre allo show del protagonista assoluto si gode due stelle come Pau Gasol e Ron Artest, che dominano letteralmente la sfida sotto i tabelloni. Lo spagnolo negli oltre quarantasei minuti sul parquet, praticamente mai tenuto in panchina, mette a referto una doppia doppia con 23 punti ma soprattutto 14 rimbalzi dei quali ben 8 offensivi. Gasol ha fugato i dubbi, per chi ancora li serbasse dalle Finals 2008, su quanto sia un eccellente agonista oltre ad avere mani sopraffine. Arriva anche l’incoronazione del coach avversario, Doc Rivers «Se per due anni senti dirti che non sei in grado di essere abbastanza intenso, con ogni probabilità proverai a smentire tutti e certamente stasera Gasol l’ha fatto». Il + 26 di plus/minus (la statistica che rileva l’incidenza nel corso della gara del giocatore sull'andamento del punteggio la propria squadra) spiega quanto Artest (11.5 punti e 4 rimbalzi di media nei play-off ) sia diventato un perno fondamentale nel sistema pressoché perfetto della squadra californiana. Nota di merito anche ad Andrew Bynum, croce e delizia gialloviola, che si fa trovare pronto con punti e rimbalzi.
Delusione Boston? Il quintetto guidato in panchina da Doc Rivers non ha approcciato questa finale sullo stesso livello delle serie contro i Cleveland Cavaliers e gli Orlando Magic. Male nel tiro dalla lunga distanza, uno dei punti di forza dei biancoverdi, con 1/10 in cui spicca l’inusuale 0/6 della coppia Allen-Pierce. “The Truth” Pierce fattura 24 punti, di cui 12 dalla lunetta, ma a partita ormai ampiamente compromessa e perde nettamente lo scontro diretto con Bryant. Ma i Celtics perdono soprattutto tutti i duelli sotto i vetri: undici rimbalzi in meno (42-31) dei Lakers pesano moltissimo in negativo, 16-0 nelle secondi occasioni per i padroni di casa. Non devono ingannare i sedici punti di Kevin Garnett ancora lontano dalla forma migliore.
La partita. Alla palla a due Ron Artest e Paul Pierce accendono subito i fuochi d’artificio con un doppio fallo tecnico, scaturito da un reciproco strattonamento. Il leit-motiv del primo periodo è proprio l’aggressività esasperata su entrambi i lati del campo, che produce problemi di falli per diversi giocatori e molte gite in lunetta. Al 10’ la partita è in assoluto equilibrio, 18-18, e la frazione si chiude sul +5 Lakers, 26-21, grazie ai punti dalla panchina di Farmar e Brown. A metà del secondo quarto il trio Artest-Bryant-Gasol costruisce il break di 11-2 che produce la prima scossa, 48-37. Alla sirena del 24’ sono ben 28 i falli fischiati e 27 i tiri liberi concessi alle due squadre. Sulla sponda Celtics Pierce e Ray Allen non pervenuti. Al rientro dall’intervallo lungo ci pensa il solito Bryant con un periodo da 14 punti a indirizzare il primo episodio della serie finale. La tripla dell’84-64 di Ron Artest mette il sigillo definitivo. Negli ultimi 12’ di puro garbage time il proscenio è tutto per Paul Pierce, che poi in sala stampa archivia subito la debacle e rimanda tutto a garadue.
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