martedì 14 giugno 2011

Dallas è campione Nba: le stelle di Miami battute 4-2

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di Gabriele Santoro

ROMA – I Dallas Mavericks scrivono una pagina bellissima nella storia dell’Nba. Uno Stato intero, il Texas, è in trionfo per il primo titolo conquistato dalla franchigia capace di spegnere in sei gare di finale le stelle di Miami. Nella sfida decisiva sul parquet degli Heat finisce 105-95 per i Mavs con le lacrime di gioia di un fenomeno tedesco, Dirk Nowitzki, entrato definitivamente nel cuore di Dallas e nell’Olimpo dei cestisti della Lega statunitense. «È stato un cammino lungo per giungere a questo traguardo. Non so se vincere l’anello in trasferta dia ancora più soddisfazione, ma la sensazione di essere la migliore squadra al mondo è indescrivibile», è stato il commento a caldo del campione bavarese. L’altro lato della medaglia è lo sguardo basso di LeBron James; il principe che non diventa mai re.

Ma Dallas non è stata solo Nowitzki
(21 punti, 10/34 al tiro) nominato Mvp delle finali. Nella notte della grande occasione da cogliere Jason Terry (27 punti, 11/16 da2, 3/7 da3) ha divelto le certezze della difesa Heat con canestri di puro agonismo. I comprimari come il portoricano Barea (15 punti, 8/15 dal campo), a cui coach Carlisle con una scelta vincente ha dato il quintetto di partenza, e DeShawn Stevenson (6/10 al tiro) hanno meritato il proscenio grazie all’energia e alla consapevolezza del proprio ruolo. E poi il grande vecchio e inossidabile regista Jason Kidd (8 assist, +18 plus/minus) che ha diretto sapientemente l’orchestra. Dallas ha saputo imporre il proprio credo cestistico fatto di velocità, atletismo, difesa e capacità di coinvolgere tutti in attacco con percentuali stratosferiche dalla lunga distanza (11/26 da3). I neo campioni Nba hanno rubato l’anima del gioco degli Heat che è sempre stata la transizione offensiva. Nei playoff, chiusi con il bilancio di 16 vittorie e 5 sconfitte, i Mavs hanno trovato una fiducia assoluta nelle proprie qualità e la leadership di Nowitzki (26 punti di media nella serie e autore di tutti i canestri risolutivi in volata). Le parabole altissime dei tiri in fade-away di “Wunder “ Dirk (28esimo marcatore di sempre, 10 All Star Game), il suo stile sobrio dentro e fuori il campo, la sua decisione di sposare fino in fondo la causa di Dallas (12 stagioni in Texas) e il senso della leadership rendono l’angelo biondo già una leggenda da raccontare ai nipoti.

La partita. Miami parte forte con James (segna 9 dei primi 14 punti di Miami) e i tiri piazzati di Bosh (7 punti) con la difesa di Dallas che non mostra la consueta reattività, 20-11 al 6’. Carlisle chiama dalla panchina Terry e l’aereoplanino spicca il volo (9 punti in 4’), 24-29. Uno Stevenson bollente dalla lunga distanza infila tre triple consecutive grazie agli assist di Barea che scardina l’assetto difensivo degli Heat, 28-40 al 15’. House è la risposta di Spoelstra, 42-40 al 18’, ma i nervi di Miami sono a fior di pelle. Le storie tese tra Haslem e Stevenson con inutile intervento di Chalmers costano due falli tecnici. Terry (19 punti) è incontenibile e i Mavs restano avanti all’intervallo lungo, 51-53. Bosh (16 punti) realizza i punti che James non dà. Wade prova a distendersi in contropiede. La frustata decisiva arriva in avvio dell’ultimo periodo: Barea con le sue entrate taglia in due la difesa Heat, Terry quando alza la mano sente solo il fruscio la retina, 77-89 al 40’. L’epilogo è un film già visto: Nowitzki (10 punti nell’ultimo quarto) non sbaglia nulla e Miami s’inchina con gli ultimi, inutili, canestri di James.

Dan Gilbert, proprietario dei Cleveland Cavaliers, ha atteso quindici minuti per soddisfare una rivalsa attesa un anno. «Congratulazioni a Mark Cuban (patron di Dallas) - ha scritto Gilbert sulla pagina Twitter del collega - e a tutta l’organizzazione dei Mavs. Non hanno mai smesso di crederci e ora si godono l’anello. È una lezione per tutti: non esistono scorciatoie per il successo.» Un messaggio destinato al suo ex pupillo LeBron James (21 punti, con lui in campo Miami ha subìto un parziale complessivo di -24), assente ingiustificato all’appuntamento più importante, che in estate aveva mollato i Cavs per vincere il titolo. Addossare a lui tutte le responsabilità della sconfitta di Miami sarebbe sbagliato, ma sono mancati i suoi punti nei momenti chiave (17.8 punti di media nei playoff contro i 27 della stagione regolare). Dwayne Wade (27 punti a serata nelle finali) ha provato a fare da solo come nel 2006, quando trascinò Miami al titolo proprio con Dallas, perdendo però il confronto diretto con Nowitzki. Serrata permettendo la scommessa dei Big-Three è rimandata.

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