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di Gabriele Santoro
BARCELLONA – L’eco dell’urlo del Camp Nou per il trionfo del Barcellona nel derby spagnolo di Champions contro il Real di Mourinho non si è ancora spento, ma la città regina della Catalogna riscaldata da un sole estivo è già pronta a tuffarsi in un altro evento sportivo di livello altissimo. La “Rambla” si sta colorando con le canotte dei tifosi di Panathinaikos, Montepaschi Siena, Maccabi Tel Aviv e Real Madrid che da venerdì pomeriggio gremiranno gli spalti del Palau Sant Jordi per la Final Four di Eurolega. Il meglio del basket europeo si contende il titolo più ambito in quattro sfide senza ritorno. Per il weekend sono stati staccati sessantamila biglietti e le partite saranno trasmesse in centosettantuno tra paesi e territori. Intanto al Raval, quartiere nel distretto della cosmopolita e antica Ciutat Vella, è stato inaugurato un playground donato dall’Eurolega, perché dove rimbalza o rotola un pallone la speranza di un futuro migliore non muore mai.
L’assalto della Montepaschi Siena. I campioni d’Italia vogliono salire sul tetto d’Europa per coronare con l’unico trofeo mancante un ciclo che li ha visti dominatori in patria e protagonisti nella massima competizione continentale. Per Simone Pianigiani si tratta della quarta Final Four, due da assistente e due da capo allenatore. Nel 2008 a Madrid l’avventura senese si fermò in semifinale contro il Maccabi. Oggi il primo scoglio della semifinale (venerdì ore 18.30 diretta tv Sportitalia) si chiama Panathinaikos guidato dal “mago” dell’Eurolega Zeljko Obradovic giunto alla dodicesima partecipazione.
Davanti ai taccuini e alle telecamere il “santone” serbo, vincitore della coppa sette volte con quattro squadre diverse, ha regalato il solito show tra silenzi parlanti, apparecchi per tradurre le domande che improvvisamente si inceppano e un’incoronazione: «Diamantidis (playmaker del Pana votato miglior difensore dell’Eurolega negli ultimi sei anni, ndr) sa quello che voglio dai miei giocatori e interpreta in campo la mia idea di basket». Pianigiani appare sereno e consapevole «dello straordinario percorso compiuto per essere qui». Poi scherza con Obradovic «Zeljko ce la farai vincere una semifinale?» «Dopo quattro sconfitte in semifinale vogliamo raggiungere la finale consci della forza del nostro avversario, il più vincente dell’ultimo decennio (5 Euroleague dal ’96 al ‘09). Durante l’anno abbiamo superato difficoltà importanti, a partire dagli infortuni, e forgiato un gruppo rivoluzionato rispetto agli anni scorsi».
«Coscienti della nostra incoscienza». Ferdinando Minucci, presidente deus ex-machina del miracolo senese, non ha fioretti da fare per un eventuale successo, ma mentre risponde alle domande si concede una pausa per accarezzare la coppa. «La squadra sta ottimizzando il lavoro della società - spiega Minucci - in termini di investimenti, organizzazione e professionalità mediante i risultati. Siamo una realtà della provincia italiana che compete con le principali capitali europee. In campo sarà una partita a scacchi affascinante in un clima generale di festa. Preoccupati da Obradovic e dal Pana? No, siamo mentalmente leggeri e al contempo sicuri delle nostre qualità».
La Montepaschi per approdare in finale dovrà curare tutti i piccoli dettagli che in partite così tirate fanno la differenza. A livello tecnico in difesa l’obiettivo è arginare il pick and roll centrale Diamantidis-Batiste, che spesso innesca tiratori temibilissimi come il “falso” lungo ellenico Fotsis, la guardia statunitense Drew e l’ex eccellente Romain Sato. In attacco sarà fondamentale la capacità di leggere le scelte difensive di Obradovic e adattarsi ai suoi repentini cambiamenti di difese. A livello psicologico per Siena è fondamentale non farsi distrarsi dall’atmosfera euforica e elettrizzante che accompagna la Final Four, così come la gestione del linguaggio del corpo con gli arbitri di cui Obradovic è maestro supremo. C’è un po’ d’Italia anche nell’altra semifinale, Real Madrid-Maccabi Tel Aviv, con il coach delle merengues (tornano alla Final Four dopo undici anni di assenza) Lele Molin: dopo una vita da fedele assistente di Ettore Messina si gioca la chance che vale una carriera.
Palau Sant Jordi. La splendida mecca del basket iberico, costruita nel ’92 in occasione dell’Olimpiade con una capienza di oltre sedicimila posti, ospiterà la Final Four per la terza volta in tredici anni. Negli anni d’oro dei club italiani i precedenti al Palau Sant Jordi sono dolci e amari. Nel 1998 la Kinder Bologna di Antoine “Le Roi” Rigaudeau e Zoran Savic trionfò con in panchina il trentottenne Ettore Messina, coach più giovane di sempre a vincere l’Eurolega. Nel 2003 la Benetton Treviso si arrese al Barcellona stellare di Jasikevicius e Dejan Bodiroga guidati da Svetislav Pesic. Da oggi a domenica alcuni dei migliori giovani prospetti si sfideranno con le rispettive squadre per il Nike International Junior Tournament. Segnaliamo due nome su tutti: il croato classe ’94 Saric e il “sorriso serbo” Nenad Miljenovic. Il futuro è già qui.
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