domenica 16 ottobre 2011

La piazza tradita: "Ci hanno rubato anche il 15 ottobre"

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di Gabriele Santoro

ROMA - «Ci hanno rubato anche il 15 ottobre». C’è incredulità, sconforto, rabbia per la violenza che ha travolto e messo in pericolo l’incolumità delle migliaia di persone accorse da tutta Italia per manifestare liberamente e in pace il proprio pensiero nella giornata di protesta mondiale "United for global change". In piazza San Giovanni c’erano anche ragazzi e ragazze in carrozzina, accompagnati dai genitori indignati del Coordinamento nazionale disabili gravi, costretti a scappare nel panico e nella follia del momento.

Nel sabato nero per la città di Roma ci sono tre piazza San Giovanni da raccontare. Alle ore 15.37 da Via Merulana si affaccia la testa del corteo, con in apertura un cordone di polizia ma la piazza non è presidiata da nessun lato, partito alle 14.30 da piazza della Repubblica per riempire serenamente a macchia di leopardo il pratone. Alla spicciolata arrivano le bandiere del Movimento per l’acqua pubblica e dell'arcipelago della sinistra extraparlamentare (Sel, Sinistra critica, Prc), i No Tav, i lavoratori Fiom, i sindacati di base con le bandiere dei Cobas, Legambiente, mentre il movimento degli Indignados (Italian Revolution-Democrazia Reale), già dalle prime ore del mattino riunito sotto la statua di San Francesco all’inizio di via Carlo Felice, in assenza di un palco centrale ha allestito l'unico punto per i dibattiti.

Cinquanta minuti più tardi piazza San Giovanni ormai è piena, ma gli occhi e i pensieri dei manifestanti si rivolgono tutti verso il fumo pesto e tetro che si alza da via Labicana. È il segnale che la devastazione iniziata alle 15 in Via Cavour è ormai a un passo dal congestionarsi e arrivano i primi racconti di chi ha provato a fermare gli incappucciati. «Eravamo oltre quattrocento persone ed era appena cominciata l’assemblea con i primi interventi individuali, dagli operai Fiat ai ragazzi del nostro movimento - racconta Chiara, da mesi impegnata con il Movimento Indignados P.zza San Giovanni (Italian Revolution Roma) - ma nel volgere di pochi minuti la gente ha iniziato a correre in ordine sparso. Abbiamo cercato di mantenere la calma e con le mani alzate ci siamo avvicinati alla zona degli scontri urlando “Non violenza, non violenza” e si è unita un’altra fetta della piazza. Alcuni hanno provato a fermarli, invano. In realtà fin dal concentramento di piazza della Repubblica tutti hanno potuto notare gente con caschi neri e divise inquietanti». Quando la situazione è diventata incontrollabile l’unica soluzione era scappare. «Due camionette della polizia con gli idranti tentavano di disperdere quei delinquenti e ci siamo rifugiati a piazza Santa Croce in Gerusalemme, dove abbiamo ripreso a discutere e confrontarci come nelle intenzioni della giornata».

La terza piazza. Dopo lo sconcerto per la guerriglia sono tante le domande che affiorano e passano di bocca in bocca tra gli Indignados accampati a San Giovanni: «Perché i violenti non sono stati fermati prima?», «Che fine faranno le ragioni e le istanze della nostra protesta?». C’è chi vuole ripulire la piazza distrutta dagli incappucciati e arrivano le tende: duecento accampati (tra cui i Draghi Ribelli di Palazzo delle Esposizioni) realizzano l’intento di restare in piazza davanti alla chiesa Santa Croce in Gerusalemme e stamattina dalle 11 nuova assemblea; “l’indignazione non è morta”. Ma c’è la consapevolezza della necessità di un’auto riflessione importante. «Lo abbiamo detto in questi mesi e ripetuto fino alla vigilia della manifestazione: all’interno delle piattaforme di dialogo tra realtà diverse non ci può essere alcun distinguo sul tema della non violenza», conclude Chiara.

Madrid e le sue piazze per il momento restano un sogno. Ieri nella capitale spagnola Plaza Puerta del Sol era stracolma di gente normale, indignata e con una proposta di cambiamento. Ed è superfluo sottolineare come non si sia verificato il minimo incidente. In Italia il movimento sorto sulla scia di quello iberico non ha gli stessi numeri e l’obiettivo dei suoi militanti è quello di coinvolgere le forze sane della società colpite dalla crisi, a partire dal territorio. Da oggi ci riproveranno con un’attenzione ancora più decisa a isolare le derive nichiliste che puntano a prendersi e distruggere spazi di libertà da altri democraticamente costruiti.

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