Il Venerdì di Repubblica, numero 1490, sezione Cultura pag. 102,
7 ottobre 2016
di Gabriele Santoro
di Gabriele Santoro
«È con queste bazzecole che si guidano gli uomini», sosteneva Napoleone Bonaparte. Il legame fra vita, politica, guerra e pezzi di tessuto al vento è inestricabile dall'alba della società umana. Quel che più stupisce nel compendio La stoffa delle nazioni (Odoya, 320 pagine, 22 euro), denso per informazioni, illustrazioni e intenso per il ritmo narrativo, è la radice stilistica concettuale spesso unitaria nella diversità delle geometrie e dei colori che caratterizzano l'evoluzione delle bandiere. Bruno Cianci, storico e giornalista di stanza a Istanbul, ricostruisce soprattutto il rapporto tra i drappi di tipo moderno e lo sviluppo del concetto complesso ed eterogeneo di Stato-nazione.
La scoperta del continente americano e il primo viaggio attorno all'Africa di Vasco da Gama diedero un impulso forte con il dispiegamento delle bandiere sulle navi transoceaniche. Dei 193 stati sovrani rappresentati alle Nazioni Unite cinque bandiere derivano da disegni di origine medievale, mentre il 73% ha visto la luce dal Ventesimo secolo in avanti e il rosso è il colore più diffuso.
Il libro ci pone subito una contraddizione: il più antico e noto vessillo nazionale, la senyera catalana, è ancora senza uno Stato. Il Penó de la Conquesta, reliquia lunga circa due metri, è l'esemplare giunto ai giorni nostri dal Duecento. La senyera, composta di nove strisce gialle e rosse alternate, nacque dallo scudo aragonese ed è il simbolo della Catalogna. Il panno, che continua a incarnare l'anelito indipendentista e i valori culturali di una comunità, ha ispirato decine di drappi a livello locale e in Europa come le bandiere dei regni di Sicilia (con due aquile sveve nere), Napoli e Sardegna.
All'Onu 24 bandiere esibiscono una croce, la più antica è il Dannebrog. La leggenda narra che sia caduto dal cielo per infondere coraggio ai crociati danesi nel XIII secolo. La prima codificazione dell'uso della bandiera della Danimarca è datata 1625. La storia del Dannebrog è l'esempio di scuola di quanto un drappo possa trasformarsi in un bene espressivo che trascende la materia. Come la senyera ha attraversato i secoli, diventando, oltre che un culto, un modello efficace per decine di altre insegne con lo schema della croce nordica in tutta l'Europa del Nord.
Il capitolo più complesso è dedicato alla mezzaluna. È considerata sinonimo dell'Islam, sebbene non sia di origine musulmana, dopo che i turchi ne hanno fatto l'emblema delle proprie forze armate di terra e mare ai tempi del sultanato di Selim III. Dall'Africa colpisce la bandiera del Burkina Faso voluta dal presidente Sankara: campeggia una stella gialla a simboleggiare le ricchezze minerarie del paese.
Cianci tocca poi tre snodi fondamentali della storia della vessillologia moderna: l'Union Jack britannica che unì le croci di San Giorgio e Sant'Andrea, immutata dal 1801 e ispiratrice dell'Ikurrina basca; la Stars and Stripes statunitense con la leggenda della tessitrice Betsy e la vicenda tormentata del tricolore francese dal quale discende quello italiano dal 1946 disadorno dello stemma di Casa Savoia. Il viaggio approda nelle Province Unite dei Paesi Bassi, dove ha sventolato la prima bandiera nazionale di stampo moderno. Oggi sessanta Stati presentano le tre strisce orizzontali sovrapposte di colore diverso introdotte dagli olandesi nel XVI secolo.
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