mercoledì 6 novembre 2013

Filippo Timi debutta in televisione: investigatore al BarLume di Malvaldi

Il Messaggero, sezione Spettacoli pag. 37,
6 novembre 2013

di Gabriele Santoro


di Gabriele Santoro
TELEVISIONE
L’intuizione dell’editrice Elvira Sellerio ha compiuto una strada lunga e felice. Nell’Italia che ama vivere in provincia, le storie raccontate dal microcosmo di un bar letterario, costruito dall’ex chimico Marco Malvaldi, sono diventate un fenomeno editoriale e ora approdano sul piccolo schermo. Due film per la tv (in onda l’11 e il 18, Sky Cinema1), sui quali Sky punta forte per ampliare la propria offerta.

I delitti del BarLume si ispira ai romanzi dello scrittore pisano “Il re dei giochi” e “La carta più alta”, che fanno parte della serie BarLume. «Sul set ho ritrovato le atmosfere che ho inteso rappresentare nei miei libri - dice Malvaldi -. Ci sono aggiustamenti essenziali, ma il senso non svanisce».

La commedia incontra la detective story con l’intenzione di illuminare la complessità, le ipocrisie e la profondità dei legami umani, in luoghi dove ancora non è arrivata l’anonimia urbana.
Al tavolo del BarLume, che si affaccia sul mare toscano, gli irresistibili pensionati Amelio, Pilade, Gino e Aldo scrutano i fatti che segnano la vita di paese. Un omicidio irrompe e stravolge la quotidianità. Loro, una squadra di improbabili investigatori, ne sanno più degli altri. Raccolgono le voci, indagano. Si occupano della cosa pubblica. Incalzano le autorità.

Il barista Massimo, interpretato da Filippo Timi,
prova a trattenere l’irruenza degli amici clienti, per poi lasciarsi coinvolgere dalle tracce che seminano. «Il protagonista è uno vero - spiega l’attore - non uno splendido. Mollato dalla moglie e alle prese con quattro vecchietti terribili. Nella realtà paesana spesso paludata appare un eversivo. Il bar, in fondo, è un agorà: raccoglie i miasmi, i pettegolezzi, l’ironia feroce e l’umanità ricca della provincia italiana. I miei compagni di viaggio raffigurano ed esaltano quel piccolo mondo, scartavetrando le ipocrisie; alla ricerca dell’autenticità».

Per Timi è la prima esperienza televisiva. «Sono un po’ snob - confessa -, ma non rifiuto le proposte. Il problema è che i tempi produttivi sono talmente stretti, che poi non si riescono a realizzare bene. Non ero un lettore di Malvaldi, ma il progetto è originale, interessante e divertente: sarei stato un cretino a rifiutare. Non ho paura di essere di identificato per questo ruolo: mi attrae l’idea di far rinascere più volte lo stesso personaggio; spero che la serie si arricchisca di nuovi episodi».

Il produttore di Palomar Carlo degli Esposti, padre del successo del Commissario Montalbano, gli ha fatto una corte serrata, e ora non intende lasciarselo sfuggire. «Dopo il rifiuto iniziale sono riuscito a convincerlo: volevo solo lui. Malvaldi miscela con equilibrio gli ingredienti più fortunati del romanzo popolare italiano». Possiamo immaginare un’evoluzione alla Montalbano? «Ho proposto questo film a Sky - conclude - per inserirmi in un filone che non avevano ancora esplorato. Ora valuteremo i possibili sviluppi».


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