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di Gabriele Santoro
ROMA (12 settembre) - Kevin Durant (28 punti) spegne il sogno mondiale della Turchia di Bogdan Tanjevic. L'ala classe '88 riporta dopo sedici anni di astinenza gli Usa sul tetto del mondo ed è la nuova stella globale al pari degli assenti eccellenti Kobe Bryant e Lebron James. Per coach Mike Krzyzewski (il mentore di Duke) e Jerry Colangelo responsabile dell'Usa basketball team possiamo dire missione compiuta.
Dopo i disastri nel mondiale casalingo di Indianapolis 2002 e nell'Olimpiade 2004 con la "squadra da incubo" hanno saputo ricostruire un gruppo vincente, prima con la riedizione del Dream Team che ha stravinto l'oro a Pechino 2008, ora la Coppa del Mondo con l'esperienza della coppia Billups-Odom e una nuova generazione di fenomeni con i vari Rose, Durant, Westbrook, Gay che hanno ristabilito il predominio della propria pallacanestro. Uno strapotere tecnico-fisico adattato al gioco europeo.
Sul terzo gradino del podio sale la Lituania, che schianta la Serbia nella finale per il bronzo: 99-88 il risultato.
La Turchia conquista così la prima medaglia color argento ai mondiali, convince tutti con un'organizzazione ottima e riceve l'applauso, i cori incessanti della gente ormai innamorata di questo sport. Bogdan Tanjevic è l'artefice principale di questo successo: il frutto pregiato di tanti anni di grande lavoro per la nazionale turca. La curva pericolosa del cancro non ha fermato il tecnico montenegrino, che dopo mesi difficili e dolorosi si è ripreso quella panchina dove per trentanove anni ha regalato magie, emozioni e trofei. Da uomo coraggioso ha mantenuto la promessa "saranno i medici a dover rincorrere me, non io loro". Ora l'aspetta la nuova avventura come direttore tecnico della Lottomatica, anche se gli rimane la voglia compatibile con le condizioni di salute di restare come ct turco fino agli Europei 2011.
La partita. Alla vigilia della finale Hidayet Turkoglu parlava di limitare i tiri a disposizione di Durant e gli errori per non concedere punti facili in campo aperto agli Usa. Non è ingeneroso verso i padroni di casa dire che sfida vera non c'è mai stata. La Turchia resiste per un quarto e mezzo, 17-14, ma al 18' il conto delle palle perse è arrivato già a 9 e gli statunitensi hanno una maggiore reattività evidenziata dal 12-2 sulle seconde occasioni di tiro. Kevin Durant è uno spettacolo, un rebus irrisolvibile per la difesa a zona di Tanjevic. L'americano corre, si diverte, segna come e quando vuole: al 20' mette a referto il 50% dei punti, 20 sui 42. I biancorossi rincorrono a dieci lunghezze di distanza, 32-42, tirano con percentuali deficitarie 35% da2 e 33% da3 e soccombono a rimbalzo. L'unico a tenere la rotta è Turkoglu con 11 punti e 7 rimbalzi.
Al rientro in campo dal riposo lungo ci si attende l'ultimo assalto turco, ma Durant toglie qualsiasi velleità. Il tempo di piazzare due triple, 28 punti in 26', e scende il sipario sulla contesa, 32-50. Arslan si mette in proprio con due siluri, ma in transizione la coppia Westbrook (13 punti)-Gay con 5-0 chiude i conti. Nell'ultimo periodo c'è spazio per lo show formato Nba con Odom (15 punti): schiacciate e contropiedi spettacolari. Il divario sale oltre i venti punti, 50-72, fino al conclusivo 64-81.
Bilancio e numeri Mondiale. Patrick Baumann, segretario generale della Fiba, l'ha definita "l'edizione più riuscita nei sessant'anni della storia dei mondiali". Un successo per il grande spettacolo sportivo offerto dalle ventiquattro nazionali presenti nonostante l'assenza delle stelle Nba, per la straordinaria partecipazione della nazione ospitante trascinata dai successi dei propri beniamini e dai numeri prima mai registrati della copertura mediatica dell'evento.
Un miliardo di persone in oltre duecento paesi hanno seguito le partite: un bacino di utenza tutto da conquistare è quello cinese che ha toccato il picco di 65 milioni di telespettatori per il match del girone eliminatorio Cina-Grecia. Nell'intervallo della finalissima con una bella cerimonia di premiazione il presidente della Federbasket Dino Meneghin, insieme ad altre quindici stelle del basket mondiale (Divac, Sabonis, Gomelski etc) tra giocatori e coach, è entrato ufficialmente anche nella "Hall of fame" (La casa delle stelle) Fiba. L'ultimo riconoscimento per il monumento e la guida del movimento cestistico italiano che deve rilanciarsi, a partire dagli Europei 2011.
L'Europa esce con una medaglia di bronzo e molte certezze, a partire dalle nuove leve balcaniche e baltiche. La Serbia ha mostrato al mondo un serbatoio fantastico di talenti, destinato a dominare la scena continentale nei prossimi anni.La Lituania seppur priva di molti protagonisti è il solito mix di qualità e gioventù. La Spagna invece ha deluso senza la leadership di Pau Gasol, ma c'è da giurarci che per i prossimi mondiali in casa del 2014 tornerà alla ribalta. Nel Latino America L'Argentina di Luis Scola è in parabola discendente e il ritorno di Manu Ginobili non basterà a rilanciarla. Il Brasile è stata l'unica squadra a mettere in difficoltà gli Stati Uniti, con i lunghi Splitter e Varejao è ormai una realtà mondiale. Dal resto del mondo poche novità con la Cina che dopo il fenomeno Yao Ming stenta ad affermarsi. Le immagini più belle di questa edizione resteranno la tripla da otto metri di Milos Teodosic che ha dato la semifinale alla Serbia e la stoppata di Erden che ha spalancato le porte della finale alla Turchia. Frammenti di grande basket e una certezza: gli americani si sono ripresi definitivamente il gioco che hanno inventato.
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