domenica 3 novembre 2013

Pession e l'amore molesto: una fiction contro la violenza sulle donne

Il Messaggero, sezione Spettacoli pag. 26,
2 novembre 2013

di Gabriele Santoro


di Gabriele Santoro

FICTION
Gabriella Pession vive tra l’Italia e gli Stati Uniti, terra natia e d’approdo professionale. Il pubblico d’oltreoceano l’ha scoperta con il successo mondiale di Crossing lines, trasmesso da Nbc. Un serial di matrice europea che narra le avventure di una squadra speciale anticrimine, istituita dalla Corte Penale Internazionale, nella quale interpreta l’agente Eva, specializzata in operazioni antimafia. Ora a Praga è impegnata sul set del sequel, con le riprese che dureranno fino a marzo. «Sono felice della mia svolta americana - spiega l'attrice -. Allargare gli orizzonti all’estero è stato fondamentale. Lo consiglio a molti colleghi. Ma non dimentico il Paese nel quale sono cresciuta».

I telespettatori italiani, invece, la ritroveranno da lunedì su Raiuno con la fiction Rossella Capitolo secondo, coprodotta da Raifiction e Cattleya. Un progetto che l’accompagna da quattro anni, e che in questa stagione promette un cambio di passo. «La prima serie aveva un tratto più sentimentale e melodrammatico - prosegue -. Stavolta è stato fatto un lavoro diverso sulla sceneggiatura con la firma di Sergio Silva. I temi affrontati sono trasversali e attualissimi con un filo conduttore: l’emancipazione femminile».

Lo sceneggiato ricomincia dall’esame di laurea in medicina
di Rossella, che tra mille difficoltà corona l’aspirazione di diventare pediatra. «Una cosa impensabile nella Genova di fine Ottocento e inizio Novecento, in cui si sviluppa la vicenda». Il riferimento è a Ernestina Paper, prima donna a laurearsi nell’Italia post-unitaria? «No, in realtà il personaggio è di pura fantasia, ma si ispira a tante grandi donne: tra le quali lei, Sibilla Aleramo o Maria Montessori».

GLI EPISODI
Nei cinque episodi s’intrecciano molti argomenti con l’intenzione di raccontare l’evoluzione del ruolo femminile nella società, rappresentando questioni tuttora irrisolte. La pasionaria, rampolla di una famiglia di industriali, rompe i legami familiari per costruirsi un’identità autonoma e difendere la propria passione per la medicina. «Anche se le epoche non sono comparabili, permangono soprattutto in Italia dei nodi non sciolti: l’inserimento lavorativo, il sostegno alla maternità e la violenza alla quale spesso non riusciamo a sottrarci, specialmente in casa. Rossella non è bigotta. Vive pienamente la propria femminilità: compagna, madre e dottoressa. Una donna reale senza caricature o ipocrisie». Rossella Andrei trova ostacoli nell’affermarsi come medico, e tra le mura domestiche con Giuliano; un violento: «Insistiamo molto su questo aspetto. Rossella è vittima di uno stupro consumato dall’ex marito, e ha la forza di denunciare. Compie uno sforzo, superando la vergogna e la paura di parlare».

Inevitabile dunque il collegamento all’attualità: l’emergenza femminicidio. «Dobbiamo avere il coraggio di denunciare fin dalla micro molestia, senza aspettare quando ormai è tardi. Occorre rimuovere i tabù che inducono a tacere e avere una maggiore capacità di ascolto. Rispetto agli Stati Uniti mi rendo conto che qui siamo più indietro: domina ancora il retaggio di una cultura maschilista, facilmente riscontrabile nello sviluppo delle carriere professionali, alimentata anche dal linguaggio televisivo. In Italia è complicato essere donna. Questa fiction vuole proporre qualcosa di diverso».


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