Il Messaggero, sezione Spettacoli pag. 26,
2 novembre 2013
di Gabriele Santoro
di Gabriele Santoro
FICTION
Gabriella Pession vive tra l’Italia e gli Stati Uniti, terra
natia e d’approdo professionale. Il pubblico d’oltreoceano l’ha scoperta con il
successo mondiale di Crossing lines, trasmesso da Nbc. Un serial di matrice
europea che narra le avventure di una squadra speciale anticrimine, istituita
dalla Corte Penale Internazionale, nella quale interpreta l’agente Eva,
specializzata in operazioni antimafia. Ora a Praga è impegnata sul set del
sequel, con le riprese che dureranno fino a marzo. «Sono felice della mia svolta
americana - spiega l'attrice -. Allargare gli orizzonti all’estero è stato
fondamentale. Lo consiglio a molti colleghi. Ma non dimentico il Paese nel
quale sono cresciuta».
I telespettatori italiani, invece, la ritroveranno da lunedì su Raiuno con la fiction Rossella Capitolo secondo, coprodotta da Raifiction e Cattleya. Un progetto che l’accompagna da quattro anni, e che in questa stagione promette un cambio di passo. «La prima serie aveva un tratto più sentimentale e melodrammatico - prosegue -. Stavolta è stato fatto un lavoro diverso sulla sceneggiatura con la firma di Sergio Silva. I temi affrontati sono trasversali e attualissimi con un filo conduttore: l’emancipazione femminile».
Lo sceneggiato ricomincia dall’esame di laurea in medicina di Rossella, che tra mille difficoltà corona l’aspirazione di diventare pediatra. «Una cosa impensabile nella Genova di fine Ottocento e inizio Novecento, in cui si sviluppa la vicenda». Il riferimento è a Ernestina Paper, prima donna a laurearsi nell’Italia post-unitaria? «No, in realtà il personaggio è di pura fantasia, ma si ispira a tante grandi donne: tra le quali lei, Sibilla Aleramo o Maria Montessori».
GLI EPISODI
Nei cinque episodi s’intrecciano molti argomenti con
l’intenzione di raccontare l’evoluzione del ruolo femminile nella società,
rappresentando questioni tuttora irrisolte. La pasionaria, rampolla di una
famiglia di industriali, rompe i legami familiari per costruirsi un’identità
autonoma e difendere la propria passione per la medicina. «Anche se le epoche
non sono comparabili, permangono soprattutto in Italia dei nodi non sciolti:
l’inserimento lavorativo, il sostegno alla maternità e la violenza alla quale
spesso non riusciamo a sottrarci, specialmente in casa. Rossella non è bigotta.
Vive pienamente la propria femminilità: compagna, madre e dottoressa. Una donna
reale senza caricature o ipocrisie». Rossella Andrei trova ostacoli
nell’affermarsi come medico, e tra le mura domestiche con Giuliano; un
violento: «Insistiamo molto su questo aspetto. Rossella è vittima di uno stupro
consumato dall’ex marito, e ha la forza di denunciare. Compie uno sforzo,
superando la vergogna e la paura di parlare».
Inevitabile dunque il collegamento all’attualità:
l’emergenza femminicidio. «Dobbiamo avere il coraggio di denunciare fin dalla
micro molestia, senza aspettare quando ormai è tardi. Occorre rimuovere i tabù
che inducono a tacere e avere una maggiore capacità di ascolto. Rispetto agli
Stati Uniti mi rendo conto che qui siamo più indietro: domina ancora il retaggio
di una cultura maschilista, facilmente riscontrabile nello sviluppo delle
carriere professionali, alimentata anche dal linguaggio televisivo. In Italia è
complicato essere donna. Questa fiction vuole proporre qualcosa di diverso».
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