venerdì 1 luglio 2011

Nba, è rottura tra giocatori e proprietari: scatta la serrata

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di Gabriele Santoro
ROMA – Lo spettacolo e l’industria dell’Nba si fermano: le stelle milionarie che animano il campionato più globale e ricco del mondo hanno detto no al rinnovo con taglio degli ingaggi del contratto collettivo proposto dai proprietari delle franchigie. A Manhattan l’ultima mediazione, durata tre ore, per evitare lo stop non ha prodotto alcun risultato e dalla mezzanotte americana, alla scadenza del precedente accordo collettivo dei cestisti, è scattata la serrata. La mente torna al luglio 1998 quando la Lega statunitense proclamò il lock-out e si disputò solo metà stagione con le partite ridotte dalle canoniche ottantadue ad appena cinquanta. Mentre nel 1995 l’accordo si trovò entro settembre salvando l’intera annata. «Mi spaventa il fatto che le parti siano molto distanti, nonostante la trattativa sia durata molto a lungo. C’è una profonda divisione “filosofica”: i conti delle squadre sono in rosso senza un sistema di sviluppo sostenibile, mentre i giocatori pretendono di incrementare i guadagni. Sono rassegnato al danno che l’Nba possa subire e nessuno può sapere quello che succederà.», ha dichiarato David Stern gran capo dell’Nba.

L’obiettivo è comunque quello di tornare al tavolo delle trattative entro la fine del mese. Durante la serrata, che nel ’98 si protrasse per 204 giorni, non saranno corrisposti gli stipendi ai giocatori, le squadre non potranno trattare o formalizzare nuovi acquisti, sono vietati contatti con gli staff tecnici e l’accesso alle strutture delle franchigie. I danni collaterali di un blocco prolungato colpirebbero il grande indotto occupazionale di uno sport che si è fatto business. Inoltre saranno cancellate le tradizionali Summer League, gli appuntamenti di prestagione in Europa escono dal calendario e i giocatori europei che passeranno l’estate con le nazionali non avranno le polizze assicurative dei club a coprire eventuali infortuni. Queste prospettive ambigue potrebbero spingere qualche atleta senza contratto ad ascoltare le sirene che arrivano dai maggiori club europei, ma le stelle di prima grandezza non si muoveranno.

Una decisione che non lascia sorpresi, in quanto nelle ultime settimane di febbrili trattative non si erano mai compiuti sostanziali passi in avanti. Nell’attuale situazione di recessione economica e difficoltà che ancora colpisce gli Stati Uniti gli stipendi dei fenomeni a canestro sono irreali. Nell’annata 2010/2011 le franchigie Nba hanno registrato un passivo di oltre 300 milioni di dollari e ventidue sulle trenta complessive hanno il bilancio in rosso. «La Lega ha bisogno di un modello di business sostenibile che permetta alle trenta squadre di competere per il titolo, di pagare equamente gli atleti e di procurare profitti se ben amministrate. Abbiamo formulato diverse proposte all’Unione dei giocatori, incluso un accordo che garantisce un salario annuale complessivo per il prossimo decennio pari a due miliardi di dollari (circa 5 milioni a giocatore) destinato a crescere con eventuali maggiori introiti.», ha spiegato Adam Silver deputy commissioner Nba. Le richieste dei proprietari, che convergono su una riduzione degli ingaggi e una diversa distribuzione degli introiti, per il rinnovo del contratto collettivo sono chiare: riequilibrare sul 50-50 la percentuale dei guadagni (biglietti e diritti tv) che ora è del 57% a 43% in favore dei giocatori, un taglio considerevole e immediato di 700 milioni di dollari agli ingaggi con contratti di durata più breve, un margine di spesa pari a 62 milioni dollari a squadra per ogni stagione e infine un tetto salariale rigido che eviti alle franchigie la tentazione di sforarlo con la conseguente tassa sul “lusso” da pagare.

Il sindacato dei giocatori molto unito e guidato dal veterano Lakers Fisher non si muove dalla contro proposta, giudicata insufficiente, di una riduzione di 500 milioni spalmata in cinque anni, 54.3%-47.5% sugli introiti e un rinnovo sui cinque anni. «So che ci sono moltissimi tifosi e appassionati in subbuglio anche se al momento non abbiamo saltato alcuna partita. I proprietari pensano che la serrata sia il modo più efficace per ottenere il loro risultato. Non siamo d’accordo», ha commentato Derek Fisher appena uscito dall’ultima riunione a Manatthan. Il paradosso è che quella ormai alle spalle è stata la stagione con più ricavi e interesse della storia Nba. Ora si cercherà di non spegnere un altro sogno americano interpretato nelle ultime splendide finali dal tedesco, ormai texano d'adozione, Dirk Nowitzki.

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