giovedì 30 giugno 2011

Nba verso la serrata, non c'è accordo tra giocatori e proprietari

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di Gabriele Santoro

ROMA – Le stelle milionarie dell’Nba fermano il campionato più globale e ricco del mondo. L’ultima mediazione durata tre ore per evitare lo stop tra il sindacato dei giocatori e i proprietari delle franchigie non ha prodotto alcun risultato e dalla mezzanotte di oggi, alla scadenza del contratto collettivo degli cestisti, scatterà la serrata. La mente torna al luglio 1998 quando la Lega statunitense proclamò il lock-out e si disputò solo metà stagione con le partite ridotte dalle canoniche ottantadue ad appena cinquanta. «È ovvio che da stanotte l’Nba si ferma. La distanza tra le parti è veramente tanta. Si potrà avere una stagione a macchia di leopardo. Spero che non si creino i presupposti di quello che avvenne dieci anni fa.», ha dichiarato Billy Hunter. Mentre per il gran capo David Stern c'è «un velo di tristezza.»

L’obiettivo è comunque quello di tornare al tavolo delle trattative entro due settimane. L’effetto immediato è la cancellazione delle Summer League, gli appuntamenti di prestagione in Europa escono dal calendario e i giocatori europei che passeranno l’estate con le nazionali non saranno assicurati in caso di infortuni. Le prospettive ambigue potrebbero spingere qualcuno ad ascoltare le sirene che arrivano dai maggiori club continentali, ma è ancora presto per queste valutazioni.

Una decisione che non lascia sorpresi, in quanto nelle ultime settimane di febbrili trattative non si erano mai compiuti sostanziali passi in avanti. A parole tutti dichiaravano di non voler bloccare il “gioco più bello del mondo”, ma nei fatti nessuno è disposto a rinunciare. Nell’attuale situazione di recessione economica e difficoltà che ancora colpisce gli Stati Uniti gli stipendi dei fenomeni a canestro sono irreali. Dai campioni di prima fascia come Kobe Bryant e LeBron James, che tra ingaggi e sponsor fatturano sui 50 milioni di dollari l’anno, ai comprimari viaggiano sempre a cifre riguardevoli. Nell’annata 2010/2011 le franchigie Nba hanno registrato un passivo di oltre 300 milioni di dollari e ventidue sulle trenta complessive hanno il bilancio in rosso.

Le richieste dei proprietari per ridiscutere il contratto collettivo dei giocatori per il prossimo decennio e la distribuzione degli introiti sono chiare: riequilibrare la percentuale della distribuzione dei guadagni (biglietti e diritti tv) che ora è del 57% a 43% in favore dei giocatori, un taglio considerevole e immediato di 700 milioni di dollari agli ingaggi per un risparmio e una sostenibilità del sistema a lungo termine, infine un tetto di spesa pari a 62 milioni dollari da spendere ogni stagione. Il sindacato dei giocatori molto unito e guidato dal veterano Lakers Fisher non si muove dall’offerta, già giudicata insufficiente, di una riduzione di 500 milioni spalmata in cinque anni, 50-50 sugli introiti e un rinnovo sui cinque anni. «Abbiamo cercato fino alla fine di evitarlo, purtroppo non siamo stati capaci di trovare un accordo», ha commentato Matt Bonner, il leader dei proprietari. Il paradosso è che quella ormai alle spalle è stata la stagione con più ricavi e interesse della storia Nba. Ora si cercherà di non spegnere un altro sogno americano interpretato nelle ultime, splendide finali, dall'angelo biondo tedesco Dirk Nowitzki.

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