domenica 26 giugno 2011

Il successo del tour Nba al Flaminio

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=154046&sez=HOME_SPORT

di Gabriele Santoro

ROMA - L’Nba chiama e Roma risponde presente. La Capitale ha voglia di pallacanestro e la massiccia partecipazione alla tappa romana del torneo itinerante, che ha toccato già altre sei città europee, Nba 5 United Tour conferma la grande platea di amatori pronti a infiammarsi per la palla arancione. Per quarantotto ore, da sabato pomeriggio a domenica sera, lo spazio che delimita lo Stadio Flaminio è terra di basket con i playground allestiti dall’Nba, gli stand per l’acquisto delle maglie delle stelle d’oltre oceano e la possibilità di vedere da vicino un talento come Wilson Chandler, ala dei Denver Nuggets di Danilo Gallinari.

A due passi dal Palazzetto dello Sport Roma ha riscoperto il gusto del basket di strada e della tradizione persa dei campetti, dove nascevano i fenomeni della pallacanestro italiana. Oltre ottocento ragazzi e ragazze, provenienti da tutti i quartieri della città e anche da fuori, si sono sfidati sotto un sole caldissimo e il sottofondo di musica hip-hop con le variopinte casacche delle franchigie Nba in quell’unione di colori, lingue e culture che il basket sa creare. Dai ragazzi della periferia romana ai giovani statunitensi che studiano qui accomunati da una passione. «È stata un’esperienza fantastica - racconta il sedicenne Matteo, che indossa la maglia di Chandler fresca di autografo - per conoscere tante persone e divertirsi con questo sport. Purtroppo a Roma ci sono pochi campi all’aperto in cui passare pomeriggi bellissimi come questo. Allora speriamo che torni ancora l’Nba».

Il torneo cinque contro cinque, detto All Stars, è stato vinto da: Gianluca Giuliano, Davide e Giuseppe Grilli, Matteo Rossetti, Domenico Ferraro e dal “pro” Andrea Iannilli. «È stata l’occasione per divertirsi con degli amici - dice l’ex Lottomatica Roma - e partecipare a una festa del basket splendida grazie all’ottima organizzazione dell’Nba. È bello vedere così tanti ragazzi riuniti da una stessa passione.» Il giovane Lorenzo Amicucci ha battuto un certo Chandler, in pantafole, nella gara del tiro da tre punti; mentre Benjamin Lomon è stato il re delle schiacciate.

Il ventiquattrenne super tatuato Wilson Jamall Chandler, nativo di Bent Harbor e padre della piccola Jaya, è stato il protagonista assoluto della prima giornata tra sorrisi, parole e uno sguardo gettato ai tanti appassionati che si sfidavano nel più classico dei cinque contro cinque. «L’entusiasmo e la passione animano il basket a qualunque latitudine. E la ricetta vale anche in una città stupenda come Roma». Curioso siparietto di Chandler che al richiamo di ragazzi assetati dalla calura si è improvvisato barman distribuendo bevande a bordo campo. “Will The Thrill”, il suo soprannome più in voga, è alla quarta stagione Nba e si sta affermando come uno dei maggiori talenti del nuovo corso grazie all’attitudine difensiva e al grande atletismo. Dopo due soli anni ha lasciato il college DePaul dichiarandosi nel 2007 al Draft. New York lo sceglie al primo turno con il numero 23 e fino allo scorso febbraio il Madison Square Garden è stato casa sua. «La trade che mi ha mandato a Denver? Non me l’aspettavo, ma l’Nba funziona così e accettiamo le regole del gioco. Ai Knicks c’è molta pressione e non è semplice rendere al massimo. Ai Nuggets ho trovato un ambiente più coeso intorno alla squadra.»

«Bargnani? Il nuovo Nowitzki. Gallinari? Il cielo è l’unico limite». Nei tre anni condivisi ai Knicks e nel presente di Chandler c’è Danilo Gallinari, parte integrante del maxi scambio che li ha portati a Denver, e per il Gallo spende parole importanti. «Danilo potenzialmente non ha limiti. Ha enormi qualità e può diventare davvero l’uomo squadra, il punto di riferimento tecnico nei momenti chiave.» L’ala ha incontrato da avversario il “Mago” Bargnani. «Non capisco come si faccia a criticare Bargnani. È un lungo talentuoso, dotato di un tiro eccellente e di un primo passo rapidissimo che gli permette di battere l'avversario. Può davvero diventare il nuovo Nowitzki».

Sogno americano
. «Si tratta di un successo, ma non è una sorpresa. Roma è una città che ha fame di basket e l’Italia ha un serbatoio di quattro milioni di appassionati all’Nba con una base molto giovanile che segue il campionato. La presenza di tre alfieri azzurri come Gallinari, Bargnani e Belinelli testimonia l’aspetto sempre più globale della Lega statunitense. E in questa stagione l’anello è andato a una franchigia come i Dallas Mavericks la cui stella è un atleta tedesco. Dirk Nowitzki è il simbolo del connubio tra Europa e Nba. È partito da una piccola città della Germania ed è salito sul tetto della pallacanestro mondiale. C’è qualcosa che somiglia di più al sogno americano?», ha commentato Katia Bassi, capo manager dell’Nba in Italia.

Serrata Nba.
La Lega statunitense non rallenta la propria macchina organizzativa globale, ma tiene il fiato sospeso. Mancano infatti appena quattro giorni alla data limite del trenta giugno quando scadrà il contratto collettivo dei giocatori. Le posizioni del sindacato dei proprietari e degli atleti non si avvicinano e il blocco del campionato è a un passo. Venerdì a Manhattan l’ennesimo incontro tra le parti non ha prodotto risultati e mercoledì prossimo si tenterà l’ultima mediazione. Le franchigie sono in perdita di trecento milioni di dollari e richiedono un sostanzioso taglio del tetto salariale. Il sindacato dei giocatori molto unito e guidato dal veterano Lakers Fisher non si muove dall’offerta, già giudicata insufficiente, di una riduzione di 500 milioni spalmata in cinque anni. Intanto però c’è una certezza: a settembre l’Nba torna in Italia per un’altra serie di eventi tra Roma e Milano.

Nessun commento: